Il video girato nelle vie di Pisa è il più impressionante: un gruppo di studenti manifesta per la Palestina, a occhio ci sono molti minorenni, si trova imbottigliato nel budello di via San Frediano. La carica è improvvisa e violenta, le immagini dall’alto mostrano botte velocissime come in una vecchia pellicola impazzita, per i manifestanti non c’è scampo, in molti hanno le mani alzate. In diciotto finiscono al pronto soccorso, per fortuna con ferite non gravi. Dieci sono, per l’appunto, minorenni. A Firenze, in pieno centro, scena simile: ancora un corteo “pro-Pal”, qui il tentativo sembra quello di raggiungere l’ambasciata Usa, ancora cariche.

In queste settimane non è la prima volta che si sono visti manganelli in calata senza apparente pericolo reale. Stavolta colpiscono anche per l’età dei manifestanti e l’evidente atteggiamento pacifico. Al punto che il sindaco di Pisa Michele Cinti, che pure è un leghista, si dice «amareggiato, prima ancora che come sindaco, come cittadino e genitore», e annuncia di aver telefonato al questore e al prefetto «per chiedere conto di quanto avvenuto e per ribadire che chiunque deve essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, sempre».

«Mancato preavviso»

Dopo un’intera giornata in cui i video delle botte diventano virali, e in cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi viene invocato dalle opposizioni – e da qualche rarissimo esponente della maggioranza – il dipartimento della Pubblica sicurezza stila una nota in cui si dichiara «da sempre proteso a garantire il massimo esercizio della libertà di manifestazione e nel contempo ad assicurare la necessaria tutela degli obiettivi sensibili presenti sul territorio nazionale».

Detto questo, i fatti di Pisa e Firenze «fanno emergere le difficoltà operative di gestione, durante i servizi di ordine pubblico, di possibili momenti di tensione determinati dal mancato rispetto delle prescrizioni adottate dall’Autorità ovvero dal mancato preavviso o condivisione dell’iniziativa da parte degli organizzatori».

Liberamente tradotto: gli studenti non avevano comunicato i loro percorsi, dunque gli agenti hanno voluto difendere due eventuali mete sensibili, l’ambasciata Usa nel capoluogo, la sinagoga a Pisa. Ma perché con tanta violenza? Alla fine anche il dipartimento deve ammettere che quanto successo «costituirà, come sempre, momento di riflessione e di verifica». Come sempre, cioè quasi sempre senza esito. I rossoverdi parlano di un «evidente imbarazzo» della Ps.

Le manifestazioni insomma non erano autorizzate, cioè non erano comunicate alle autorità, ma il loro contenimento a colpi di manganelli sembra rispondere a un’unica direttiva su come si tiene l’ordine pubblico nell’èra del governo della destra. Ed è qui che alcune fonti smentiscono: da quando c’è il nuovo ministro non c’è stata nessuna «direttiva» restrittiva. Forse non è stato necessario, è bastata la consapevolezza che le «riflessioni» e le «verifiche» sono intenti formali senza conseguenze.

Le opposizioni contro

In parlamento le opposizioni reagiscono subito. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni annunciano un’interrogazione a Piantedosi e si chiedono se non sia arrivato per i parlamentari il momento di offrire «una scorta democratica» ai cortei.

Dal congresso di Forza Italia, a Roma, parla la ministra dell’Università Annamaria Bernini: «La libertà di manifestazione per noi è sacra. Il nostro punto di caduta sono le situazioni di vero pericolo e l’uso della violenza. Ho sentito Piantedosi, mi ha assicurato che sta ricostruendo i fatti e naturalmente ha la massima attenzione alla situazione».

Di tutt’altro tono un altro forzista, Maurizio Gasparri. Dice che l’idea di Fratoianni è «inquietante», gli ricorda i tempi in cui in piazza c’erano «i servizi d’ordine di Lotta continua, i Katanga di Capanna, che più che l’ordine garantivano l’esatto contrario», sono anche gli anni della violenza politica della destra di cui lui faceva parte, ma questo non gli torna in mente. «Mentre si bruciano manichini della Meloni questa invocazione di “scorte democratiche” ci riporta indietro nella storia verso anni bui». Il riferimento è a un fantoccio con le sembianze della premier bruciato giovedì sera a Roma, nella coda di un corteo in memoria di Valerio Verbano, giovane autonomo ucciso (appunto) nel 1980 da tre incappucciati rimasti ignoti, ma da sempre attribuiti all’estrema destra. È comunque un gesto orrendo, quello del rogo, che per tutto il giorno la destra prova a buttare nel campo della sinistra.

«Momenti di criticità»

Ma i fatti di Pisa e Firenze portano via la scena a un pericolo inesistente, e mettono al centro quello reale: che nel paese in piazza scatta il manganello facile. Quasi sempre contro ragazzini che manifestano per idee, criticabili o meno, ma comunque in maniera pacifica. Il più filoisraeliano del Pd, Piero Fassino, non ha dubbi: «Di una manifestazione si possono condividere o no i contenuti, ma è inaccettabile che si manganellino studenti con una violenza inaudita che non ha alcuna giustificazione».

Nel pomeriggio Elly Schlein è in tv, a Tagadà (La7). Anche lei annuncia un’interrogazione del Pd: la violenza delle forze dell’ordine «è inaccettabile, sproporzionata, peraltro a un gruppo di ragazzi, minori, studenti medi, che non ponevano una minaccia per l’ordine pubblico. Sono mesi che va avanti così, c’è un clima di repressione». Il leader del M5s Giuseppe Conte: «Sono immagini preoccupanti, non degne del nostro paese».

Il segretario dell’associazione dei funzionari di polizia parla di «tafferugli» a Pisa – in realtà sono state botte a senso unico – del fatto in sé non sa nulla ma sostiene che l’«esperienza insegna che spesso le manifestazioni di studenti sono infiltrate da esperti fomentatori». «Turbati» e solidali con studenti e studentesse il direttore della Normale Luigi Ambrosio e la rettrice della Scuola superiore Sant’Anna: «Chiediamo le motivazioni che hanno spinto le forze dell’ordine ad agire con tale durezza. Fatti come questi non possono e non devono ripetersi». È particolarmente grave, scrivono, «che alcuni di questi episodi abbiano avuto come sfondo la piazza dei Cavalieri di Pisa, luogo simbolo del libero pensiero e della libera ricerca».

Alcuni docenti del liceo artistico Russoli, che si trova proprio nella via in cui è avvenuto il pestaggio, raccontano quello che hanno visto: «Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo», il corteo era «assolutamente pacifico».

Secondo fonti di pubblica sicurezza, dal 7 ottobre, giorno dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele, ci sono state 1.023 manifestazioni, di cui 33 hanno registrato «momenti di criticità». Ma chi li ha causati, i «momenti di criticità», questi numeri non lo dicono.

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