Nell’attesa che si compongano definitivamente le liste e che tornino i manifesti con i “faccioni” nelle città, la campagna elettorale è già iniziata sui social, soprattutto per alcuni partiti, con in testa il Pd.

Le inserzioni a pagamento su Facebook e Instagram sono ormai un consolidato strumento di propaganda. «Il settore della comunicazione digital è maturo, è un sistema integrato con gli altri media», dice Giovanna Cosenza, docente di storytelling e semiotica dei nuovi media all’università di Bologna. Insomma, i messaggi sui social sono in linea con quello che viene detto nelle interviste sui giornali o davanti a una telecamera.

La strategia di Meloni

Una conferma di questa tendenza arriva dal fatto che Fratelli d’Italia si stia limitando a gestire l’ordinario. Almeno per ora. La pagina della sua leader non ha previsto post sponsorizzati, cercando di accrescere il traffico organico, quello spontaneo, puntando sulla popolarità di Giorgia Meloni e sulla viralità dei messaggi diffusi. I numeri sono risibili anche per la fan page del partito, che ha speso appena 98 euro.

«Meloni è stata finora la più brava a gestire la comunicazione. Certo, si avvantaggia del fatto di essere stata all’opposizione del governo di unità nazionale. Ma ora ha cambiato registro, prova a parlare ai moderati, ha finito con le sparate urlate», commenta Cosenza. Stessa strategia è quella del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che al momento ha deciso di non attingere da alcun budget, facendo leva su una community di fedelissimi in cui ci sono molti utenti fidelizzati.

Pd in testa alle spese

Altre forze politiche hanno deciso di puntare con forza sui social. Secondo i dati riferiti da Facebook, infatti, il Pd ha investito in maniera massiccia per un totale di 12.845 euro in una settimana, confermando la necessità di recuperare il gap segnalato dai sondaggi. In media 1.835 euro al giorno. Un dato che lo colloca al secondo posto in assoluto, in Italia, tra tutti gli inserzionisti dei social di Mark Zuckerberg.

Alcuni post a pagamento del Partito democratico promuovono varie card con le proposte da illustrare in campagna elettorale, come quella sul «mese di stipendio in più», attraverso gli sgravi sui salari, e un’altra sulla battaglia contro i «finti stage». Non mancano, però, gli appelli a unirsi alla pagina Facebook e anche gli attacchi agli avversari, tra cui al leader di Azione Carlo Calenda. In questo caso è stata pubblicata una foto che lo ritrae insieme a Letta e la frase «onore è rispettare la parola data», in riferimento alla rottura del patto.

Il Pd, comunque, usa la pagina ufficiale del partito per la campagna elettorale, visto che il segretario, Enrico Letta, non ha speso nemmeno un centesimo in questa settimana. «È ovvio che per una comunicazione efficiente non basta la quantità di investimenti», dice Cosenza, evidenziando quindi la necessità di lavorare sulla qualità della comunicazione. In questo senso, «Letta può giocare la sua partita. Deve saper trasmettere un messaggio che possa andare oltre le solite divisioni interne».

Gli slogan di Salvini

Diversa, invece, la strategia di Matteo Salvini, che punta sul brand personale. L’esborso negli ultimi sette giorni è di 4.475 euro sulla propria pagina. Altri 1.048 euro sono stati messi in conto sulla fan page della Lega per una somma che supera i 5.500 euro.

I post a pagamento di Salvini sono per lo più card di impatto immediato: l’immancabile «Stop sbarchi» e pro «flat tax», ma abbondando gli inviti a «mandare a casa» vari esponenti del centrosinistra, come il segretario Letta, la capogruppo al Senato del Pd, Simona Malpezzi e il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Dal punto di vista delle spese, Partito democratico e Lega distanziano nettamente la concorrenza. Gli altri partiti sono ancora in stand-by. Matteo Renzi, in attesa di capire il quadro di alleanze, ha investito appena 300 euro per veicolare un solo post che attacca la strategia del Pd. «Anche i dem si alleano con chi ha fatto cadere Draghi», si legge nel testo. Sostanzialmente ferma Italia viva, che pure nel mese di luglio ha speso ottomila euro di sponsorizzazioni per promuovere la petizione a favore del presidente del Consiglio Mario Draghi.

Nonostante l’iper attivismo sui social, invece, il leader di Azione Carlo Calenda non ha messo in cantiere una campagna con post a pagamento.

La competizione, insomma, è solo agli esordi. In generale, conclude Cosenza, «le persone ancora sono in ferie e l'impatto della comunicazione è ancora relativo. Davanti c’è un mese decisivo, perché sappiamo che la decisione dell’elettore matura nelle ultime settimane».

© Riproduzione riservata