Matteo Renzi ha convocato una conferenza stampa al Senato per parlare ancora una volta dell’incontro con l’ex dirigente dei servizi segreti Marco Mancini all’autogrill di Fiano Romano, e del segreto di stato opposto dalla dirigente dei servizi segreti Elisabetta Belloni durante un interrogatorio difensivo di Mancini. L’evento a Palazzo Madama è arrivato lo stesso giorno in cui è stata pubblicata l’edizione aggiornata del suo bestseller “Il mostro”, e a tre giorni dall’avvio del processo che vede il senatore ed ex presidente del Consiglio imputato per finanziamento illecito ai partiti. Sia sul caso Mancini-Renzi, emerso grazie alla trasmissione Rai Report, sia sulla Fondazione Open il libro si sofferma con dovizia di particolari offrendo per esteso la versione di Renzi.

Le accuse a Report

Sigfrido Ranucci (Foto Stefano Colarieti/LaPresse)

L’attacco a Report è stato dichiarato. Il senatore ha deciso che denuncerà la violazione del segreto istruttorio per quanto riferito sui social dal presentatore Sigfrido Ranucci: cioè che il silenzio di Belloni non c’entra niente con il video dell’incontro all’autogrill. Incontro che il leader di Italia viva continua a giustificare il fatto che Mancini gli avrebbe portato dei wafer Babbi.

Mentre Renzi si dimostra allarmato, Ranucci ha spiegato che non c’entra niente: «Non è stato posto alcun segreto di stato sulla vicenda dell'autogrill. È stato Mancini a chiedere di indagare per presunta violazione del segreto di stato – ha detto Ranucci-. Quello posto dalla dottoressa Belloni è il segreto sulle risposte alle domande poste da Mancini in merito alle dinamiche interne del servizi di sicurezza che nulla hanno a che fare con i contenuti del servizio di Report».

L’ex presidente del consiglio continua a non dire chi gli abbia riferito che Belloni quest’estate ha deciso di non rispondere ad alcune domande durante l’interrogatorio. Ieri ha raccontato di esserne venuto a conoscenza perché «nella colonnina degli status di Whatsapp vedo qualcuno che condivide un articolo del Fatto Quotidiano scrivendo: questa è la spiegazione all’eventuale polemica sull’opposizione al segreto di stato. Che ho screenshottato e conservato». Articolo del Fatto che si riferiva invece al caso Renzi-Mancini.

Il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Antonio Mantovano, ha detto con chiarezza che l'opposizione del segreto di stato è stata chiesta per tutelare l’operato dei servizi ed è stata confermata dal presidente del Consiglio nel giugno 2022. Renzi però si tiene alla lontana dal criticare l’ex premier: «Non ho nessun elemento da contestare a Mario Draghi»

Fondazione Open

La conferenza stampa di oggi è solo l’inizio. Parallelo al caso Mancini, si snoda il processo per la Open, che lo stesso Renzi ha annunciato partirà venerdì. Imputata con lui anche la deputata di Italia viva, ex Pd, Maria Elena Boschi, presente in sala. Le dichiarazioni di Renzi sui pm del procedimento hanno fatto reagire l’Anm: «Ingiustamente additati come autori di condotte “eversive” e “scandalose”, nonché di tesi accusatorie “farneticanti” e “strampalate”».

Dallo scontro con l’Anm a Report, Matteo Renzi, che fa parte del Terzo Polo guidato da Carlo Calenda, riguadagna la scena. Renzi in realtà è già intervenuto con ampiezza durante la votazione del presidente del Senato Ignazio La Russa con i voti dell’opposizione, allo stesso modo durante l’assemblea a Palazzo Madama per il voto di fiducia, ma per lui non è abbastanza, visto che ha dichiarato che è pronto a tornare in politica «in prima persona»: «Se qualcuno pensasse che di fronte a tutto quello che è successo uno come me si impaurisce o si ferma, ha sbagliato persona». E ha annunciato un’interrogazione al ministro della giustizia Carlo Nordio sui Pm del caso Open.

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