Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i «commercialisti della Lega» incaricati di controllare i conti rispettivamente dei gruppi parlamentari del Carroccio di Senato e Camera dei deputati, sono stati condannati dal gup di Milano Guido Salvini a 5 anni il primo e 4 anni e 4 mesi il secondo per il reato di peculato e turbata libertà di scelta del contraente. Prevista anche, come pena accessoria, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Confiscate inoltre le due villette sul lago di Garda, oggetto di indagine.

Il momento della lettura della sentenza in aula (Foto: Alfredo Faieta)

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Il processo, con rito abbreviato, è nato dall'inchiesta della procura lombarda sull'acquisto di un capannone a Cormano (Mi) effettuato nel 2017 dalla fondazione Lombardia film commission (Lfc) per 800 mila euro. Soldi che, per l'accusa, erano stati distratti da questa fondazione pubblica – è di proprietà della Regione e del Comune di Milano – per finire nelle tasche dei due professionisti e dei loro sodali. Alcuni di questi, il commercialista Michele Scillieri, suo cognato Fabio Barbarossa e il prestanome Luca Sostegni hanno già patteggiato una pena all'interno di questo procedimento.

Altri sono a processo con rito ordinario, come l'imprenditore edile Francesco Barachetti (incaricato di ristrutturare il capannone), o sono ancora indagati. Scillieri, presso il quale era stata domiciliata la Lega per Matteo Salvini presidente, ha patteggiato una pena di 3 anni e 8 mesi per il concorso in peculato e un reato fiscale, oltre a 85 mila euro di risarcimento.

I pubblici ministeri Eugenio Fusco e Stefano Civardi avevano chiesto 4 anni e 10 mesi per Di Rubba, fino al 2018 presidente di Lfc prima di lasciare il posto a Giuseppe Farinotti, e 4 anni per Manzoni, socio del primo nello studio bergamasco e che non ha mai ricoperto, però, nessun ruolo formale nella fondazione.

Importante anche il capitolo parti civili. La Regione Lombardia, guidata dal leghista Attilio Fontana, non si è costituita. Lo hanno fatto, invece, la fondazione Lfc cui è stato riconosciuto un risarcimento di 150mila euro e il Comune di Milano che ha ottenuto 25mila euro.

Le reazioni

«Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, come tutti i cittadini, sono innocenti sino alla sentenza definitiva: siamo sicuri che avranno modo di dimostrare la propria estraneità ai fatti loro contestati», è questa la prima reazione a caldo della Lega, riportata da Lapresse, alla condanna dei due commercialisti.

«Siamo davvero soddisfatti del risultato raggiunto. Il giudice ha aderito integralmente alle prospettazioni difensive della Fondazione, riconoscendo la responsabilità degli imputati anche per i danni cagionati all'ente, che conclusa questa annosa vicenda potrà finalmente dedicare risorse ed energie al perseguimento dei propri obiettivi istituzionali»: queste le parole dell'avvocato Andrea Puccio, legale di Lombardia Film Commission che si era costituita parte civile nei confronti dei commercialisti della Lega. 

Soddisfatto il comune di Milano: «Per quanto riguarda la parte che rappresento, l'importante è che riconosciuta la responsabilità penale di Di Rubba e Manzoni», accusati di peculato e turbata libertà nella scelta del contraente, oltre ai «danni partimoniali e non patrimoniali» causati dai due professionisti al comune di Milano nella vicenda dell'acquisto del capannone di Cormano come sede della Lombardia Film Commission al prezzo "gonfiato" di 800 mila euro. A dirlo l'avvocato Marco Del Toso, che ha rappresentato il comune – costituitosi parte civile – nel processo. 

Duro, invece, il commento di Paola Bocci, capodelegazione in VII Commissione Cultura, e Fabio Pizzul, capogruppo del Pd in consiglio regionale in Lombardia: «Prendiamo atto di una sentenza pesante che conferma come su Lombardia Film Commission si siano concentrate attenzioni e operazioni che poco avevano a che fare con la mission della società. Le sentenze di accettano e non si commentano, a maggior ragione che queste sono riferite al primo grado di giudizio, fermo restando che per ora i due condannati, che fino a sentenza definitiva devono essere considerati in grado di dimostrare la propria innocenza, sono comunque interdetti dai pubblici uffici. Ma a quanto stabilito finora dal giudice Salvini, pare chiaro che le operazioni messe in atto attorno al capannone di Cormano avessero davvero poco a che fare con l’obiettivo di promuovere l’audiovisivo lombardo e si siano sviluppate senza i necessari indirizzo e controllo da parte della politica regionale. Da parte nostra per anni abbiamo denunciato il fatto che la vicenda dell’acquisto del capannone di Cormano aveva contorni più che oscuri. Ma regione Lombardia, nonostante fosse stata da noi sollecitata più volte a intraprendere azioni e iniziative volte a fare chiarezza, si è sempre comportata come se stesse andando tutto bene. Altro che promozione dell’attrattività lombarda: il danno economico, reputazionale e di immagine è enorme», aggiungono Bocci e Pizzul, che non risparmiano una frecciatina alla Giunta regionale, non costituitasi parte civile nel processo. «Il gup ha riconosciuto anche il risarcimento di 150mila euro alla Fondazione e di 25mila al Comune di Milano. Poteva esserci un adeguato riconoscimento anche per Regione Lombardia. Appare quindi senza giustificazioni non aver mai valutato questa possibilità e ancora una volta chiediamo alla Giunta di spiegarci il perché».

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