Palazzo Chigi non bada a spese per le consulenze sotto la gestione Meloni. Le voci degli esborsi ammontano a una cifra di circa 3 milioni e mezzo di euro. Soldi impiegati per retribuire lo staff chiamato alla presidenza del Consiglio dalla premier, dai due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, e dalla schiera di ministri senza portafoglio e sottosegretari. Una somma che potrebbe lievitare, come insegnano le esperienze passate, a causa dell’ampliamento degli uffici. Di sicuro il leader della Lega e il coordinatore nazionale di Forza Italia, rispettivamente ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e ministro degli Esteri, hanno scaricato sostanziosi costi su Palazzo Chigi.

A tutta comunicazione

Un capitolo che drena molte risorse è quello della comunicazione: oltre 500mila euro vengono investiti per avere a disposizione vari professionisti, tra cui spicca la storica portavoce di Giorgia Meloni, Giovanna Ianniello, a cui è stata conferito l’incarico di coordinatrice degli eventi di comunicazione. Nel team di comunicatori, tra gli altri, figurano Fabrizio Alfano, già portavoce di Gianfranco Fini e volto noto nella sala stampa di Montecitorio nelle vesti di caporedattore del politico all’Agi, e il giovane guru (appena 31enne) dei social, Tommaso Longobardi.

E, nonostante il mezzo milione messo a bilancio, le indiscrezioni raccontano di malumori sui risultati in materia di comunicazione. Sempre nello stesso ambito, Salvini ha voluto con sé a Palazzo Chigi Matteo Pandini, che ricopre le medesime mansioni al Mit. Il giornalista e scrittore ha pubblicato in passato il libro agiografico del leader leghista Secondo Matteo. Follia e coraggio per cambiare il Paese.

I ripescati

Tra la schiera di consulenti non mancano ex parlamentari o dirigenti di partito non eletti nella nuova veste di collaboratore a Palazzo Chigi, insieme a nomi spesso estranei alla politica. Il caso singolare è quello del regista Pupi Avati, che ha accettato di collaborare a titolo gratuito con Tajani come «consigliere per le tematiche afferenti al settore della cultura». Ma altri non si sono limitati alla consulenza pro bono. Il coordinatore degli azzurri ha voluto al suo fianco Sestino Giacomoni, deputato nella scorsa legislatura e da sempre fedelissimo di Silvio Berlusconi.

Alle ultime elezioni è stato candidato in una posizione pressoché ineleggibile e infatti non è riuscito a tornare in parlamento. Per lui è arrivata la consolazione della nomina a «consigliere per la politica economica e imprenditoriale» di Tajani per 50mila euro annui.

Una situazione affine a quella di Maria Spena, che fino allo scorso mese di ottobre sedeva tra i banchi di Montecitorio nel gruppo di Forza Italia. Anche lei si è presentata alle Politiche con poche chance di essere eletta. Il risultato, infatti, non è stato centrato: adesso è a Palazzo Chigi per una remunerazione di  40mila euro all’anno con lo scopo di coadiuvare il vicepremier sulle «tematiche afferenti alle filiere produttive, alle politiche della formazione e sociali».

Leggermente diversa la traiettoria di Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico, piccolo paese in provincia di Avellino: non è stato mai in parlamento, ma come Giacomoni e Spena era candidato il 25 settembre. Adesso è «consigliere per le politiche degli enti locali profili di attuazione della programmazione della Ue» di Tajani. Lo stipendio risulta ancora in via di definizione.

Alla presidenza del Consiglio è stato assunto, fino alla cessazione del mandato del vicepremier, inoltre, l’ex calciatore Giuseppe Incocciati, già assessore per Fi al Comune di Fiuggi e candidato nel 2018 nelle liste azzurre. Percepirà 30mila euro per seguire le questioni di sport e giovani per conto del coordinatore del suo partito.

Il ministro del Sud Nello Musumeci ha invece voluto come capo ufficio stampa, per 80mila euro all’anno, Carmelo Briguglio, parlamentare per tre legislature.

L’ultimo mandato è cessato nel 2013, quando aveva abbracciato la causa di Futuro e libertà, fondato da Fini. Successivamente si è iscritto al movimento politico dell’ex presidente della Regione Sicilia, che lo ha premiato riportandolo a Roma.

Tra le curiosità c’è un volto mediatico, il docente di diritto costituzionale, Alfonso Celotto, spesso in tv nel ruolo di tecnico. Attualmente è consulente della ministra delle Riforme, Elisabetta Casellati, per 200mila euro all’anno. Una remunerazione che alla presidenza del Consiglio è seconda solo a quella del capo di gabinetto di Meloni, Gaetano Caputi (221mila euro).

Scontri e progetti

C’è poi, all’interno degli staff, uno scontro di potere riguardo alla diplomazia. È il caso del consigliere diplomatico della presidenza del Consiglio, Franco Talò, e dello sherpa per il G7 e G20 Luca Ferrari, molto vicino al senatore di Fratelli d’Italia, Giulio Terzi di Sant’Agata, e forte della sua funzione di ambasciatore in Cina.

Una posizione privilegiata per aiutare Meloni a definire il perimetro dei rapporti con Pechino. E che la presidente del Consiglio sia attenta alla questione emerge dalle consulenze assegnate, per una durata limitata fino al dicembre scorso, a consiglieri militari e diplomatici.

Infine c’è il progetto di Giovambattista Fazzolari: al momento conta su solo due collaboratori, un capo segreteria tecnica e un segretario particolare. Tuttavia, secondo quanto si apprende starebbe lavorando a rafforzare la squadra intorno a sé per creare una sorta di think tank per supportare la premier nell’attività di governo e affrontare i futuri problemi. Resta da capire se sarà indipendente o farà capo a Palazzo Chigi.

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