Giorgia Meloni promette di non mollare finché avrà il consenso degli italiani alle sue riforme. Perché alla base di decenni di instabilità politica ed economica, per la premier, c’è la Costituzione: «Quello che sappiamo per certo è che molti governi sono stati frutto di giochi di palazzo, e quando rispondi al palazzo e non ai cittadini è il consenso del palazzo che ti interessa, più di quello dei cittadini. E abbiamo visto i risultati. In 75 anni sono cambiate tante cose. L’unica cosa cambiata mai è la base del sistema, la Costituzione, ed è dove abbiamo avuto il coraggio di intervenire», ha detto la premier in una nuova edizione della sua rubrica social Gli appunti di Giorgia.

La premier è già pronta per la campagna referendaria sul voto che con grande probabilità seguirà alla riforma costituzionale sul premierato: «Se non dovessimo raggiungere la maggioranza dei due terzi saranno gli italiani a decidere – dice la premier – Voi volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi? Questa è la domanda che faremo se sarà necessario e quando sarà necessario. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo. Ora sta al Parlamento e agli italiani».

Come sempre, la rubrica è una rassegna dei successi che il governo si autoattribuisce, dalla manovra all’accordo con l’Albania – «di grande respiro europeo, non si può dire che deportiamo» – passando per l’annuncio della riunione del G7 a Borgo Egnazia a metà giugno 2024. Parallelamente, la presidente lavora per mantenere dalla sua l’approvazione di autonomi e industriali.

Insopportabile equazione

«Stiamo spezzando l'insopportabile equazione secondo cui artigiano, pmi e partite Iva devono essere evasori per nascita. È una menzogna che per anni ha portato ad un atteggiamento persecutorio. Il nostro è un approccio diverso dal passato. Stato e cittadini sono come aziende: più lavorano bene insieme e più produrranno ricchezza». Giorgia Meloni non perde occasione per rassicurare il suo elettorato sul fatto che la protezione degli autonomi non sarà minata neanche dai sospetti che qualcuno di loro possa evadere: «Noi combattiamo l’evasione fiscale, quella vera, non quella presunta» ha detto la presidente del Consiglio in un videomessaggio all’assemblea della Cna. Una dichiarazione che serve per dare spessore alla norma sul fisco amico inserita dal governo in manovra, che prevede che gli autonomi possano concordare in anticipo con lo stato introiti (e quindi tasse da versare): il governo vuole creare «un nuovo rapporto tra stato e cittadini, che devono lavorare insieme, come un’unica impresa».

Ancora una prova dell’interpretazione creativa di Meloni delle finanze dello stato e della lotta all’evasione: la premier ha svalutato già in passato il valore delle tasse, per esempio quando la scorsa estate ha spiegato dal palco di una manifestazione di campagna elettorale che i soldi chiesti ai contribuenti sono «pizzo di stato» e che la vera caccia a chi nasconde i propri redditi va fatta altrove. La premier aveva cercato di aggiustare il tiro sulla sua dichiarazione spiegando che si riferiva alla caccia al gettito, secondo lei non la strategia giusta per affrontare l’evasione.

Memore dei passi falsi del passato, ieri, nella dichiarazione di fronte alla Cna, la presidente ha cercato di contestualizzare la sua apertura di credito nei confronti degli artigiani, sottolineando che a una maggiore fiducia nei confronti degli autonomi dovrà corrispondere un maggiore controllo. «Perché più lo Stato è comprensivo e attento più dovrà essere efficace nella sua azione quando qualcuno dovesse pensare di fregarlo per forza. Nell'applicazione della riforma fiscale ci occupiamo anche di garantire maggiore efficacia dello Stato nel combattere l'evasione fiscale».

Accondiscendenza

La sua riforma del fisco è anche la carta che Meloni si gioca di fronte all’assemblea generale di Confindustria Bergamo e Brescia, riunita a Palazzolo sull’Oglio. Gli obiettivi della delega fiscale sono «modernizzare ed efficientare il sistema fiscale, riequilibrare il rapporto tra Fisco, cittadini e impresa in un'ottica di collaborazione e non di contrapposizione, come purtroppo spesso è accaduto in passato». Insomma, comprensività e collaborazione, anzi: «Noi siamo convinti che Stato e cittadini siano esattamente come una azienda, più lavorano bene insieme e più saranno in grado di produrre ricchezza».

D’altra parte, Meloni aveva promesso che il motto del governo sarebbe stato «non disturbare chi vuole fare» già nel discorso che ha preceduto il suo primo voto di fiducia. Un concetto ribadito anche in quest’occasione: «Quello che spetta al governo e alle istituzioni è mettere gli imprenditori e i lavoratori nelle migliori condizioni per farlo. Lo Stato non deve essere un ostacolo per chi ogni giorno si rimbocca le maniche, ma un alleato per chi vuole produrre e investire. Questa è la visione che stiamo tentando di declinare concretamente nella nostra azione quotidiana, e in tutto quello che facciamo». Per non disturbare le aziende, infatti, il governo ha rinviato l’entrata in vigore di Plastic e sugar tax: «Avrebbero impattato su imprese del Nord» ha spiegato la premier alla platea.

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