Nonostante l’attacco del governo, lo spionaggio dei servizi segreti e il rinvio a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, Mediterranea Saving Humans torna in mare. Lo fa in un momento significativo, visti i naufragi degli scorsi giorni e il contemporaneo blocco amministrativo agli assetti della “flotta civile” che potrebbero evitarli – nell’ultimo mese prima Sea Watch 5, poi Aurora, per ultimo Seabird 1. La nuova nave, Mediterranea Ship, è salpata quattro giorni fa dal porto spagnolo di Burriana, base logistica di molte organizzazioni attive nel soccorso in mare. Quando è arrivata sabato 16 agosto al largo della Sicilia, l’altra nave di Mediterranea Saving Humans, Mare Jonio, è uscita dal porto di Trapani per andarle incontro.

Mare Jonio era arrivata in mare nell’ottobre del 2018, a cinque anni esatti di distanza dalla prima strage di Lampedusa, come «azione di disobbedienza civile ma di obbedienza morale», in un momento in cui non c’era alcuna altra nave delle Ong in zona di ricerca e soccorso.

Poco più di cinque anni dopo, la flotta civile è più numerosa ma il tentativo del governo di bloccarla ancora più forte. In questi anni Mediterranea ha creato una partecipata rete di decine di gruppi locali, gli equipaggi di terra, e lanciato operazioni in altri luoghi di violazione dei diritti umani, come la Palestina e l’Ucraina. Il mare, però, è sempre rimasto il centro delle sue operazioni. Per il simbolico passaggio di testimone tra Mediterranea Ship e Mare Jonio, quest’ultima è partita da Trapani con a bordo materiale tecnico, disegni fatti dai bambini di due classi elementari di Brancaccio per loro coetanei che verranno soccorsi, e una foto del cooperante Mario Paciolla, trovato ucciso in Colombia.

La flotta

Sono in effetti la cooperazione e il sostegno reciproco che rendono possibile la partenza della nuova nave, che prima apparteneva all’organizzazione Sea-Eye, ora in mare con un assetto più piccolo e veloce. «Mediterranea Ship per Mare Jonio», dice in radio il capitano di quest’ultima al momento dell’incontro, che avviene a suon di sirene in acque internazionali, a 25 miglia dalle coste siciliane. «Salutiamo l’incontro con una sorella che ci affiancherà in mare per soccorrere sempre più persone». Uno dei rhib – i gommoni veloci con cui si effettuano i soccorsi – viene calato dalla gru di Mediterranea Ship e trasborda attivisti, giornaliste e ospiti di Sea-Eye venuti a dare il proprio sostegno all’equipaggio già a bordo di Mediterranea Ship, che da settimane faceva training a Burriana e che da domani arriverà in zona Sar.

Il salto di qualità è evidente: Mare Jonio è lunga 37 metri, Mediterranea Ship 54. La prima può avere un equipaggio massimo di 12 persone, la seconda di 33. Questo significa che molte più persone potranno assistere i naufraghi soccorsi. A bordo i membri dell’equipaggio provengono da sette nazionalità, tra marittimi, soccorritori, tecnici, team sanitario numeroso. La grande novità per Mediterranea è la presenza a bordo di un ospedale, che può garantire assistenza medica alle persone soccorse – la cui mancanza è uno dei tanti motivi che le spinge a mettersi in viaggio – ma che vuole essere un servizio per tutti coloro che si trovano in difficoltà nelle acque del Mediterraneo centrale, con un’idea di soccorso diffusa e di cura a tutto tondo. Soccorso che grazie ai nuovi rhib avrà la capacità di dare risposta rapida alle situazioni di pericolo, con una tempestività che in mare può essere decisiva. In 20 missioni, la nave che d’ora in poi sarà Mediterranea ha già salvato 3700 persone, e continuerà a salvarne.

La strategia dei governi europei è quella di impedire la collaborazione in mare delle organizzazioni dei reciproci Paesi, ma l’arrivo di una nuova nave, che fa ora parte della famiglia di Mediterranea – con Mare Jonio e Saphira, che resteranno di base a Trapani – e di quella più ampia e variegata della società civile, rilancia l’urgenza di essere dove è necessario. «Le navi del soccorso non esistono. È una definizione che questo Paese ha creato per concentrare la criminalizzazione della solidarietà, poiché tutte le navi sono obbligate al soccorso», dice la presidente di Mediterranea Laura Marmorale. Le navi sono tutte, come si legge nel celebre libro di Baricco, occhi del mare. Da oggi ce n’è una grande in più.

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