Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, con la benedizione del presidente del Consiglio Mario Draghi, ha appoggiato pubblicamente le cause dell’Eni, dei petrolieri e degli altri colossi dell’energia – Enel inclusa – raggruppati sotto la sigla di Confindustria energia, a favore del metano. Il pretesto è la salvaguardia dei posti di lavoro “minacciati” dalla transizione ecologica. Per questo Cingolani ha deciso di portare il loro pensiero in Europa mentre si discute il “Fit for 55”, il nuovo pacchetto climatico dell’Unione. A sindacati di settore e compagnie, il ministro ha anche chiesto di inviare dei progetti da finanziare immediatamente: «Non fermiamoci a questo evento, mandatemi le proposte entro dicembre».

Il manifesto

Ieri a Roma è stato presentato all’Auditorium Antonianum il “Manifesto lavoro ed energia per una transizione sostenibile” con gli interventi di Draghi e Cingolani. Il testo è stato elaborato da Confindustria energia (Ce) e dai sindacati di settore, Filctem, Uiltec, e Femca e Fleai, con il patrocinio del ministero della Transizione. Marco Falcinelli, segretario Filctem, ha ammesso: «La genesi di questo evento è stata la preoccupazione».

I lavori sono partiti mesi fa. Il risultato è stato riassunto in dieci proposte: si va dalla «neutralità tecnologica» al «mantenimento dei livelli occupazionali». Il presidente di Confindustria energia, Giuseppe Ricci, dirigente Eni, ha specificato: «Alla massima spinta delle rinnovabili, occorre affiancare lo sfruttamento del gas». A questo si aggiunge «lo stoccaggio della CO2», per «decarbonizzare le fonti fossili», che secondo Ricci «non possono essere sostituite» e «la produzione di idrogeno «non ha importanza il colore».

Quindi sia verde, da rinnovabili, sia blu: la nuova strada del metano. Nel documento esteso si trova la vera richiesta: inserire il gas tra le fonti che l’Ue considera sostenibili. «Sarà necessario l’inserimento del gas nella tassonomia europea a protezione dei necessari investimenti e manutenzioni nelle infrastrutture di generazione, trasporto, stoccaggio e distribuzione, anche modificando gli atti delegati del Fit for 55 che disincentivano la transizione al gas da combustibili CO2 intensive e che nell’attuale formulazione penalizzano i carburanti e i combustibili gassosi considerati alternativi (Cng, Gnl e Gpl)». Cingolani, complimentandosi per i lavori, ha chiesto: «Posso tradurlo? Così porto questo documento alla ministeriale sull’Energia di giovedì e faccio conoscere questo bel risultato».

Lo chiamavano CingolEni

L’evento non ha trovato solo risposte entusiastiche. Se Draghi ha aperto i lavori e il ministro della Transizione è rimasto per tutte e tre le ore del convegno, il ministro Pd del Lavoro Andrea Orlando aveva «altri impegni», così come il ministro dello Sviluppo economico, il leghista Giancarlo Giorgetti (ma in sala era presente il responsabile energia della Lega, Paolo Arrigoni).

L’assenza più evidente è stata quella di Maurizio Landini, il segretario della Cgil, unico dei tre segretari generali a non partecipare. Impegni anche per lui, dicono dal sindacato. Per il Coordinamento No Triv, che si batte contro l’utilizzo delle fonti fossili, l’iniziativa «è l’ennesimo tentativo da parte del settore dell’energia di rallentare la transizione», dice il portavoce Enrico Gagliano. «Per quello che si legge nel manifesto, potrebbe essere scritto dall’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi».

Cingolani, che di recente ha creato clamore difendendo l’energia nucleare invisa agli ambientalisti, ha deciso di ripescare anche le ragioni delle trivelle: «La produzione italiana». Non saranno sfruttati nuovi giacimenti, assicura, ma parla di siti «esistenti e tappati», senza specificare.

Per gli ambientalisti potrebbe trattarsi dei giacimenti entro le 12 miglia marittime, dove è vietato estrarre, comunque un’idea sbagliata: «Non è un caso se il cofondatore del movimento No Triv, Enzo Di Salvatore, lo ha chiamato CingolEni», dice Gagliano. Sul manifesto, i No Triv non hanno dubbi: «Lo porterà in Europa e glielo bocceranno». Non sarebbe la prima volta che l’Italia e l’Unione vanno su binari diversi. Di recente la Commissione ha deciso di escludere dal finanziamento del Fondo per l’Innovazione il progetto del Cane a sei zampe di stoccaggio della CO2 a Ravenna. Secondo gli ambientalisti potrebbe rientrare invece tra i progetti che riceveranno i soldi che la legge di Bilancio stanzia per la transizione industriale.

Draghi e il consenso

Cingolani dice di essere stretto «in una morsa tra catastrofe sociale e catastrofe ecologica» e Draghi, ha proseguito, «mi ha detto di parlare con sindacati e Confindustria perché la cosa è molto complessa». I sindacati sono preoccupati dalla necessità di limitare l’aumento delle temperature. Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, segretari generali di Cisl e Uil, hanno ribadito la necessità di accompagnare la “transizione” dei lavoratori. Nel manifesto si parla anche di ammortizzatori sociali.

L’incontro di oggi, ha detto il premier, «può essere da esempio per altri settori». Gagliano commenta: «Per ora anche Draghi ha bisogno del consenso». Lo stato, ha detto il premier, avrà un ruolo centrale nella gestione dei cambiamenti: «Il settore pubblico dovrà farsi carico di aiutare in particolare i cittadini più deboli». Mentre Confindustria cerca di salvare le fonti fossili.

© Riproduzione riservata