Il ginepraio in cui si sono infilate insieme Giorgia Meloni ed Elly Schlein per organizzare il loro scontro televisivo si infittisce. Un po’ per le polemiche degli altri partiti, un po’ per le oggettive problematiche di par condicio che implica un confronto a due nel quadro di un’elezione in cui si utilizza il metodo proporzionale.

È attesa per mercoledì 15 maggio la decisione dell’Agcom sul confronto tv tra la presidente del Consiglio e la segretaria del Pd: verosimilmente dovrebbe essere favorevole a mandare in onda il duello, salvo dare indicazione di organizzarne di analoghi tra gli altri leader. Sempre che i partiti decidano di aderire. Si registrano già le defezioni, e perfino dentro a Fratelli d’Italia c’è qualcuno che preferirebbe evitare il confronto con Schlein.

Le polemiche

La decisione dell’authority presieduta da Giacomo Lasorella, che darebbe luce verde ma con alcuni caveat, eviterebbe anche di aprire una questione con la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, che ha presentato martedì un esposto per chiedere garanzie circa il rispetto della par condicio. Una richiesta sollevata anche da Michele Santoro, che si è rivolto a sua volta a Lasorella: «Si sta realizzando una palese violazione della par condicio con un format creato per l’occasione che non corrisponde né a Cinque minuti né a Porta a porta di Bruno Vespa, contenitori ricondotti in questo periodo alla responsabilità del direttore del Tg1 e non modificabili in campagna elettorale».

La lettera di Floridia è diventata già oggetto di contestazioni da parte della maggioranza, che promette di chiedere spiegazioni nell’ufficio di presidenza della commissione convocato per stamattina. All’ordine del giorno un’altra questione spinosa: la richiesta delle opposizioni di convocare Serena Bortone e il direttore degli Approfondimenti Paolo Corsini sul caso Scurati. Già bocciata dalla maggioranza settimane fa, la proposta rischia di fallire di nuovo.

Ma tra authority, Rai e parlamento tutti sanno che alla fine la riuscita del confronto Schlein-Meloni dipende soltanto dalla volontà delle due contendenti. «È una decisione politica», osservano dalla maggioranza. Da Fratelli d’Italia sono addirittura già certi del fatto che l’Agcom non potrà dire di no. Insomma, la decisione è in altre mani: i partiti troveranno il modo di giustificare (oppure no) l’opportunità di celebrare uno scontro a due.

E poi, a cascata, tutti gli altri. Intanto, la premier ha messo le mani avanti. «Non ho timori a confrontarmi, mi piace. Vedo però che ci sono movimenti, forse a qualcuno non piacerebbe. Considererei un errore non farlo», ha detto intervistata da Maurizio Belpietro.

I preparativi

A viale Mazzini i preparativi di Bruno Vespa – che le voci di corridoio descrivono come prontissimo e disposto a tutto per ospitare il dibattito nel suo salotto – continuano secondo programma. Ma le ambizioni dell’ex direttore del Tg1 non sono sovrapponibili con le richieste dei partiti. Antonio Tajani, per dire, ha già rifiutato il suo invito a una sfida a due con Matteo Renzi. Il segretario di Forza Italia è uno strenuo sostenitore (insieme a Carlo Calenda) del confronto all’americana, con tutti i candidati interpellati dall’intervistatore. Il leader di Italia viva, da parte sua, ha già polemizzato su X: «Bruno Vespa mi ha chiesto di partecipare a un faccia a faccia con Antonio Tajani. Ho accettato. Tajani no. Forza Italia scappa dal confronto, peccato».

Se tutto dovesse andare secondo le attese, Tajani rischierebbe di rimanere deluso e dovrebbe contrattare con Vespa come ottenere il suo riequilibrio nel programma. Difficile anche che tutti gli altri leader riescano a trovare effettivamente pane per i propri denti, considerato che l’altro duello eccellente – quello tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte – è praticamente già sfumato per il rifiuto del presidente M5s. Ma anche se la data è già fissata, il 23 maggio, e il luogo della sfida pure, in Fratelli d’Italia c’è ancora qualche dubbio.

Il duello appare come una partita fin troppo facile a questo punto. Giocata in casa, con un arbitro compiacente, il rischio è di offrire all’arco di Schlein tutte le frecce necessarie per denunciare un confronto falsato. Tanto più che su Vespa grava ancora il precedente dell’accusa – smentita dal diretto interessato – di aver sottratto l’ultima parola a Romano Prodi quando, durante l’ultimo confronto televisivo che si è tenuto nel 2006, l’ex premier ha affrontato Silvio Berlusconi.

Peraltro, con un Pd che in queste settimane ha già inserito la battaglia contro TeleMeloni nelle priorità della sua campagna elettorale, facendo subodorare addirittura un Aventino per quanto riguarda il prossimo consiglio d’amministrazione Rai. Dove potrebbe scegliere – una strada contestata anche internamente, a dire il vero – di non indicare un proprio candidato d’area.

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