- Il discorso di insediamento pronunciato da Viktor Orbán dopo la sua recente rielezione è una sintesi efficace di alcuni temi e parole chiave che compongono l’apparato discorsivo in uso nella destra radicale populista.
- Il presidente ungherese ha parlato di patria e difesa dei confini sovrani; di famiglia e valori cristiano-tradizionali; del concetto di libertà, impiegato in modo semanticamente ambiguo.
- Un legame stretto unisce il discorso sovranista ostile all’immigrazione, al multiculturalismo e all’integrazione politica sovranazionale, e l’agenda conservatrice sulle politiche familiari.
Nel discorso con cui ha giurato come capo del governo per il suo quarto mandato consecutivo, Viktor Orbán ha prospettato per i popoli europei «un decennio di pericolo, incertezza e guerra». Ma in questo scenario, ha continuato, Bruxelles e l’occidente appaiono in preda a una «debolezza spirituale» che induce al «suicidio». Tra i segnali più clamorosi di questa tendenza vi sono il programma di «grande sostituzione» dei popoli, mirato a rimpiazzare i «bambini cristiani» che non nascono più con



