«Signori Pubblici Ministeri, ad integrazione dell’interrogatorio che rendo in data odierna, deposito questo mio scritto con il quale è mia intenzione spiegare le linee politiche e morali che, da quanto ho assunto l’onore di guidare Regione Liguria, hanno sempre informato l’attività perseguita dalla Giunta regionale nella unica prospettiva di servire il bene e l’interesse comune dei cittadini liguri e delle loro istituzioni». Inizia così la memoria depositata dagli avvocati del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, ristretto ai domiciliari nell’inchiesta che lo vede indagato per corruzione.

Il governatore non si è sottratto e ha risposto alle oltre cento domande rivoltegli dai pubblici ministeri della procura di Genova. Ma cosa dice la memoria di 17 pagine depositata all’esito dell’interrogatorio?

Ecco la memoria integrale

La difesa di Toti

Toti parte da una necessità che sente urgente, quella di «restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare».

In premessa precisa che tutto è stato votato all’interesse pubblico e anche i rapporti con gli imprenditori, corruttivi secondo l’accusa, erano finalizzati alla crescita delle attività economiche del porto per una ricaduta sull’intera Liguria dei benefici. Sui finanziamenti ricevuti dagli imprenditori, Aldo Spinelli in primis, in cambio di corsie preferenziali e agevolazioni Toti replica così: «Aziende e persone fisiche sostenitrici della mia propria parte politica sono state ascoltate esattamente come soggetti notoriamente con orientamenti politici diversi o politicamente non esposti (...) Una rapida analisi della mia agenda quotidiana basterà a darne conferma».

Nello specifico cosa risponde? Toti sostiene di non aver mai modificato con i suoi interventi i necessari iter autorizzativi, ma di essersi attivato «con le esigenze di rapidità del mercato, o di realizzazione delle opere sollecitate dagli altri organi amministrativi e di Governo (Porto, strutture Commissariali del sindaco Bucci)». Sui soldi Toti risponde ribadendo la trasparenza e la regolarità dei finanziamenti ricevuti: « I bilanci e i rendiconti sono stati (e sono ancora) pubblicati sui siti internet delle organizzazioni politiche a mio sostegno».

Divide le spese personali da quelle politiche precisando la separazione dei conti: «Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati».

Toti parla della cena elettorale di Villa Zerbino, citata negli atti, e ricorda la partecipazione di giornalisti e stampa: «Chi compie un delitto o ritiene che la sua azione possa configurarsi come tale non si prodiga esso stesso per darne visibilità ed anche prova documentale». Il presidente sostiene di essersi mosso con medesima attenzione anche verso altri soggetti non suoi finanziatori, cita due soggetti (Singapore Port Authority e Grimaldi).

L’elenco

Il ragionamento di Toti è semplice, i finanziamenti erano tracciati, non c’è stato intervento nelle pratiche burocratiche e gli incontri ci sono stati anche con imprenditori non finanziatori ed elenca i soggetti e le ragioni delle interlocuzioni.

Inizia dai Colaninno, Matteo è ex deputato del Pd, titolari della ditta Intermarine, «incontrati per risolvere pratica urbanistica del capannone sul fiume Magra per poter produrre, come da contratto, imbarcazioni per la Marina». 

Prosegue con gli incontri, per ragioni legate alle attività imprenditoriali svolte, con i rappresentanti dell’ Agri Peq della Famiglia Luzzati, del gruppo Ferretti, Baglietto, Contship, con i principali operatori di crociere mondiali (Costa, Royal Msc), e con le aziende di costruzione come Webuild, Pizzarotti, Fincantieri. «Il breve elenco, meramente esemplificativo, tende a dimostrare che non vi è stata una “messa a disposizione” della carica differenziata tra datori di elargizioni liberali e non. E neppure alcun trattamento preferenziale su base politica», si legge nella memoria. Una memoria che si chiude tornando ai soldi erogati a Toti e destinati a Bucci, sindaco di Genova, come raccontato da Domani. «Lo stesso Spinelli in una intervista, allegata agli atti, spiega del perché della donazione: essa è destinata alla campagna di Bucci in primavera, “Perché Toti e Bucci stanno insieme”. (Bucci all’epoca dei fatti, essendo lontane le elezioni, non ha un contenitore giuridico in grado di ricevere donazioni). La riceverà dal Comitato Toti in occasione della successiva campagna in primavera per un ammontare simile alla donazione di Spinelli, quindi seguendo lo spirito annunciato da Spinelli nella intervista», si legge nella parte conclusiva del documento.

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