Le comunicazioni alla Camera della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sono state l’occasione per un riposizionamento netto di Forza Italia sul futuro del conflitto in Ucraina.

Il partito di Silvio Berlusconi è sempre stato freddo rispetto all’invio di armi e le esternazioni del leader, legato al presidente russo Vladimir Putin da lunga amicizia, hanno imbarazzato gli azzurri e il governo Meloni.

Il partito che ama ricordare di essere la forza degli «accordi di Pratica di Mare» tra Russia e Usa – che, secondo Berlusconi, hanno «fermato la guerra fredda» - ora guarda alla politica estera rivolto a Oriente e in particolare a Xi Jinping, che nei giorni scorsi ha avuto uno storico incontro con Putin e presentato un progetto di pace per il conflitto in Ucraina.

A sancire la svolta azzurra è stato un intervento d’aula, in cui è stato chiesto a Meloni di farsi portavoce in Unione europea dell’auspicio di contatti tra la Cina e l’Ucraina per trovare la via della pace. A leggerlo, la deputata ligure Cristina Rossello, che ha detto che per FI la fornitura di armi all’Ucraina è «un tema sofferto» ma che viene «sostenuto fermamente per dare forza al governo».

Prendendo atto del sostegno dell’Unione europea all’Ucraina, Rossello ha detto che «il documento della Cina è un passo da valutare nelle sedi opportune», anche alla luce del fatto che «Putin ha detto di apprezzare la risoluzione cinese». Certo viene preso atto che «ci sono però degli aspetti reali che rendono impossibile il negoziato», tuttavia l’invito all’Ue è capire se «ci sono dei margini». Del resto, sono le considerazioni conclusive, «è difficile che Xi abbia interesse ad imbarcarsi in uno scontro aperto con l’occidente, pur non rinunciando alla cooperazione con Mosca». Per questo «speriamo in uno contatto diretto tra Xi e il presidente Zelenski, che «costituirebbe un passo importante» e sarebbe un passo «verso la fase nuova dell’ordine mondiale che si sta delineando».

Che la nuova linea di FI si sia spostata verso la Cina, tuttavia, lo aveva fatto capire anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che nei giorni scorsi ha rivolto un appello a Xi Jinping durante una visita di stato a New York. Tajani ha mostrato di considerare «cruciale» l'azione diplomatica di Pechino per «spingere» la Russia verso la pace, perchè «noi non siamo contro la Russia o i russi ma contro il suo regime».

A seguire questo orientamento sono tutte le prime file del partito, compreso il capogruppo alla Camera, Alessandro Cattaneo, che su Rai Uno ha definito «positivo che la Cina dialoghi con la Russia, ma avremmo preferito che a lanciare una iniziativa per la pace fosse stata l'Europa perché la Cina è la vera sfida del prossimo secolo».

L’atlantismo di Meloni

L’interrogativo politico è come si coniughi l’atlantismo di Meloni con le prese di posizione di uno dei suoi alleati. La risoluzione di pace presentata dalla Cina, infatti, è stata bocciata da Washington. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, infatti, ha dichiarato addirittura prima del viaggio a Mosca del presidente cinese che «La Cina cerca di presentarsi come pacificatrice, l’unico paese che chiede la fine dei combattimenti», ma «nutriamo profonde preoccupazioni al riguardo, perché ciò darebbe un vantaggio alla Russia a spese dell’Ucraina».

In questa fase, Meloni ha dimostrato di tenere ad avere una salda intesa strategica con il presidente democratico Joe Biden. Tuttavia, la diplomazia italiana è impegnata a gestire il memorandum di intesa tra Roma e Pechino, visto che il nostro paese è l’unico partner del G7 ad aver aderito – durante il governo Conte 1 – alla “Nuova via della Seta”, un maxi progetto che mira a rafforzare le relazioni politiche e commerciali tra i due paesi.

Cattaneo ha stemperato la posizione di favore nei confronti della Cina del suo partito, dicendo che «non è in contraddizione con l'impegno a essere sempre fedeli alla Nato, nell'alveo dell'atlantismo e a fianco degli Stati Uniti», ma in questa collocazione l’Italia deve sempre avere voce, dicendo che per il conflitto ucraino «la via diplomatica non deve essere mai abbandonata».

Proprio questo posizionamento ormai esplicito di Forza Italia rischia di essere l’ennesima frattura dentro al governo Meloni, che arriva in Europa con una posizione in concreto poco condivisa tra alleati sia sull’invio di armi che sulla guerra in Ucraina. Per ora, la divisione si limita a dichiarazioni di principio e interventi d’aula ma nessuna frattura nel voto e in cdm. Tuttavia, potrebbe essere solo questione di tempo perchè la questione diventi un vero inciampo politico.

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