Un legittimo impedimento. È ciò che garantirà a Ruggero Razza, ex assessore alla Sanità della Regione Siciliana e attuale candidato alle elezioni europee nella lista di Fratelli d'Italia, di affrontare le ultime settimane di campagna elettorale senza il peso di dover gestire un possibile rinvio a giudizio in un procedimento penale che lo vede accusato di avere spinto affinché una selezione all'interno della sanità siciliana venisse pilotata.

La decisione di spostare l'udienza preliminare, che si sarebbe arrivata dovuta tenere mercoledì 15 maggio, è stata presa dal gup del tribunale di Catania Carlo Cannella. Il giudice ha accolto l'istanza presentata dal difensore di Razza, Enrico Trantino. Quest'ultimo, oltre a essere avvocato, è anche l'attuale sindaco di Catania. Con Razza condivide lo studio legale, ma anche l'appartenenza a Fratelli d'Italia, a cui Trantino è approdato dopo essere cresciuto nelle file dell'Msi.

La replica del legale

L'esame della posizione di Razza, la cui carriera politica è avvenuta all'ombra dell'attuale ministro della Protezione civile Nello Musumeci, è stata rimandata al 18 giugno, quando l'esponente di Fratelli d'Italia saprà già se per i prossimi cinque anni a Bruxelles ci sarà spazio anche per lui o meno. I verdetti delle elezioni europee, infatti, arriveranno già la notte del 9 giugno.

«Il fatto che l'udienza sia stata rimandata a una data successiva al voto è un caso. La richiesta di rinvio nasce dall'impossibilità, sia del sottoscritto che di Razza, di partecipare all'udienza di mercoledì e la contemporanea richiesta del mio assistito di rilasciare dichiarazioni spontanee al giudice», commenta Trantino, contattato telefonicamente da Domani.

Le accuse

Il caso favorevole consentirà al candidato di Fratelli d'Italia di tenere lontane, ancora per un mese, le ombre che, nella primavera dello scorso anno, si sono addensate attorno ai rapporti che, a cavallo tra il 2020 e il 2021, quando era assessore della giunta Musumeci, per i magistrati Razza avrebbe intrattenuto – per il tramite di due suoi stretti collaboratori – con i coordinatori di un progetto promosso dal Policlinico di Catania e finanziato con i fondi del Piano sanitario nazionale.

Nello specifico, l'allora assessore regionale sarebbe stato l'istigatore della procedura di selezione di un esperto nell'elaborazione di report. Ad aggiudicarsi l'incarico da 10mila euro annui fu poi il nipote di Dino Fiorenza, politico siciliano con un passato da deputato all'Ars e vicino all'allora governatore Raffaele Lombardo. «Risultato vincitore unicamente perché raccomandato da Razza», si legge nelle carte dell'indagine in cui finirono coinvolti un altro componente della giunta regionale guidata da Musumeci e uno degli assessori della giunta comunale che all'epoca faceva capo a Salvo Pogliese, poi sospeso da sindaco per una condanna in primo grado per peculato e oggi senatore di Fratelli d'Italia.

«Ti faccio vedere la lista della spesa». Parlavano così Ezio Campagna e Aldo Missale, il primo medico odontoiatra e il secondo funzionario dell'università di Catania. I due, responsabili della gestione del progetto, avrebbero avuto l'onere di gestire le molteplici segnalazioni provenienti dai politici di diverso rango.

Un compito non semplice, tenendo conto dei molteplici appetiti che, nella ricostruzione fatta dagli inquirenti, andavano soddisfatti. Tra questi, appunto, ci sarebbero state le richieste provenienti da Razza. «Noi dobbiamo gratificare», è una delle frasi pronunciate da Campagna, che a ottobre scorso ha patteggiato una pena a tre anni e nove mesi.

L'assessore alla Sanità avrebbe incaricato in momenti diversi i propri collaboratori di veicolare i propri desiderata. In un primo momento, la richiesta avrebbe riguardato un dentista originario del Trapanese. Poi, a fronte di difficoltà nel piazzare il professionista all'interno di uno dei progetti finanziati con i fondi statali, la raccomandazione sarebbe stata dirottata sul nipote di Fiorenza.

Dalle intercettazioni, tuttavia, emerge che i due responsabili del progetto in un determinato momento avrebbero pensato di dover trovare posto per entrambe le figure. Un compito non semplice, considerato la lunga lista di segnalatori. «Mi hai dato la coperta, ma ora questa coperta è stretta stretta», ragionava Campagna.

L’altro processo

Nel caso dovesse rinviato a giudizio, per Razza si tratterebbe del secondo processo. L'ex assessore, infatti, è attualmente alla sbarra al tribunale di Palermo per il reato di falso ideologico e materiale commesso da assessore nella fase più acuta della pandemia di Covid-19.

Insieme ai vertici del dipartimento regionale alla Salute, secondo la tesi dei magistrati, Razza avrebbe contribuito a contraffare la trasmissione al ministero dei dati relativi all'andamento dei contagi in Sicilia, con l'obiettivo di evitare che l'isola finisse in zona rossa.

«Spalmiamoli un poco», è la frase pronunciata da Razza relativa al numero dei morti da conteggiare.

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