Ventidue minuti e 11 secondi di fuochi artificiali sul cielo di Elly Schlein e su quello del Pd. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca stavolta non si limita alle battutacce, stavolta la critica alla nuova linea politica è pirotecnica, certo, ma meditata: lo dimostra il fatto che, alla presentazione di una mostra su Pier Paolo Pasolini (che lui trasforma in un anti-Schlein, uno che scrive contro «le finzioni coltivate dalla sinistra. E non aveva ancora consapevolezza dell’armocromia», ironizza), si ferma e si offre alle domande dei cronisti. L’improvvisazione non si improvvisa, diceva Totò: e questo show non è improvvisato. L’attuale linea del Pd «è suicida», dice, «inesistente», «il nulla». E i sondaggi positivi «sono gonfiati».

A Roma, dice, «c’è una palude», «il 90 per cento di miracolati», «vanno bene solo quelli che non hanno neanche il voto della madre». Già che parla di voti: «Io ho preso solo in Campania quasi il triplo dei voti che ha preso in tutta Italia la Schlein. In Campania il 70 per cento ha detto di no al suo look. Quindi il Pd viene sequestrato».

Ecco il primo motivo dell’attacco: il commissariamento del Pd regionale, primo atto della segretaria, a partire dalle irregolarità delle primarie di Caserta. Commissari, rispettivamente, l’uomo “d’ordine” Antonio Misiani e l’ex leader Cgil Susanna Camusso; la quale ha firmato una lettera contro De Luca «con gli esponenti della destra», lamentano in regione. Il presidente ha chiesto a Schlein – in un ruvido faccia a faccia qualche settimana fa – che si celebrino subito i congressi. E invece Schlein punterebbe a scavallare le europee per disarticolare il consenso del «signore delle tessere». C’è chi racconta che il consigliere dell’operazione sia il giornalista Sandro Ruotolo, membro della segreteria, il primo ad attaccare De Luca all’assemblea nazionale. La sfida fra la segretaria e il presidente parte da lì. Lei scocca un avviso contro i «cacicchi»; poi declassa il figlio di De Luca, deputato, nel gruppo di Montecitorio.

Resta o no

Ieri però esplode la vicenda dell’iniziativa contro l’autonomia differenziata che Marco Sarracino, responsabile Sud del Pd, organizza a Napoli per il 14 e 15 luglio. Ci sarà la vicepresidente dell’europarlamento Pina Picierno. De Luca sarà invitato, ovvio; ma da giorni le cronache locali riferiscono che diserterà. «Ma che è sta cazzata?», è il commento che lui fa con i suoi leggendo i giornali. Eppure circola voce che l’assenza “pesante” rischi di far fallire l’iniziativa: meglio trasferirla in un territorio “amico” della segretaria, per esempio la Puglia di Emiliano e De Caro. Ma il Pd non può cedere al (presunto) ricatto: quindi ieri arriva la conferma che l’iniziativa si terrà a Napoli. De Luca li sfotte: «La piccola mattinata propagandistica, per dire “ci siamo”, non serve a nulla», il Pd si sveglia «dopo anni di latitanza», «Calderoli la sua proposta di legge l’ha presentata sei mesi fa e tutti dormivano, chi sta combattendo contro l’autonomia differenziata è De Luca» (che pure all’inizio, prima della legge leghista, la cavalcava).

Se la prende anche con le inchieste di Domani: sostiene di essere stato «oggetto di un’aggressione mediatica, volgare, promossa anche dalla Schlein», «un’aggressione di un giornale di proprietà di uno che fa il miliardario in Svizzera e il rivoluzionario in Italia: che allegria, che ricchezza cromatica». A proposito di armocromie: «Mi imbarazza avere gente che consuma 300 euro l’ora per le imbecillità; e 300 euro sono i due terzi di una pensione minima».

Ultima ma non ultima, c’è la questione del terzo mandato alla regione: Schlein ha già detto no. Lui la attacca: «L’onorevole Schlein ha tre mandati, tra parlamento europeo, consiglio regionale dell’Emilia-Romagna e parlamento italiano. Direbbe qualcuno che è una cacicca ante litteram». Ma «il tempo delle finzioni è finito».

Dal Nazareno a lungo nessuno replica, in attesa che la segretaria vada in tv in serata, su La7. Ma i suoi più stretti sbottano: «Stavolta De Luca ha passato il segno». Il presidente dice che la prossima settimana ci saranno “rivelazioni” dai verbali della commissione congressuale. Per settembre organizza un appuntamento suo. Verso una lista civica, forse, non è nuovo a iniziative in proprio. I suoi smentiscono: «Si mettano comodi, non se ne va». Una cosa è certa: che con il Pd o senza, lui tenterà il terzo mandato. Avendo dalla sua altri presidenti di regione (Zaia, Tosi, Fedriga). Invece per la Campania il Pd lavora a un’alleanza con M5s, si fa il nome di Roberto Fico. Prospettiva lontana, il mandato scade nel 2025, il voto arriverà nel 2026. Ma lì De Luca è certo di arrivare. Schlein invece la certezza se la deve ancora guadagnare sul campo. Intanto la prima iniziativa del Pd nazionale a Napoli è uno strappo con il primo della lista dei «cacicchi». 

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