La guida rossa è srotolata a piazza Montecitorio, ma fino all’ultimo avrà sopra la plastica: per evitare che si sporchi di pedate meno blasonate di quelle del presidente della Repubblica.
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Dentro il palazzo, monumentali aspirapolveri hanno lavorato dalle sette di mattina per tirare tutto a lucido. La Camera dei deputati si fa bella per accogliere il giuramento del nuovo presidente della Repubblica, che però è quello vecchio. La Roma del centro tutt’intorno sacramenta: traffico bloccato e autobus intralciati dalle forze dell’ordine in alta uniforme. Dentro gli attori del rito civile si vedono. A partire dai commessi della camera.

Hanno indossato l’alta uniforme, quella riservata alle visite dei capi di stato. Classica per gli uomini, con solennissimo medaglione dorato con il rilievo del palazzo, elegantissimo tailleur nero firmato Ferragamo per le signore.

Per l’occasione i grandi elettori, personale e cronisti hanno dovuto fare un tampone per la giornata speciale. Vale solo questo test, «di ultima generazione», viene assicurato dal personale sanitario bardato come in un reparto Covid. Insomma, tamponi fai-da-te o fatti in farmacia non vengono accettati.  L’”hub” è il parcheggio della camera, che la scorsa settimana è stato trasformato in drive-in, ovvero il “seggio speciale” per grandi elettori positivi o in quarantena, in via della Missione 25, a fianco del palazzo dal lato di piazza del parlamento.

Primo turno dalle sette alle otto e mezza di mattina per i giornalisti, poi a scaglioni, per evitare assembramenti, tocca ai deputati, ai senatori e ai delegati regionali. Procedura con qualche lungaggine, non pochi hanno rinunciato ad entrare in aula.

Tutti gli altri hanno trasformato i gazebo adibiti a sale d’attesa dell’esito dell’esame – venti minuti di media, poltroncine rosse, “funghi riscaldanti” a limitato impatto ambientale, stemmi della Repubblica ovunque – in un salottini di chiacchiera sulla questione del momento: non la crisi strisciante del governo Draghi ma il successo francamente inspiegabile dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Il tampone tocca a tutti, ministri compresi.

L’agenzia Dire intercetta l’arrivo di quello della pubblica amministrazione Renato Brunetta, che si irrita perché qui, a casa sua, si ignorano tutti i suoi sforzi per modernizzare la burocrazia: i moduli sono rigorosamente tutti da compilare a mano, con le care vecchie penne Bic che – peraltro – passano da un grande elettore all’altro. Con buona pace del rischio di contagio. Alla fine sono una decina i positivi, anche se finora il numero ufficiale è sette.

Polizia in cordone a vigilare su ogni accesso del palazzo e lungo il percorso che coprirà la Flaminia, l’auto presidenziale, dal Quirinale a Montecitorio. Il tredicesimo presidente della Repubblica sarà accolto dai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Il primo, padrone di casa, poco fa ha compiuto l’ultimo sopralluogo nell’aula, impavesata a festa per l’occasione, e nei corridoi lungo tutto il percorso che compirà il capo dello stato all’interno del palazzo. A testimonianza perenne, lo ha postato sui social. La presidente del senato, mancata presidente della Repubblica che ha appena perso il suo portavoce numero sette, è attesa a palazzo per le 15.

I deputati e i senatori si stringono negli scranni dell’aula, i delegati regionali nelle tribune. Sorteggio e taglio drastico di presenze in tribuna per i cronisti parlamentati, ce ne saranno solo venti. Il resto degli accreditati seguirà la cerimonia dagli schermi del Transatlantico. Si parte alle 15 e 30. 

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