Matteo Renzi sente «puzza di bruciato» e non gli sono bastate le molte interviste concesse nel week end, su Facebook pubblica un video con un nuovo ultimatum al Pd: o la legge Zan si cambia o cadrà al Senato. «In vista del voto, una parte dei senatori si prepara ad affossare la legge a scrutinio segreto. E non sono i senatori di Iv – certo io non so se tutti voteranno allo stesso modo, lo auspico».

Renzi, sospettato numero uno di voler far cadere la legge per fare un dispetto a Enrico Letta che su questo testo ha puntato molto, prova a deviare i sospetti su dem e grillini. «Ci sono divisioni interne sia al Pd sia al 5s.Troviamo una soluzione altrimenti facciamo finta di niente e per altri dieci anni non se ne parla più. Troviamo un compromesso serio e buono o si va alla conta e va come deve andare».

Renzi con mossa furba propone di riesumare il testo della legge proposta da Ivan Scalfarotto, bocciato dalle destre. Il sottosegretario agli interni per ora tace. Il fatto è che Scalfarotto è uno dei più esposti a fianco di Alessandro Zan sul nuovo testo. «Io dico evitiamo il pericolo: con la Scalfarotto siamo certi di passare...Pensateci bene voi che sputate sentenze, noi stiamo cercando di salvarla la legge».

È vero che nelle riunioni di gruppo almeno due piddine, Valeria Fedeli e Valeria Valente, hanno espresso dubbi sulla legge, anche davanti a Enrico Letta, in linea con le posizioni di alcune femministe contrarie alla definizione «identità di genere» e alla presenza dell’aggravante per misoginia. Quanto ai Cinque stelle, il caos dei parlamentari si riverbera anche nel gruppo del senato che però fin qui aveva raccolto le firme per il passaggio immediato del testo in aula, anche senza relatore, visto l’ostruzionismo di fatto della Lega in commissione. Renzi cerca di sviare dai suoi il sospetto di essere franchi tiratori. E sa anche che il voto segreto in aula spesso tanto segreto non è: basta fare qualche calcolo per capire da chi arriva il colpo a viso coperto.

Dopo tanta esposizione mediatica il leader di Italia viva torna su Facebook perché, racconta, ha ricevuto minacce di morte e critiche. E invece vuole raccontare per l’ennesima volta di aver fatto approvare le unioni civili, nel 2016 ai tempi del suo governo, trovando una mediazione con le destre, e cioè cancellando l’adozione del figlio del partner che registrava la contrarietà delle destre. Ma poi, per ottenere il sì del parlamento, il suo governo fece apporre un voto di fiducia. Cosa impensabile oggi con Mario Draghi al Palazzo Chigi. Il presidente del consiglio ha già detto che sarà il parlamento a decidere. 

Renzi alza i toni, in un crescendo mediatico in curiosa coincidenza con il lancio del suo ultimo libro, Controcorrente. Il 13, quando dovrebbe partire la discussione generale nell’aula del senato, è proprio il giorno in cui il saggio sbarca in libreria. 

Il segretario Pd in queste ore ripete che la linea è «andare in aula, e lì ciascuno si prenderà le sue responsabilità». E sull’ennesima esternazione di Renzi non ha dubbi: «Si sta precostituendo un alibi» in caso di bocciatura della legge. O di vittoria di qualche emendamento gradito alle destre. Alle tre riunione dello stato maggiore dem per fare un punto. Domani alle 11 la riunione del tavolo di maggioranza sugli emendamenti presentati da Italia viva. E nel pomeriggio il voto sulla calendarizzazione del testo. A cui Renzi annuncia che comunque voterà sì, andrà in aula per farlo anche personalmente. Cosa che non gli impedirà di trattare con la Lega. 

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