Lei è Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, l’unico partito di destra all’opposizione, e condurre un’opera di piazzamento elettorale mentre il sottosegretario della Lega Claudio Durigon a un evento pubblico chiede di far tornare il nome del parco Falcone e Borsellino di Latina a quello di Arnaldo Mussolini, il fratello del “duce”, non è facile. Così sul Corriere della sera interrogata sul punto ricorda che ha cominciato a fare politica «quando fu ucciso Borsellino, non penserei di toccare il nome di un parco dedicato a lui e a Falcone».

Ma mentre «la sinistra si scandalizza» e chiede che Durigon si dimetta, lei non dimostra questo sentimento e va all’attacco col benaltrismo: Al di là del merito sull’intitolazione del parco a questa o quella personalità», risponde stando ben attenta a non specificare quale, «per quanto riguarda mozioni o dimissioni, mi sembra che abbiamo cose molto più importanti di cui occuparci. Per dire, la sinistra si scandalizza per la toponomastica e molto meno per i suoi dirigenti che a Latina sono coinvolti nello scandalo di Concorsopoli».

Feste e vie

Il sorpasso fascista di Durigon ha portato la battaglia su piazze e strade e feste dove non era ancora arrivata. Nel 2018 i capigruppo di Fdi alla Camera e al Senato Fabio Rampelli e Stefano Bertacco esultavano all’idea di intitolare a Roma una strada  a Giorgio Almirante: «Intitolare una strada a Giorgio Almirante ci riempie di gioia». Per loro il fondatore del Movimento Sociale Italiano è stato «un patriota, un grande italiano e uno dei protagonisti della storia politica nazionale. Siamo orgogliosi di aver raggiunto questo obiettivo» ed era «giusto e doveroso» rendere «onore alla memoria di una delle figure più rappresentative della storia del Parlamento italiano». Alla fine non gli è riuscito.

A più riprese portano avanti il disegno di legge per equiparare le Foibe alla Shoah: «Abbiamo il dovere di rendere giustizia ai nostri connazionali trucidati» diceva Walter Rizzetto in occasione della presentazione.

Durigon passa la parola a Matteo

Il sottosegretario Durigon, che come ricostruito da Domani sa benissimo da quale base elettorale attinge, ha avuto un modo tutto suo per farsi avanti sull’argomento, tirando in ballo il leader della Lega Matteo Salvini: «Io ti lascio la parola Matteo, questo è un popolo che nasce con una storia di coloni, i miei avi erano veneti, questa è la storia di Latina che qualcuno ha voluto cancellare con quel cambio di nome a quel nostro parco che deve tornare a essere il parco Mussolini che è sempre stato» e continua a battere sulle «radici storiche»: «Polemica sterile sulla notizia del parco Arnaldo Mussolini di Latina. Mai e poi mai penserei di mettere in discussione il grande valore del servizio prestato allo stato dai giudici Falcone e Borsellino: ciò non toglie che è nostro dovere considerare anche le radici della città».

Salvini, dal canto suo ha taciuto per giorni, finché la comparsata televisiva di turno non lo ha messo con le spalle al muro: «La sinistra chiede le dimissioni di chiunque un giorno sì e un giorno no. Fascismo e comunismo sono stati sconfitti, nella Lega non c'è nessun nostalgico del passato. Durigon è un bravissimo sottosegretario alle Finanze» ha detto il leader della Lega, a Zona Bianca su Rete Quattro mercoledì sera.

Anche per lui, che andava in giro in Sicilia con la mascherina con il ritratto di Paolo Borsellino, avere un sottosegretario che per ripristinare la memoria di Mussolini è pronto a eliminare quella della lotta antimafia, non è un problema.

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