Non se ne è accorto quasi nessuno, ma lunedì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamin bin Hamad Al-Thani.

C’erano anche due ministri importanti, quello della Difesa Guido Crosetto e quello degli Esteri Antonio Tajani, Giorgia Meloni ha avuto una provvidenziale influenza che le ha evitato anche questa incombenza oltre ad altre poco gradite, tipo commentare i risultati delle elezioni regionali e le esternazioni di Silvio Berlusconi contro l’Ucraina.

La visita dell’emiro è stata una occasione preziosa perché ci ha permesso di trovare la risposta a una domanda che assilla molti da inizio dicembre, quando è scoppiato il cosiddetto Quatargate, cioè l’indagine della magistratura belga che ha scoperto una rete di corruzione con al centro alcuni parlamentari europei, ex parlamentari e staff finalizzata – a quanto sappiamo – a condizionare il dibattito europeo su Qatar e Marocco.

La domanda, che forse però assillava solo me, è la seguente: cosa cambia adesso nei rapporti con il Qatar? Potremo davvero fare finta di niente e sanzionare soltanto i (presunti) corrotti senza chiedere conto ai (presunti) corruttori)?

Il presidente Sergio Mattarella con l'Emiro dello Stato del Qatar (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Mattarella e i ministri ci hanno offerto le risposte: non cambia niente e sì, possiamo sanzionare i corrotti mentre continuiamo ad avere cordiali rapporti diplomatici con i corruttori.

Più fonti confermano che nella visita di stato di Al-Thani non si è fatto alcun cenno alle mazzette che il Qatar, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe pagato per manipolare il parlamento europeo nelle risoluzioni di censura per le violazioni dei diritti umani durante la preparazione dei mondiali di calcio 2022.

Sarebbe una intollerabile violazione del protocollo, par di capire, toccare certi argomenti in un contesto così. Anche se il beneficiario ultimo della (presunta) corruzione è Al-Thani, in quanto capo di stato del Qatar che voleva migliorare la propria reputazione internazionale, e se i presunti corruttori sono praticamente tutti italiani, da Antonio Panzeri a Francesco Giorgi.

Magari è tutto normale, soltanto realpolitik, ma l’indifferenza di fronte al Qatargate in una simile occasione ufficiale conferma una cosa sola: che l’emirato può comprarsi tutto, anche la benevolenza occidentale.

Gli interessi geopolitici ed energetici nell’area consigliano di tenere buoni rapporti, visto che il Qatar è uno dei principali esportatori di gas naturale liquefatto, preziosa alternativa a quello che arrivava dai tubi russi.

Molte volte Mattarella è stato capace di gestire equilibri difficili e tenere insieme il pragmatismo con la difesa dei valori costituzionali. Questa volta passa soltanto il messaggio che i soldi (e il gas) garantiscono l’impunità.

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