Tutti i leader del centrosinistra – da Elly Schlein a Giuseppe Conte fino a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli – sono andati a votare prima delle 11 di domenica mattina. L’obiettivo della vigilia, infatti, è stato quello di spingere i votanti al referendum su lavoro e cittadinanza di andare alle urne in tempo per la prima rilevazione dell’affluenza, così da incentivare gli incerti a sfruttare tutto il tempo ancora disponibile per esprimere la loro preferenza. Nessuna dichiarazione ai seggi per rispettare il silenzio elettorale, ma sui social Riccardo Magi di Più Europa, che è tra i promotori del referendum sulla cittadinanza, ha scritto: «Speriamo che i cittadini diano anche una lezione a tutti coloro che invece li hanno invitati a fare altro, a non occuparsi della cosa pubblica».

Con già una scia di polemica, di cui non sono ancora chiari i contorni: nei seggi in cui si vota anche per le comunali, gli scrutatori chiedono se si vogliono o meno ritirare anche le schede per votare per i referendum. Fenomeno simile è accaduto anche in altre città: a Roma il Comitato referendario ha scritto al prefetto e al sindaco denunciando anomalie in alcuni seggi, in particolare la richiesta preventiva da parte dei presidenti di seggio sulla volontà di ritirare le schede elettorali. «Abbiamo i nostri rappresentanti nei seggi e prendiamo nota di tutto», ha detto la segretaria dem Schlein.

I primi dati delle 12 hanno indicato che ad aver già votato è stato il 7,4 dei 51 milioni di aventi diritto. Un numero non altissimo, se si considera l’ultimo referendum del 2011 in cui il quorum è stato superato, quando i votanti alla stessa ora avevano superato l’11 per cento.

Nella seconda rilevazione sui votanti delle ore 19, invece, la percentuale è arrivata al 16. Nel 2011, era stata del 30 per cento.

Alla fine della prima giornata, l’affluenza alle 23 è intorno al 22,5 per cento, nel 2011 era stata del 41. C’è ancora tempo per votare, i seggi rimarranno aperti fino alle 15 di lunedì 9.

Numeri che rendono l’obiettivo del quorum difficilissimo, tuttavia il dato è incoraggiante perché l’esito referendario inizi a incrinare le certezze del centrodestra. Comparando l’andamento delle precedenti consultazioni, infatti, e tenendo conto che i primi dati non tengono in considerazione i votanti dall’estero, una stima dell’affluenza finale si aggira tra il 31 e il 36 per cento, secondo You Trend.

Se così fosse, una prima scommessa del Pd sarebbe vinta: la soglia psicologica fissata alla vigilia era il superamento dei 12,3 milioni di voti conquistati da Giorgia Meloni alle passate politiche, pari a circa il 25 per cento. Con questi dati sarebbe a portata di mano anche la vera speranza dei dem e della Cgil, promotrice e mobilitata in particolare per i quesiti sul lavoro: superare il 35 per cento. In questo caso, secondo il centrosinistra, una vera avvisaglia d’allarme dovrebbe suonare a palazzo Chigi. Sul fronte del centrodestra, invece, la posizione rimane quella di non parlare del referendum, limitandosi a dire che – se non raggiungerà il quorum – il risultato sarà stato nullo. Eppure, un effetto politico ci sarà certamente, anche solo nel pesare le forze dei rispettivi schieramenti.

I ballottaggi

In alcune città, accanto al referendum, i cittadini sono chiamati anche a votare per i ballottaggi delle elezioni comunali. Gli occhi sono puntati in particolare su Taranto, dove si sfidano Piero Bitetti per il centrosinistra e Francesco Tacente, sostenuto da liste civiche e dal centrodestra. Al primo turno Bitetti ha ottenuto il 37 per cento contro il 26 per cento di Tacente. In vista del ballottaggio, il centrodestra – che correva diviso – si è compattato su Tacente, mentre Bitetti ha incassato il sostegno esterno del M5S.

Anche Matera è attenzionata: nella città dei Sassi si sfidano il consigliere regionale del Pd, ma senza simbolo dem, Roberto Cifarelli e l’ex direttore dell’Apt Basilicata, Antonio Nicoletti per il centrodestra. Al primo turno, Cifarelli ha ottenuto il 43,5 per cento, Nicoletti il 37 per cento. Inevitabilmente in queste città – in tutto sono 13 i comuni al secondo turno – anche i numeri dell’affluenza al referendum saranno più alti che altrove.

Tutti questi risultati, con le dovute proporzioni, saranno necessari ad entrambi gli schieramenti per ponderare le proprie scelte e valutare i candidati in vista delle regionali d’autunno in Veneto, Puglia, Toscana, Campania e Marche. Per ora a navigare in acque più agitate è il centrodestra, dove manca l’accordo tra i leader in particolare in Veneto, regione in cui la vittoria è data per certa e di cui la Lega vorrebbe mantenere la guida. Anche i risultati di questo referendum saranno utili a pesare le forze del centrosinistra, regione per regione. Non a caso, tra gli alleati di governo, si ripete che il vertice in vista delle regionali dovrà svolgersi proprio questa settimana.

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