Domenica interlocutoria quella di oggi per il governo guidato da Giuseppe Conte, alle prese con la crisi innescata dalle dimissioni delle due ministre di Italia viva, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Dopo la fiducia incassata qualche giorno fa dal premier alla Camera e al Senato, l’unica certezza pare essere la totale chiusura a un eventuale ritorno in maggioranza di Matteo Renzi. Tuttavia, una parte del Pd punta a ricucire con Iv, mentre il fronte dei “costruttori” non è ancora ben definito. Per questo motivo, lo scenario di un ritorno alle elezioni in assenza di un accordo è un pensiero che preoccupa sempre più i dem e i Cinque stelle. 

La relazione di Bonafede

Per i partiti che hanno l’obiettivo di scongiurare un ritorno degli italiani alle urne, un appuntamento molto importante è quello del voto di fiducia sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia, in programma settimana prossima. La data è ancora da decidere: la conferenza dei capigruppo al Senato, prevista per martedì, chiarirà se il voto a Palazzo Madama sarà mercoledì o, come richiesto nelle ultime ore, slitterà a giovedì.

L’obiettivo del premier Conte, infatti, è quello di racimolare un altro po’ di tempo per continuare il lavoro di costruzione del fronte dei “responsabili”. Che però perde qualche pezzo: Bruno Tabacci, regista dell’operazione, sulle pagine di Repubblica ha invocato le elezioni, come anche l’Udc e Pierferdinando Casini, che ha fatto sapere di non votare la relazione di Bonafede. Sulla stessa linea l’ex ministra Bellanova («Difficile sostenere la relazione di Bonafede») e il senatore Riccardo Nencini («Votai no alla fiducia al Guardasigilli, difficile che cambi idea»).

Il Pd, tramite Orlando, ha chiesto a Bonafede una maggiore apertura sulla sua riforma della giustizia, soprattutto sul nodo della prescrizione e sui tempi certi per il processo: «Serve un segnale politico», ha detto il vicesegretario dem.

Di Maio: «Voto su Bonafede è voto su governo»

Il timore dell’esecutivo è che l’intervento di Bonafede si trasformi nell’occasione per far cadere definitivamente il governo. «Basta strumentalizzazioni sul ministro. Ci sembra paradossale minacciare di non votare la sua relazione annuale senza neanche averla ascoltata», si legge in una nota dei deputati del Movimento cinque stelle della commissione Giustizia.

Ma ospite di Lucia Annunziata su Rai 3, Luigi Di Maio ha detto: «Non si pensi che il tema sia solo Bonafede del Movimento 5 Stelle, il voto su Bonafede è un voto sul governo». Per poi aggiungere: «Se nei prossimi giorni si trova la maggioranza bene, altrimenti sono il primo a dire che stiamo scivolando verso il voto». Porte chiuse, invece, per Italia viva: «È Renzi che ha causato tutto questo, l'ha detto Conte: non c'è la possibilità di tornare indietro. Tra Conte e Renzi noi scegliamo Conte».

Boccia: «Crisi si risolve in Parlamento»

Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ospite di SkyTg24 stamattina ha lanciato un ulteriore allarme, dopo quelli dei giorni scorsi di Andrea Orlando e Goffredo Bettini: «La crisi si risolve in Parlamento – ha detto il ministro – altrimenti il pericolo è il voto. O noi troviamo le ragioni di questa alleanza sociale che abbiamo costruito un anno fa, oppure mi pare evidente che non c'è una strada alternativa al giudizio degli italiani. Non è una minaccia, ma una considerazione». Il ministro, poi, apre in un certo senso al dialogo con Italia viva: «Siamo pronti a confrontarci con Renzi, ma no ai ricatti». Per questo, è necessario che «Renzi riveda le sue posizioni. L’alternativa è il voto perché non ci potrà mai essere un governo con la destra sovranista. Con Forza Italia sarebbe diverso, ma la domanda va fatta a loro, sono loro che sono alleati con i sovranisti».

Bellanova: «Da noi nessun ricatto, elezioni non sono minaccia»

A Boccia ha risposto l’ormai ex ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova: «Si possono condividere o meno le modalità, ma tanti riconoscono che la nostra non è una battaglia strumentale, abbiamo posto questioni vere che riguardano il futuro di questo Paese», ha detto la renziana. «Ricatti? Ma quali sarebbero i ricatti? Il paese è fermo e ha bisogno di avere una sua strategia per uscire dalla situazione di emergenza sanitaria ed economica. Non è il momento di concentrarci sulle divisioni, ma di riprendere per mano il paese adottando quelle azioni che lo rimettano in condizioni di ripartire. Non considero una minaccia le elezioni, ma in questa situazione vengono brandite per invitare a cambi di casacca».

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