Per le elezioni europee si voterà tra un anno, domenica 9 giugno 2024. L'appuntamento decisivo, per l'Europa e per l'Italia. Per capire quanto sta accadendo nei rapporti tra i dioscuri della destra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, bisogna abbandonare la paccottiglia di questi giorni, con la Lega che all'improvviso vorrebbe riscrivere i suoi rapporti decennali con il regime di Vladimir Putin, gridando al complotto, e FdI che semplicemente la ignora. Bisogna tornare al 2019, fatidico per le vite parallele di Salvini e Meloni. L'anno in cui la stella del Capitano si innalza all'apice e poi precipita, e quella della leader di Fratelli d'Italia segue il percorso opposto.

Le parti si invertono in punto preciso: Roma, piazza San Giovanni, 19 ottobre 2019. La manifestazione convocata da Salvini contro il governo Conte II si trasforma nel lancio di una nuova leader. «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana», urla Meloni. Manca solo una connotazione: sono io la nuova Capitana, ridurrò Salvini a comprimario. Operazione riuscita: da quel momento in poi Salvini si ammoscia, Meloni va su. Ma non per effetto di un comizio ben riuscito. Meloni è oggi a Palazzo Chigi e Salvini no, perché lei sul piano europeo e internazionale azzecca la “parte giusta”, al contrario di lui, che si ritrova dalla parte sbagliata.

All'inizio le posizioni sono identiche. «Cancellare l’Eurozona per portare l’Europa fuori dalla recessione e l’Italia fuori dalla crisi», affermano i Fratelli d'Italia nel 2014, annunciando l'addio al Ppe in cui sono finiti come ex componenti del Pdl berlusconiano. Per Salvini «l'euro è uno strumento di morte».

In quel momento i rapporti di forza sono segnati. La Lega decolla, FdI è un partitino. Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 Salvini conquista il primato nel centrodestra e va al governo con il Movimento 5 stelle, FdI è fermo a un misero 4,3. Ma in Europa Meloni segna il primo punto. Il 6 novembre 2018 Fratelli d'Italia trova un nuovo amico, il gruppo dei conservatori, in cui spicca il Pis del polacco Jaroslaw Kaczyński, Diritto e Giustizia, clerico-nazionalista, anti-Putin e filo-Nato. Salvini è invece con Marine Le Pen nel gruppo Identità e solidarietà. Uniti da una attrazione pericolosa per Putin. Che finanzia il partito della Le Pen. E cambia il destino di Salvini.

Il viaggio a Mosca

Venti giorni prima dell'accordo FdI-Conservatori, il 17 ottobre, il capo della Lega, vicepremier e ministro dell'Interno è a Mosca, per un incontro di Confindustria Russia: «Qui a Mosca mi sento a casa mia, in altri paesi europei no. Qui mi sento sicuro come a casa mia», giura nel suo intervento. Sicuro, sicurissimo! Così sicuro che il giorno dopo il suo attaché Gianluca Savoini si siede al tavolo dell'hotel Metropol con gli uomini di Putin per confermare il sodalizio politico, prima ancora che economico, pronuncia un preambolo memorabile: «Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia».

Un manifesto che conclude una lunga marcia. Le posizioni di Salvini sull'Ucraina: «Morti, scontri e barricate in Ucraina. Temo non sia una rivolta spontanea, ma sostenuta da chi, a Berlino, Bruxelles e Washington, vuole far pagare a Putin la sua autonomia, e vuole prendersi a buon mercato le ricchezze ucraine» (2 febbraio 2014). Le foto sulla piazza Rossa con la maglietta “No sanzioni alla Russia”. Le sanzioni europee contro la Russia condannate dal capo della Lega: «Una scelta idiota, masochista, autolesionista». Il 6 marzo 2017 firma il patto con il partito di Putin Russia Unita, mai rinnegato. L'incontro dell'hotel Metropol non è un incidente della storia.

Meloni segue il percorso opposto: la strada che porta a Washington. Lo scoop dell'Espresso sul colloquio del Metropol di Giovanni Tizian e di Stefano Vergine, i due cronisti oggi a Domani che hanno firmato tutte le principali inchieste sulla Lega, viene anticipato il 21 febbraio 2019, un giovedì. Il giorno dopo, il 22 febbraio, per uno scherzo del calendario, il partito di Meloni aderisce ufficialmente al gruppo dei Conservatori. Il 2 marzo la leader interviene al Conservative Political Action Conference a Washington, la manifestazione dei conservatori mondiali. È l'unica politica italiana invitata, ad ascoltarla c'è il presidente Donald Trump.

Le sliding doors dei due capi della destra assumono un ritmo vertiginoso. Il 3 aprile 2019 Meloni torna a Varsavia per incontrare Kaczyński. Salvini si offende: «Loro devono andare all'estero per cercare alleanze, la Lega fortunatamente invita in Italia altri movimenti europei». La replica di Meloni è feroce: «Un paio di mesi fa Salvini è venuto a trovare Kaczyński chiedendo di fare un gruppo unitario. Una richiesta che non è andata in porto».

Le Europee del 2019

Alle elezioni europee Fratelli d'Italia prende il 6,4 per cento e sei eurodeputati, la Lega conquista il massimo storico, il 34 per cento. Salvini punta a buttare giù il governo Conte e andare a elezioni anticipate che nelle intenzioni dovrebbero catapultarlo a palazzo Chigi. Ma inciampa, di nuovo, su Putin. Le conversazioni del Metropol di Mosca, pubblicate dall'Espresso e poi da Buzzfeed, significano disco rosso nel rapporto con gli Usa. La visita a Washington di Salvini del 17 giugno è un disastro. Nessuna stretta di mano con Trump, un incontro poco piacevole con il segretario di Stato Mike Pompeo. Un mese dopo, il 16 luglio, la popolare tedesca legata ad Angela Merkel, Ursula von der Leyen, viene eletta presidente della Commissione europea, senza i voti della Lega.

Salvini finisce isolato, esclusa dall'Europa e poi dal governo italiano. Anche Fratelli d'Italia vota contro von der Leyen, ma sulla leader non c'è nessuna conseguenza, anzi. Il 29 settembre 2020 Giorgia Meloni diventa presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei, l'Ecr. Qualche mese prima ha precisato, con perfidia: «Mai avuto rapporti con gli oligarchi russi». Perfino l'europarlamentare Vincenzo Sofo, eletto nella Lega e marito di Marion Maréchal Le Pen, nipote di Marine, lascia il gruppo di Salvini e entra tra i Conservatori di Meloni.

La guerra in Ucraina, sette mesi prima del voto italiano del 2022, ha colto Meloni in versione atlantica, accanto all'Ucraina, modello Polonia. Mentre l'ultimo fotogramma internazionale di Salvini lo ritrae costretto alla fuga davanti alle telecamere dal sindaco polacco di Przemysl Wojciech Bakun che gli sventola in faccia una maglietta con Putin: «Guarda cosa ha fatto il tuo amico!».

Il nuovo capitolo della saga è di questi giorni. La Lega ha annunciato di voler portare la questione della trattativa dell'hotel Metropol in Parlamento, al Copasir, invocando un complotto contro il partito. Molto rumore sui social, timide richieste in commissione, il sottosegretario Alfredo Mantovano di FdI ha fatto metaforicamente spallucce.

Il vittimismo di Salvini

Salvini guida un partito che dal 2018 a oggi è stato in tre governi su quattro occupando la vicepresidenza del Consiglio, il sottosegretario a palazzo Chigi, il ministero dell'Interno, il ministero dell'Economia, le Infrastrutture, le Attività produttive. Ma ama presentarsi come vittima. Meloni, invece, guida il primo partito italiano e il governo. Punta alla leadership della nuova Europa, in compagnia del popolare Manfred Weber che guarda verso di lei (come nel 2019 ammiccò a Salvini: un'altra beffa). Un patto tra conservatori e Ppe sarebbe letale per Salvini, il capo della Lega finirebbe ancora una volta fuori gioco in Europa, dove non ha una collocazione presentabile.

Per questo, oggi, l'ex Capitano ha scelto il terreno dell'Europa per stringere l'alleata, puntando a un elettorato che si sente stretto nel governismo di Meloni. Chiedere a FdI di schierarsi sulla questione Putin significa puntare a mettere la premier in imbarazzo. Per ora la manovra è caduta nel silenzio del partito di Meloni, da cui non è arrivata per l'alleato leghista neppure una parola di sostegno, ma siamo solo all'inizio. Salvini ha accusato il Ppe di non avere una linea chiara sulla maternità surrogata e sull'alleanza con i socialisti. Parlava ai popolari per infastidire Giorgia. La partita è con lei. Al 9 giugno 2024 manca un anno.

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