Per lavoratori e lavoratrici autonome il welfare resta in gran parte una responsabilità personale. Maternità, malattia, cali di reddito si traducono, spesso, nella difficoltà di costruire un futuro stabile, soprattutto per le donne. È su questo squilibrio che interviene la proposta di legge presentata martedì 16 dicembre dalla vicepresidente del Partito democratico, Chiara Gribaudo, dalla segretaria Elly Schlein e dalla responsabile professioni del partito Stefania Bonaldi.

La proposta si basa sulla consapevolezza che «i lavoratori autonomi hanno diritto a una protezione sociale e a un welfare adeguato ai loro bisogni», ha detto Schlein presentando il provvedimento nella sede romana del partito. L’obiettivo del testo è «rafforzare la protezione sociale e il welfare dei liberi professionisti con una visione di insieme e un approccio integrato su diversi aspetti della protezione sociale che servono per dare una tutela sempre più uniforme, perché non devono esserci tutele minori».

Maternità

Uno dei punti centrali della proposta – strutturata in nove articoli – è la maternità. «Abbiamo scelto di mettere nei primi articoli della proposta di legge il tema della maternità e dei congedi per un motivo preciso: le donne hanno tra i redditi più bassi registrati e il gender gap è ancora un ostacolo da superare nel nostro paese», ha detto a Domani la deputata Gribaudo, prima firmataria del provvedimento.

L’obiettivo è fare in modo che la scelta di avere un figlio sia meno penalizzante per le autonome, che oggi dispongono di strumenti di sostegno più limitati rispetto alle altre lavoratrici. Infatti, come spiega il “Rendiconto di genere Inps 2024”, pubblicato a febbraio 2025, per le lavoratrici autonome «gli strumenti di conciliazione, di tutela della maternità, ma anche le tutele sociali in generale (pensiamo ai trattamenti per malattia, sospensione dell’attività lavorativa o disoccupazione) o non sono previsti all’interno del sistema obbligatorio di protezione sociale o quando esistono sono poco incisivi e utilizzati».

Allo stato attuale l’indennità per le professioniste iscritte alla Gestione separata è legata al reddito e può risultare bassa, soprattutto per chi ha carriere intermittenti. La proposta di legge del Pd introduce un importo minimo garantito. «Spesso le donne si ritrovano ad avere redditi bassi nell’anno in cui si calcola la base per l’indennizzo, abbiamo quindi pensato che fosse necessario stabilire un minimale, per aiutare le donne in condizioni di fragilità», ha spiegato ancora Gribaudo.

Il provvedimento interviene anche sul congedo parentale, stabilendo il riconoscimento dell’indennità indipendentemente dall’effettiva astensione dal lavoro. «A tutte dobbiamo garantire quel minimo che permetta a una mamma di vedersi valorizzata la contribuzione e di poter decidere con tranquillità se, quanto e come ridurre l’attività», ha aggiunto la deputata.

Secondo Gribaudo questa proposta rappresenta solo uno dei numerosi interventi necessari per sostenere le lavoratrici: «Per avere una reale parità, non solo tra madri dipendenti e madri autonome ma anche tra uomini e donne, occorrerebbero tanti altri interventi, primo fra tutti una paternità che vada oltre dieci giorni».

Sostegni economici ed equo compenso

La proposta interviene poi su sostegni economici ed equo compenso perché, come ha spiegato Gribaudo, «il tema dei salari, e in questo caso dei compensi, è cruciale, uno dei problemi più grandi della nostra economia e della nostra società».

In particolare, il testo interviene sull’Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa – il sostegno economico riservato a chi subisce un netto calo dei guadagni – e sulla disciplina dell’equo compenso, il principio che garantisce una remunerazione proporzionata al lavoro svolto. L’obiettivo è rafforzare l’efficacia e colmare le lacune della legge sull’equo compenso presentata da Giorgia Meloni e approvata nel 2023.

«Abbiamo esteso la platea delle imprese che devono pagare un compenso equo: così si riequilibrano i rapporti di forza, primo step fondamentale per il miglioramento delle condizioni di lavoro», ha detto la vicepresidente del Pd. «E per lo stesso motivo raddoppiamo la sanzione massima in caso di incarico sotto i parametri: il lavoro va pagato bene, a prescindere che sia dipendente o autonomo». Inoltre, il testo elimina la sanzionabilità a carico del professionista che accetta incarichi al di sotto delle soglie previste. «Nei rapporti con aziende grandi, partecipate, o con la pubblica amministrazione, per noi il professionista è un lavoratore in condizione di debolezza quando non addirittura di ricatto. Troviamo quindi assurdo che sia sanzionabile».

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