«Sarete le scintille che alimenteranno la nostra attività politica». Giuseppe Conte fa grandi promesse agli attivisti del Movimento 5 stelle che spera di raccogliere sui territori con i nuovi “gruppi territoriali” che i Cinque stelle hanno presentato oggi, martedì 15 novembre. La prospettiva è quella di creare una rete di iscritti più tangibile sui territori, o paradossalmente quella di ricostruire la storica struttura dei meet up, i circoli di cittadini dai quali aveva preso il via il Movimento oltre 13 anni fa.

Mentre allora il Movimento era cresciuto dal basso, oggi la struttura sembra però imposta dall’alto: ci sarà bisogno di 30 persone per formare un nuovo gruppo e ci vorrà l’autorizzazione del comitato per i Rapporti territoriali, attualmente presieduto dall’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che si appoggerà nella valutazione ai referenti territoriali che esistono già e a quelli provinciali che saranno nominati nei prossimi mesi.

L’organizzazione dei gruppi è prevista all’interno dello statuto scritto nell’estate del 2021 da Conte: i requisiti per gli aspiranti attivisti sono che siano iscritti al Movimento e residenti nel territorio. Il controllo del comitato per i Rapporti territoriali garantisce inoltre che i gruppi abbiano l’avallo dei vertici del Movimento e non rischino di propagandare idee diverse dalla linea del presidente.

Nel dubbio, lo chiarisce lo statuto: «Ciascun gruppo territoriale si conforma agli indirizzi politici e all’unitaria attività politica del Movimento 5 stelle». E in ogni caso, ricadono in capo a loro le «responsabilità derivanti da eventuali attività da essi svolte». Una volta formati, però, non dipenderanno dai referenti, che intervengono solo nella fase istruttoria, e vivranno di vita propria.

Le critiche

Il Movimento spera così di recuperare la realtà territoriale dei grillini dei primi tempi, ma il problema di Conte è che, secondo chi ha visto nascere la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, il pubblico del Movimento non è più lo stesso. «Non è più tempo di banchetti e manifestazioni» racconta un ex parlamentare che ha vissuto il primo periodo del movimentismo, gestendo anche la realtà locale degli attivisti, che ai tempi poteva contare su appuntamenti ricorrenti con i suoi rappresentanti in parlamento.

Chi aveva aderito in quel periodo lì, oggi spesso si è allontanato dal Movimento e lo percepisce come eccessivamente «imborghesito». Il rischio, secondo gli ex, è che più di creare una comunità Conte aumenti il controllo sugli iscritti con un organo che si rivolga direttamente a loro e proponga agli attivisti per esempio come rilanciare la propaganda social. 

Ormai, però, in generale, l’interazione dei vertici con gli iscritti si è ridotta molto. Nella nuova legislatura gli iscritti non sono ancora stati chiamati a esprimersi sulla piattaforma SkyVote, quella che ha sostituito Rousseau dopo lo strappo dell’anno scorso e su cui si sono svolte le ultime votazioni dei Cinque stelle, né per il momento sono previste convocazioni in vista delle elezioni regionali in primavera. La speranza è che una parte del rapporto possa essere ricucito tramite i nuovi gruppi.

Le realtà territoriali potranno infatti presentare anche delle proposte: «Ciascun gruppo territoriale può inoltrare proposte progettuali e iniziative legislative al comitato nazionale progetti, il quale, nel caso siano deliberate a maggioranza dei componenti del gruppo territoriale è tenuto a vagliarle e a dare una risposta entro un congruo termine» recita lo statuto. Il comitato nazionale progetti può rimandare la proposta al gruppo per farla approfondire, altrimenti sarà messa in votazione da parte di tutti gli iscritti al Movimento. Sono lontani i tempi in cui le priorità del programma elettorale venivano scelte per clic dagli iscritti come accadeva nel 2018. 

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