L’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) è una cassaforte fondamentale per chiunque approdi al ministero dell’Agricoltura. Grazie al plafond dei fondi comunitari, l’Agea gestirà nel prossimo quinquennio oltre 7 miliardi di euro all’anno per il settore agricolo nell’ambito del piano strategico appena inviato all’Unione europea. La Commissione Ue deve ancora stabilire la dotazione esatta, ma non sarà tanto lontana da quella ipotizzata. Così, appena si è insediato al ministero dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida ha deciso di prorogare i termini del bando pubblicato per individuare il nuovo direttore generale dell’organismo, la figura chiave per muovere le leve dell’apparato.

Tempi dilatati

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L’Agea non sempre funziona come dovrebbe: la Corte dei Conti ha indicato in una relazione come su 10,4 miliardi di euro trasferiti da Bruxelles fossero stati spesi, fino al 2018, meno di 3 miliardi di euro. Ma, al netto dei problemi, crescono gli appetiti sulla guida per il prossimo triennio.

Gabriele Papa Pagliardini, attuale numero uno dell’agenzia, ha infatti terminato il mandato nella scorsa estate e di conseguenza è stata avviata la procedura per individuare il successore. L’avviso è stato pubblicato lo scorso 5 settembre, quando al vertice del ministero c’era ancora Stefano Patuanelli, nel rispetto delle tempistiche previste. Il limite per la presentazione delle candidature è stato fissato al 26 ottobre, quindi con quasi due mesi a disposizione per la presentazione delle candidature: un tempo congruo per dare modo ai potenziali interessati di partecipare al bando. Ma, dopo l’insediamento di Lollobrigida, il ministero ha prorogato di 15 giorni con la motivazione di «favorire la più ampia partecipazione in coerenza con i tempi per l’esaurimento della procedura di nomina del direttore dell’Agenzia condizionati dall’avvio dell’attività parlamentare».

Secondo il documento, infatti, «la proposta di nomina deve essere trasmessa alle competenti commissioni parlamentari e che le stesse, alla data del 26 ottobre, non erano ancora costituite». Adesso, però, si sono formate, ma è intervenuta una «conferma della riapertura dei termini» fino a dicembre. Così il nuovo direttore dell’Agea non sarà nominato a stretto giro. Secondo alcune fonti la mossa di Lollobrigida è per certi versi scontata: è un modo per avere un profilo gradito al nuovo ministro, concedendo i tempi supplementari ad altri candidati per depositare la documentazione.

Precedenti simili

Del resto non è un mistero che la vicenda interessasse da vicino Fratelli d’Italia. In uno degli ultimi atti della scorsa legislatura, infatti, il deputato di FdI, Fabio Rampelli, ha depositato un’interrogazione, datata 15 settembre, per chiedere lo stop della procedura di selezione del direttore generale. Perché, si legge nel testo presentato a Montecitorio, «l’Agea ha un compito strategico nel sostegno alla filiera agricola, vigilando e coordinando l'erogazione di aiuti, contributi e premi e interventi comunitari».

Quindi la nomina doveva essere messa in stand-by, in attesa del successore di Patuanelli. Non è, peraltro, la prima volta che su Agea si consuma uno scontro politico. Ha fatto scuola il caso di Andrea Comacchio, nominato direttore in pieno agosto dall’allora ministro leghista, Gian Marco Centinaio, dopo la caduta del primo governo Conte. La ministra di Italia viva, Teresa Bellanova, preferì rimuoverlo, spianando la strada a Papa Pagliardini, che ha assunto l’incarico di durata triennale. Senza l’elezione anticipata, insomma, la procedura sarebbe stata gestita da Patuanelli, che ha invece solo potuto mettere in moto la macchina, consegnando le chiavi a Lollobrigida.

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Ma perché Agea è così importante? L’agenzia ha, come specifica il sito, «la competenza per l'erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari previsti dalla normativa dell'Unione europea, non attribuita ad altri organismi pagatori». Negli ultimi anni ha spostato una massa di 10 miliardi di euro, come riferito dall’ultima relazione della Corte dei Conti. Mentre per il futuro l’ultima parola spetterà a Bruxelles: l’Italia ha chiesto più di 7 miliardi all’anno, oltre alle risorse – altri 7 miliardi di euro – provenienti dal Pnrr.
In più, tra le varie funzioni di Agea c’è la gestione delle multe sulle quote latte, la produzione in eccesso rispetto a quanto indicato dall’Unione europea. Per anni il sistema non ha funzionato, tanto che un provvedimento del primo esecutivo Conte ha affiancato l’Agenzia delle entrate all’Agea per attuare le riscossioni.

E così di recente la vicenda è ripartita, coinvolgendo vari operatori del settore. In Friuli un gruppo di allevatori ha vinto un altro ricorso al Tar, che ha evidenziato l’errore dell’agenzia nel calcolo delle multe, risalenti a ormai 18 anni fa, relativo alle quote che sono state eliminate ormai dal 2015. Ma resta il problema delle multe. I giudici amministrativi hanno rilevato un errore nel calcolo della sanzione, che dovrà essere riformulata per la terza volta perché sono stati adottati criteri non conformi al diritto comunitario. Ma anche in Lombardia, a Bergamo, si è riaccesa l’annosa questione con migliaia di aziende che hanno subito pignoramenti e blocco dei conti a pochi mesi dalla prescrizioni delle sanzioni.

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