Matteo Salvini ed Enrico Letta sono, senza dubbio, i grandi sconfitti di questa tornata elettorale. Il primo è crollato con la sua Lega al 9 per cento. Qualche decimale in più della morente Forza Italia, e ha perso il nord, da sempre considerato inespugnabile. Il secondo si ritrova con un partito sotto il 20 per cento che solo qualche decimale è migliore del risultato disastroso del 2018 che Letta ha spesso rinfacciato a Matteo Renzi.

In realtà, in termini di voti assoluti (ma con un 10 per cento di votanti in meno), il Pd ne ha presi meno che quattro anni fa, ma nei verbali della storia pochi si ricorderanno di questi particolari. Si ricorderanno piuttosto che, nei collegi uninominali, la destra e il M5s l’hanno fatta da padrona mentre i Democratici hanno dovuto accontentarsi di quello che sono riusciti a raccogliere nei centri delle grandi città.

Il caso di Milano, in questo, è esemplificativo. Nei due collegi che più o mento coincidono con il centro della città, il Pd è riuscito a eleggere Benedetto della Vedova e Bruno Tabacci alla Camera, e Antonio Misiani al Senato. A Bologna, nessun problema per Pier Ferdinando Casini (Senato) e Virginio Merola (Camera). Così come a Firenze dove si registra la vittoria di Federico Gianassi (Camera) e Ilaria Cucchi (Senato). A Torino, nel collegio senatoriale Piemonte U01, vittoria per Andrea Giorgis, alla Camera, nello stesso collegio, eletto Riccardo Magi.

A Roma situazione più complicata. Nel collegio I della Camera, che a tutti gli effetti corrisponde con la Ztl, Paolo Ciani ha battuto la candidata del centrodestra Maria Spena. Per il resto solo sonore sconfitte. Così come al Senato, dove i collegi erano più ampi e dove né Monica Cirinnà, né Andrea Catarci, né Emma Bonino sono riusciti a vincere.

Per la leader di +Europa una magra consolazione: il suo ex alleato Carlo Calenda, che le contendeva il seggio, si è fermato al 14 per cento ed è arrivato terzo.  

© Riproduzione riservata