La legge sul fine vita, ovvero le norme sull’aiuto medico fornito ai pazienti con malattie irreversibili che decidono di morire tramite suicidio assistito, rimane ferma. È stata inviata al Senato pochi giorni dopo l’approvazione a Montecitorio (il 10 marzo), se ne devono occupare le commissioni Giustizia e Sanità, ma i senatori che ne fanno parte hanno deciso di iniziare a parlarne dopo Pasqua. 

La decisione è stata presa durante una riunione dell’ufficio di presidenza, l’organo interno che si occupa di organizzare i lavori. E nonostante non sia ancora iniziata la discussione sul merito del provvedimento, la parte della maggioranza che appoggia la legge è già in allarme.

Tra i senatori Pd, M5s e Leu circola l’ipotesi che come relatore venga scelto il leghista Simone Pillon, da sempre contrario alle pratica eutanasiche e uno dei principali oppositori della legge Zan sul contrasto all’omotransfobia, bocciata dallo stesso Senato.

Allarme Pillon

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Essendo due le commissioni chiamate a esaminare il provvedimento, altrettanti saranno i relatori. La commissione Sanità, guidata dalla presidente Annamaria Parente di Italia viva, potrebbe scegliere come relatore un parlamentare del Pd. La commissione Giustizia, invece, è presieduta dal senatore della Lega Andrea Ostellari, anche lui critico sulla legge. La sua scelta, dice un funzionario del Senato, potrebbe ricadere su Pillon.

Un’ipotesi che Pd, Movimento 5 stelle e Leu stanno cercando di scongiurare. Quello del relatore è un incarico importante. Non solo guida gli altri parlamentari nell’esame della legge ma può presentare le modifiche e decidere cosa può essere approvato e cosa no.

A palazzo Madama i numeri sono molto più risicati che alla Camera. Per questo i partiti di maggioranza che appoggiano la legge vogliono evitare che a condurre i lavori sia un parlamentario totalmente contrario al tema. Le interlocuzioni, quindi, sono in corso.

«Nominare chi è notoriamente contro la libertà di scelta in qualsiasi campo sarebbe la condanna a morte della legge», dicono Filomena Gallo e Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni, che nei mesi scorsi hanno raccolto le firme per il referendum sull’eutanasia legale, poi bocciato dalla Corte costituzionale.

«Ci appelliamo ai presidenti delle commissioni competenti affinché nomino chi può consentire un confronto non ideologico nell’interesse di milioni di persone», dicono.

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