Mentre la Germania e gli Stati Uniti mandano i carri armati per sostenere l’esercito ucraino nella decisiva battaglia terrestre contro la Russia, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno fatto di tutto per rimettere in discussione la linea del governo italiano di appoggio a Kiev.

Nella conferenza stampa, il presidente americano Joe Biden ha detto che Stati Uniti ed Europa sono “totalmente uniti” nel sostegno all’Ucraina. Nella giornata ha telefonato al cancelliere tedesco Olaf Scholz, al presidente francese Emmanuel Macron, e anche alla premier italiana Giorgia Meloni.

Nel suo discosto Biden ha citato anche l’Italia che sta inviando a Kiev “artiglieria”. Un termine che ha una accezione molto diversa, e offensiva, rispetto a quelli che usa il governo Meloni nella sua comunicazione ufficiale che è sempre centrata su “sistemi di difesa” o “tecnologie militari” e altri eufemismi per indicare che gli aiuti militari italiani alle truppe del presidente Volodomyr Zelenski servono a resistere ai russi ma non a contrattaccare.

Il parlamento ha appena votato a favore del decreto che proroga fino al 31 dicembre la possibilità per il governo di inviare armi a Kiev attraverso atti interministeriali, cioè senza passare dallo scrutinio delle Camere. Nel centrosinistra molti hanno iniziato a protestare, da Articolo 1 a Paolo Ciani, eletto con il Pd ed esponente del movimento cattolico Demos.

I dettagli del sesto pacchetto di supporto atteso nelle prossime settimane continueranno quindi a essere secretati, come sempre. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ne ha parlato in audizione al Copasir, il comitato parlamentare che vigila sull’intelligence, ma anche l’audizione è secretata.

Varie fonti confermano che l’attesa molto più lunga del previsto per il decreto sul sesto pacchetto e la prudenza semantica sulla natura del supporto del governo Meloni a Kiev si devono al fatto che Lega e Forza Italia stanno continuando a tenere le posizioni filorusse che hanno sempre caratterizzato i loro leader Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Non tanto in parlamento, dove restano allineati con la maggioranza, ma nelle interlocuzioni dirette all’interno del governo.

In questi giorni Berlusconi – che ancora pochi mesi fa diceva «la guerra è colpa di Zelensky» – e Salvini, leader di un partito ancora formalmente gemellato con la putiniana Russia Unita, hanno fatto pressioni sul ministro della Difesa Guido Crosetto perché il pacchetto di aiuti militari venisse rimesso in discussione.

Incidente diplomatico

Ukrainian soldiers sit on top of an APC during combat training in Zaporizhzhia region, Ukraine, Tuesday, Jan. 24, 2023. (AP Photo/Kateryna Klochko) Associated Press/LaPresse EDITORIAL USE ONLY/ONLY ITALY AND SPAIN

La notizia è arrivata agli americani che non hanno affatto gradito, specie in un momento così delicato nel quale si costruiva il delicato incastro diplomatico che consentiva a Scholz di inviare i tanto sospirati Leopard senza farla sembrare una mossa unilaterale tedesca, ma coordinata con quella di Washington che ha spedisce in Ucraina i suoi arri armati Abrams.

Mentre sull’asse tra Germania e Stati Uniti si decide un salto di qualità nel sostegno militare, a Roma si consuma l’ennesima tensione tra le doppie anime della maggioranza di governo, quella filorussa di Lega e Forza Italia e quella atlantica di Fratelli d’Italia, partito in perenne ricerca di legittimazione tra Casa Bianca e Bruxelles.

Il ministro Crosetto in questo caso ha retto e respinto le pressioni. Fonti di Fratelli d’Italia provano a ridimensionare ma confermano la differenza di vedute e dicono che c’è stato bisogno di spiegare e convincere leghisti e forzisti della necessità di tenere una linea ferma sull’Ucraina.

Una nota di palazzo Chigi ribadisce che, nei colloqui telefonici con Biden, Macron, e Scholz e Meloni, «i leader hanno ribadito l’importanza di una costante forte coesione tra alleati nel continuare a fornire assistenza a Kiev a 360 gradi».

Resta il fatto che Giorgia Meloni è uno dei pochi capi di governo della coalizione a sostegno di Zelensky a che non è ancora andata a Kiev, nonostante i ripetuti annunci. Forse, prima di pacificare l’Ucraina, deve pensare a gestire le ostilità dentro la maggioranza.

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