Ormai è il fondo salva stati della discordia, ma sono tutti convinti che si finirà con una ratifica del Mes, il meccanismo europeo di stabilità di assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. La mattinata è partita con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha dichiarato l’approccio “olistico” per il fondo salvastati ed è finita con il rinvio da parte della Camera della ratifica a novembre, in piena sessione di bilancio. I voti favorevoli sono stati 195, i contrari 117. Mentre in parlamento cresceva l’attesa per l’intervento della ministra Daniela Santanché sulle sue società, il centrodestra ha trovato il suo punto di caduta decidendo di non pensare adesso al Mes, e a loro volta le opposizioni hanno optato per non mostrare di essere scisse sull’argomento.

Verso l’approvazione

Resta il fatto che il Mes, che la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini volevano bloccare, prima o poi finirà con un’approvazione: «L’approccio olistico o cosiddetto a “pacchetto” che comprende anche la revisione del Patto di crescita e di stabilità evocato anche con riguardo al dibattito sul Mes, non rappresenta una tattica negoziale, ma una logica esigenza di natura strategica a difesa dell'interesse nazionale», ha sottolineato il ministro dell'Economia nel suo intervento all'assemblea dell'Abi.

Il vicepresidente della Camera, del partito di Meloni, Fabio Rampelli, risponde a Domani che c’è un’apertura: «Certo che c’è un’apertura. Noi non siamo dei pericolosi trinariciuti (termine nato per definire la parte politica più a sinsitra: i comunisti, ndr), mangiamo a tavola con forchetta è coltello». E ancora, la ratifica «la valutiamo, quando abbiamo chiara la cornice possiamo anche procedere alla ratifica del Mes. Se devo tirare fuori i miliardi per il fondo, nel momento in cui mi espongo non posso non avere chiari gli altri elementi che riguardano l’Italia e l’Europa l’intera». E così si prende tempo.

Sia Forza Italia sia Noi con l’Italia si sono dimostrati a più riprese già pronti. Maurizio Lupi (Nci) ricorda che «me avevamo parlato anche in maggioranza, nell’atto di ratifica si porteranno magari una serie di modifiche non al trattato ma alla governance». Ma non trova sbagliato rallentare. Lega e Fratelli d’Italia si sono comportati coerentemente nella loro opposizione: «Mi pare che lo scenario stia cambiando, e non solo perché si è al governo, il Patto di stabilità vale cento volte il Mes».

Pure Confindustria

Se non bastasse la politica in subbuglio, le imprese, già impaurite per la terza rata del Pnrr che non arriva, l’attesa per l’aggiornamento a fine agosto, hanno aggiunto il loro pressing. Ratificare il Mes non significa avvalersene, tuttavia il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ipotizza che sia il caso di usarlo per gli investimenti nel green e nel digitale.

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli ribatte a Domani: «Confindustria faccia il suo mestiere. Ognuno in democrazia è titolato a recitare il proprio ruolo e la propria parte ed è giusto che faccia le proprie proposte, così come è giusto che la politica che deve avere una visione sintetica assuma con responsabilità le sue scelte». A novembre.

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