Il deputato: sorpreso che la segreteria benedica un’operazione dorotea. Si cancella la funzione degli organismi dem. Serve un confronto fra tutti. Da mesi non c’è
«A Montepulciano è stata convocata una riunione di tre giorni che si autoproclama come la “maggioranza” del Pd ma che non è rivolta a tutta la maggioranza, solo ad alcune componenti interne». Roberto Morassut, deputato romano di lungo corso, già assessore al Campidoglio, sostiene di non capire il “dibattito” interno al suo partito. O, meglio, di capirlo anche troppo: a partire dall’incontro di fine mese (dal 28 al 30 novembre), promosso da tre correnti, che sarà concluso dalla segretaria Elly Schlein. «Sono sorpreso che la segreteria l’abbia benedetta come un’iniziativa di tutti coloro che hanno sostenuta la segretaria al Congresso. Così non è. Questo è lesivo della trasparenza dei rapporti interni».
Ma perché?
Se c’è una maggioranza che intende riunirsi da qualche parte la deve convocare la sua massima espressione e rivolgersi a tutti. Altrimenti è una finzione. Nel Pd stiamo ricadendo nei riti correntizi che svuotano la vita interna, il confronto sui contenuti, di fatto cancellando la funzione degli organismi eletti dal congresso. Elly è stata eletta per superare tutto questo e va sostenuta in questa missione.
Non è legittimo che una corrente, un’area culturale, si riunisca e faccia il punto?
Non a nome di tutti quelli che sostengono Elly. Dopo il voto regionale discutiamo senza riserve delle nostre prospettive, politica e programmi. Sono mesi che gli organismi di direzione del partito non si riuniscono per una discussione di fondo sulla situazione politica, nazionale e internazionale. Questo deficit di confronto genera aggregazioni di nuove correnti che non nascono su scelte, su contenuti ma su posizionamenti interni.
A Milano un gruppo di riformisti ha chiesto più riformismo. A Montepulciano vedremo cosa verrà chiesto. Cosa non va?
Che le correnti nascono nel dibattito interno non fuori. Sui nostri grandi impegni futuri e prossimi, sull’alleanza futura ma anche sulle battaglie che stiamo facendo. Un esempio: la patrimoniale è stata discussa superficialmente e accantonata con un alibi. Sento dire che una politica di equità vera non si può fare che su scala europea: mi sorprende. È la rinuncia a una identità di sinistra. Si dà per scontata una biblica fuga di capitali che renderebbe impossibile l’introduzione di una seppur misurata forma di prelievo fiscale dalle grandi fortune e grandi patrimoni generati non per talento ma dalla speculazione finanziaria. È una dichiarazione di impotenza che rabbrividisce. Landini e la Cgil l’hanno lanciata in una forma massimalista. Ma c’è una strada riformista, e si può fare. Potrei fare altri esempi.
Prego.
Vogliamo affrontare l’enorme questione di una riforma urbanistica nazionale, anziché parlare di una confusa legge sulla rigenerazione urbana? È un nodo sociale e storico che si è riaffacciato con Milano. Le città cambiano profilo e si generano enormi risorse che solo in minima parte vengono intercettate dai Comuni. Le nostre normative sugli oneri sono le più premianti per la rendita. Vogliamo riformarle? In questa questione c’è il tema della casa. E ancora: sulle politiche industriali intendiamo nazionalizzare Ilva che, a certe condizioni, è la sola via per salvare l’acciaio italiano? Insomma, ci sono molte questioni che impongono una ripresa di confronto interno libero, aperto. Ma nelle sedi opportune.
Dovrebbe succedere dopo le regionali. Intanto non è utile che le correnti si confrontino?
Le correnti non mi scandalizzano, ma ci sono modi diversi di viverle. Questa modalità di Montepulciano ha un sapore doroteo.
Morassut, lei è vicino a Goffredo Bettini.
Con Goffredo da 40 anni condividiamo e divergiamo con amicizia e solidarietà ma mai abbiamo allestito una corrente. E mai una cordata. Nella vita ho fatto quasi dieci consultazioni sulla mia persona tra elezioni, primarie interne, primarie esterne. Le ultime elezioni le ho vinte in un collegio uninominale di periferia e non di Ztl, battendo M5s e destra; per strada, con cittadine e cittadini, iscritti e iscritte. Per questo chiedo che si torni a discutere. Tutti insieme. Ascoltandoci. Cosi ci stiamo isolando in cellette autonome come in passato. Non fa bene a noi né a chi ci vorrebbe votare.
La nascita della rivista Rinascita non è rubricabile, in qualche modo, alla voce correnti?
No. Il 22 novembre parteciperò all’iniziativa indetta con Goffredo Bettini. Ma non è una corrente. È il tentativo di un confronto libero per una sinistra critica che faccia tornare in gioco una cultura politica socialista e democratica che nel Pd si è dispersa. Serve una sinistra dentro il Pd.
Non ce ne già molte?
Non c’è con il profilo che servirebbe: modernamente marxiana o pikettyana.
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