Le condizioni di salute di salute di Silvio Berlusconi sembrano migliorare, dicono amici e familiari.

L’anziano leader è ricoverato da mercoledì per un’infezione polmonare ed è sottoposto a chemioterapia per una leucemia. Quella che non migliora, invece, è la salute del suo partito. Tra i molti che lo sussurrano, Vittorio Sgarbi lo ha detto apertamente: se anche Berlusconi dovesse migliorare «si occuperà più della famiglia che dalla politica». La questione che si apre, quindi, è dove finirà quell’8 per cento di voti che dopo anni di declino la vecchia Forza Italia continua a ricevere.

L’erede di Berlusconi

I candidati naturali sono i partiti di centrodestra. Lega e soprattutto Fratelli d’Italia, con il secondo destinato con ogni probabilità a ricevere anche un nuovo afflusso di parlamentari. Ma in nessun partito come in Forza Italia voti ed eletti sono così separati. Non sarà la destinazione che sceglieranno il ministro degli Esteri Antonio Tajani o la senatrice Licia Ronzulli a determinare dove andranno i futuri ex elettori di Forza Italia.

Sarà invece questione di alchimie e affinità e nessuno sembra pronto a intercettare le simpatie degli elettori berlusconiani come Matteo Renzi. Nonostante la rottura del famigerato “patto del Nazareno” ai tempi della prima elezione di Sergio Mattarella, tra i due c’è sempre stata una certa affinità e Berlusconi non ha mai nascosto di considerare Renzi uno dei pochi autentici leader politici tra quelli che non si chiamano Berlusconi.

In questi giorni, il leader di Italia Viva ce la sta mettendo tutta per incarnare il ruolo di possibile erede. Mercoledì è stato tra i primi a fare gli auguri al leader ricoverato. «Mai come in questo momento voglio dire con affetto: Forza Silvio», ha scritto ieri su Instagram. I suoi ribadiscono il messaggio: Renzi è il primo e il più sincero con il cavaliere, scrivono sui social. Sono in molti a pensare che Renzi sta facendo politicamente la mossa giusta. «Ai nostri elettori Renzi piace, è il preferito dopo Berlusconi», dice un ex parlamentare di Forza Italia.

Il riottoso Calenda

Ma sulla strada che può portare Renzi verso l’eredità di Berlusconi si trova un macigno chiamato Carlo Calenda.

Il leader di Azione punta entro l’autunno a guidare un nuovo partito centrista frutto della fusione con Italia Viva e contava molto sul fatto che le ultime mosse di Renzi (come la sua decisione di diventare direttore del quotidiano Il Riformista) significassero il suo distacco dalla politica.

Anche lui punta da tempo a conquistare l’elettorato di Forza Italia e nel suo partito ha già fatto entrare i pochi berlusconiani che qualche familiarità con voti e territori ce l’hanno davvero, come Mariastella Gelmini. Ma il ceto politico che sopravvive dentro Forza Italia per lui non ha la simpatia che riserva per Renzi.

Quando Calenda ha detto che quello che tutti lasciavano intendere, ossia che con la malattia finiva la carriera politica di Berlusconi e quindi un’intera epoca storica, è stato sommerso dalle critiche. Persino da Italia Viva sono arrivate frecciate.

Gli aridi numeri

E poi ci sono i numeri, che raccontano come la scalata ostile verso l’elettorato di Forza Italia rischia di essere molto più difficile di quanto possa sembrare dalle dichiarazioni dei parlamentari e dai post sui social.

Numeri che l’entourage di Calenda e Renzi dovrebbe conoscere bene. Prendiamo le ultime elezioni regionali in Lombardia, in cui Azione e Italia Viva hanno candidando un simbolo degli anni d’oro di Berlusconi come Letizia Moratti.

L’analisi dei flussi elettorati fatta di Swg mostra che il cosiddetto terzo polo ha raccolto soltanto un voto su dieci tra gli elettori di Forza Italia e della Lega, lo stesso numero di quelli presi al Pd. I dati di Youtrend, che ha analizzato i flussi elettorali nella sola Milano, indicano che nel capoluogo lombardo le percentuali di voti arrivate da chi aveva votato Forza Italia sono pressoché trascurabili.

Calenda, insomma, guarda a destra ma la destra non guarda lui. Il terzo polo piace agli elettori del nord con titoli di studio superiori, Forza Italia resiste al Sud, dove pesca quasi metà dei suoi voti, e tra chi ha un’istruzione più bassa.

Per questo dentro ciò che resta di Forza Italia alcuni sperano in una sorta di “miracolo” renziano. Il leader di Italia Viva dovrebbe far saltare la fusione con Azione per mettersi alla testa di un nuovo movimento senza Calenda. Oppure proseguire in un percorso che fino ad ora non sembra entusiasmarlo, per poi prendersi il partito con un inaspettato colpo di mano al suo primo congresso. In ogni caso, un vaste programme.

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