Le Sardine tornano in banco, ma i posti liberi non mancano. C’erano poco meno di 200 persone alla manifestazione di sabato in piazza Santi Apostoli, a Roma. Un flash mob dal titolo «Stand by me: vicinə per un mare di diritti» con cui il movimento bolognese è tornato in piazza dopo una lunga assenza, su cui hanno pesato i due anni e mezzo di pandemia.

Con le elezioni alle porte e la probabile vittoria della destra, le Sardine si sono sentite «tirare la giacchetta dalla storia» e si sono riunite nella tradizionale piazza dell’Ulivo, dove martedì il Partito democratico ha aperto la campagna elettorale. Lo stesso posto dove il M5s chiuderà la campagna il 23 settembre, preceduto di un giorno da Fratoianni e Bonelli.

Una piazza lunga e stretta che assicura un effetto scenografico anche con 2-3mila militanti. Ma i numeri delle Sardine, sabato, erano molto inferiori. Sono lontani i fasti di piazza Maggiore a Bologna, tre anni fa, quando il movimento risultò determinante per la sconfitta della Lega in Emilia-Romagna.

Con una piazza più vuota che piena, su cui può aver influito lo sciopero dei treni di venerdì, l’inizio della manifestazione viene posticipato di un’ora. Gli organizzatori dicono che non si aspettavano più persone («Vogliamo solo fare rete mentre gli altri hanno paura di scendere in piazza»), ma la delusione serpeggia tra gli attivisti: «Oggi va così ma domani ci facciamo sentire: parlano tutti di partecipare ma quando arriva il momento se ne stanno a casa», lamentano parlottando tra loro.

Una piazza per pochi

Oltre ai militanti del movimento, in piazza ci sono coppie di sessantenni e qualche gruppo di ragazze. In un angolo il tavolino con i gadget: cartoline, mini bandiere con i pesciolini e il pamphlet scritto dai quattro fondatori, Le Sardine non esistono.

Qualcuno mostra un foglio con i diritti che gli stanno più a cuore: «Diritto alla medicina di territorio», ha scritto una coppia venuta da Bologna. «Diritto alla salute, per la tutela delle malattie invisibili», si legge su un cartello in seconda fila. All’improvviso scattano le note di Bella ciao e tutti si mettono a ballare. «This is so funny», dice un gruppetto di turisti di passaggio.

Con la manifestazione di sabato le Sardine hanno aperto al mondo dell’associazionismo, chiamando a raccolta il popolo anti Meloni: «In questa campagna elettorale manca la partecipazione dal basso, questa è l’unica piazza non partitica», hanno detto Valentina Perna e Tiziano Rea da un piccolo palco con furgoncino. «Vogliamo ritrovarci e riabbracciarci, in un incontro che metta in risalto la bellezza dell’essere uniti». È il linguaggio classico delle Sardine, radicalità e buoni sentimenti.

Sul web la campagna di crowdfunding per finanziare l’evento ha raccolto quasi 2mila euro (su un obiettivo di 5mila), mentre sui canali social del movimento è stata diffusa «l’agenda delle Sardine», una lista di «temi inderogabili di cui la sinistra deve occuparsi».

L’accento ricade soprattutto sui diritti civili, con molte proposte identitarie. Tra i punti del documento ius scholae e ius soli e l’abrogazione dei decreti Salvini, il conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki e l’applicazione del Manifesto collettivo sulla cannabis, oltre al «riconoscimento identitario» per le persone trans e alla tutela di rom e sinti.

«Un’Italia a guida Meloni premierebbe gli italiani, i ricchi, i non deviati, mentre i fragili e i diversi resterebbero emarginati», ha detto Perna. «La vittoria della destra – un esito che ai piedi del palco quasi tutti danno per scontato – rappresenta un rischio per la democrazia». Da qui l’idea di portarsi avanti e costruire presìdi dal basso, in vista del prossimo autunno.

Diritti civili e sociali

Le Sardine hanno presentato un’agenda all’insegna dei diritti, che pone il movimento bolognese in continuità con il Pd e con la galassia radicale: i diritti delle donne e dei disabili, lo ius scholae e la sicurezza sul lavoro, ma anche l’eutanasia e la cannabis legale. «Attualmente facciamo rete con realtà che si occupano di diritto allo studio e al lavoro, dei diritti della comunità Lgbt», spiegano dal comitato esecutivo.

La piazza di sabato ha mostrato attenzione per le istanze sociali e un minor appiattamento sui diritti civili: si è parlato di salario minimo e dazi ambientali, patrimoniale e redistribuzione; dopo un generico «stop alle spese militari», è stata letta una lettera degli ex dipendenti della Whirlpool di Napoli. Rispetto alle Sardine «di prima generazione», si è vista una crescente sintonia con i temi e i toni di Verdi e Sinistra.

L’invito delle Sardine è stato accolto da una dozzina di associazioni, alcune già affermate e altre meno conosciute. Sul palco si sono alternati Antonella di Meglio Legale e Paolo del centro sociale Spin Time, Elisa di Differenza Donna e Davide di Papà Pinguino (che sostiene l’estensione del congedo di paternità). Wikimafia e Rinascimento Green, la ong ResQ e Affetti Oltre il Genere: tutti lì per sostenere «i valori dell’antifascismo, dell’inclusività e dell’alterità».

Tra i più applauditi un intervento a favore dello ius soli: «Veniamo usati in campagna elettorale ma poi si dimenticano di noi», ha detto Insaf Dimassi, modenese di 25 anni. «Mi hanno chiesto di candidarmi ma non ho potuto perché per la legge non sono italiana».

Il tramonto di Santori

All’appuntamento in piazza Santi Apostoli ha dato forfait Mattia Santori, cofondatore e volto mediatico del movimento. Eletto consigliere comunale a Bologna con il Pd, negli ultimi tempi è rimasto in posizione defilata: «Sta facendo il suo percorso...», spiegano gli attivisti.

La sua assenza segna un cambio di passo rispetto alle Sardine delle origini, con delle novità a livello organizzativo. Se nel comitato direttivo sono rimasti i quattro fondatori (Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Santori e Giulia Trappoloni), è stato nominato un nuovo comitato esecutivo che gestisce gli incontri e gli eventi sui territori. Dalle Sardine è invece uscita Jasmine Cristallo, già portavoce e volto tv.

Era stato proprio Santori, a metà agosto, ad escludere un ritorno delle Sardine. Poi i piani del gruppo sono cambiati, ma a ridimensionare la portata dal flash mob sono gli stessi organizzatori: «L’effetto Sardine non può più scattare, il campo della sinistra è diviso e con questa legge elettorale non ci possono essere effetti sul voto». Tra la gente in piazza prevale un certo realismo, se non rassegnazione, sull’esito delle elezioni. Non resta che gettare le basi per il futuro, dal 26 settembre in poi.

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