Tra i dati che mancano in Italia sulla violenza di genere ci sono anche quelli che riguardano le vittime collaterali, come gli orfani di femminicidio. Eppure, numeri e statistiche servono per orientare le politiche e garantire le tutele, comprese quelle già esistenti. Va in questa direzione la proposta di legge per istituire un registro nazionale per censire i minori rimasti orfani a causa di femminicidio o di altri crimini commessi in ambito familiare, presentata dalla deputata di Noi Moderati Mara Carfagna.

Il registro, istituito presso il ministero della Famiglia, la natalità e le pari opportunità costituirà una banca dati nazionale di interesse pubblico, aggiornata in modo continuativo. L’obiettivo è quello di censire e monitorare i casi sul territorio, verificare l’attivazione delle misure economiche e assistenziali previste dalla legge e favorire il coordinamento tra le forze dell’ordine, magistratura, servizi sociali, enti locali e centri anti violenza.

Gli obiettivi 

La proposta «nasce dall’assenza di un sistema nazionale coordinato che rende frammentarie le tutele previste dalla legge 4/2018, e dal confronto e dalla collaborazione con chi si occupa quotidianamente di orfani di femminicidio», ha affermato Carfagna, che ha presentato il progetto di legge mercoledì 19 novembre a Montecitorio, insieme alla Fondazione Le Stelle di Marisa, che supporta questi minori fornendo loro assistenza psicologica, legale ed economica. In mattinata la Camera aveva votato all’unanimità il progetto di legge che mira a modificare la definizione di violenza sessuale del codice penale introducendo il concetto di consenso. 

L’obiettivo, ha aggiunto Carfagna, «è trasformare i diritti potenziali in tutele effettive e accessibili»: «Oggi spesso i fondi restano nelle casse dello stato e delle fondazioni perché non esiste un elenco ufficiale per dire quanti siano questi bambini e dove si trovino. I sostegni sono frammentati e disomogenei e questo spesso finisce per creare disuguaglianze e la perdita di benefici che la legge prevede».

Quella di prevedere un registro nazionale o un’anagrafe degli orfani di femminicidio era una delle richieste formulate lo scorso agosto nella relazione finale della inchiesta conoscitiva portata avanti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, che aveva notato come sul tema ci fosse una grave lacuna nella raccolta dei dati. «L’istituzione di un registro nazionale è fondamentale per perimetrare il fenomeno e dare un indirizzo chiaro su come intervenire su questi ragazzi e ragazze», ha detto la presidente della Commissione, Martina Semenzato.

Le misure previste

L’iscrizione nel registro rende obbligatoria entro cinque giorni la presa in carico del minore da parte dei servizi sociali territoriali, prevedendo per ognuno un progetto individuale di assistenza e tutela che comprende supporto psicologico, educativo, scolastico, sanitario, abitativo (se necessario) e un monitoraggio semestrale.

Oltre alla banca dati, la proposta prevede l’introduzione dell’obbligo di segnalazione immediata: forze dell’ordine, procure e tribunali dovranno comunicare i casi i tempi rapidi, secondo procedure definite da un decreto interministeriale. Parallelamente, i servizi sociali e gli enti locali dovranno aggiornare periodicamente le informazioni sugli interventi attivi. Nel disegno è compresa anche l’avvio di una campagna di informazione nazionale per assicurare che tutti gli attori coinvolti conoscano lo strumento e lo attivino correttamente.

Al primo contatto con le autorità, al tutore o all’affidatario verrà consegnato un vademecum multilingue che spiegherà tutte le misure esistenti, incluse le modalità di accesso al patrocinio a spese dello stato. E riguardo a quest’ultimo punto, il disegno prevede che ogni minore avrà un legale nominato automaticamente, senza oneri per la famiglia, scelto dall’elenco nazionale gestito dal Consiglio nazionale forense, le cui prestazioni saranno coperte dal Fondo di rotazione per le vittime dei reati intenzionali violenti.

Infine, sono previsti percorsi formativi per forze dell’ordine, magistratura, personale sanitario, servizi sociali, avvocati e centri antiviolenza.

«Vogliamo rafforzare la consapevolezza che lo stato non può e non deve lasciare da soli gli orfani di femminicidio», ha detto Carfagna. «Parliamo di numeri importanti: l’osservatorio indipendente sugli orfani di femminicidio ne ha censiti circa 3500. Sono minori che hanno vissuto violenza assistita e situazioni familiari drammatiche».

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