Infine la rottura tra il multimiliardario Elon Musk e il presidente americano Donald Trump ha prodotto i suoi effetti: il proprietario di Tesla ha annunciato la nascita del suo partito la notte del 4 luglio, il giorno in cui gli Stati Uniti festeggiano l’indipendenza.

Si chiama America Party, secondo gli analisti potrebbe valere tra il 5 e il 10 per cento, ed è stato presentato all’indomani dell’approvazione del Big beautiful bill, il provvedimento avversato da Musk e da lui ritenuto l’anticamera della bancarotta per gli Stati Uniti, con l’aumento del deficit a 2500 miliardi di dollari. E l’onda d’urto politica ha già attraversato l’Atlantico. Anche se per ora nessuno dei leader di centrodestra si è esposto a commentare la notizia, i tentativi del centrodestra italiano di trovare un interlocutore nel tycoon erano stati molti ed eclatanti: almeno fino a quando è rimasto nelle grazie e come consigliere del presidente Trump. La prima era stata la premier Giorgia Meloni, che aveva accolto il proprietario di Tesla in Italia, sia in sede ufficiale che alla festa di Fratelli d’Italia. Anche Matteo Salvini, trumpiano di ferro, ha offerto il palco dell’ultimo congresso della Lega a Musk, che si è collegato in videoconferenza. Più nulla, invece, da quando è uscito dall’amministrazione americana con forti strascichi polemici e critiche al presidente repubblicano, contro il quale ora ha deciso di dar vita al nuovo soggetto politico.

La posizione di Vannacci

A prendere posizione senza difficoltà, invece, è stato il vicesegretario della Lega ed eurodeputato, il generale Roberto Vannacci, che a Domani ha spiegato come «il mio giudizio sulla genialità di Musk non cambia, bene quindi che si fosse schierato con Trump al momento delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America». E ora con questo nuovo partito? «Vedremo questa nuova sua offerta politica, vedremo gli eventuali obiettivi convergenti, vedremo se continuerà a sostenere il sovranismo degli stati, la non ingerenza negli affari degli altri soggetti internazionali, se continuerà a voler demolire la truffa del green deal, a eliminare l'immigrazione clandestina e la religione dei diritti umani e se continuerà a perseguire politiche volte a garantire più sviluppo, più ricchezza e più benessere».

La sintesi di Vannacci è pragmatica: il generale rimane a favore di «tutto ciò che converge con i nostri ideali, che fanno poi riferimento al semplice buonsenso, porta avanti la nostra causa di una Italia Sovrana, attenta ai territori e alle realtà locali e pronta a collaborare con tutti gli attori che portino benefici reali agli italiani e supportino gli interessi nazionali». Anche se si tratta di Musk, perché «l'importante non sono gli uomini ma le idee e i principi che professano e per i quali combattono».

Gli interrogativi, però, sono molteplici. Il primo è una suggestione che emerge anche dalle parole di Vannacci: anche in Italia qualcuno potrebbe pensare ad un progetto analogo? Un “Partito Italia” magari benedetto proprio dal multimilionario e collocato a destra. «Quello di Musk non è un partito nuovo perché é già stato fatto in Italia da queste forze di maggioranza», ha ironizzato Giuseppe Conte dal Forum in Masseria, riferendosi agli acquisti di gas americano e al sì all’acquisto di armi decisi dall’esecutivo.

Un altro elemento sarà capire come Musk ora in politica guarderà all’Italia, che prima lo ha accolto con gran fanfara ma poi si è rimangiato le promesse, a partire da quelle sul suo sistema satellitare Starlink. «A Musk piace molto l'Italia per la sua storia, ma ci siamo scontrati con la politica romana che ha un'agenda molto diversa», ha detto Andrea Stroppa, referente italiano del tycoon intervistato a Lucca, facendo riferimento proprio a Starlink. «L'Italia aveva la possibilità di avere in Europa il sistema più avanzato di connettività sia a livello civile che a livello militare» ma così non è stato. Stroppa ha anche sottolineato che «i primi a rimanere delusi, secondo me, sono stati gli interlocutori che ci avevano fatto delle richieste». Poi, proprio dal social X di proprietà di Musk, lo stesso Stroppa si è scontrato pubblicamente con il capogruppo di FdI in Senato, Lucio Malan, il quale aveva pubblicato un articolo di Repubblica polemizzando con il quotidiano che, secondo lui, prima avrebbe dipinto Musk come uno squilibrato e ora come un eroe anti-Trump. «Ahimè anche nel tuo partito alcuni lo hanno dipinto come uno squilibrato e hanno tentato continui sgambetti per interessi personali. Ha prevalso l'amicizia dell'imprenditore verso il Paese aiutando quando necessario», gli ha risposto Stroppa. Sintomo che la sintonia con il partito di Meloni ormai sia ai minimi termini.

© Riproduzione riservata