Immediato cessate il fuoco da parte delle forze militari russe che «illegittimamente occupano il suolo ucraino» e «cessione» di apparati e armi per consentire all’Ucraina «di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione». Sono due dei dodici impegni contenuti nella risoluzione che i partiti di maggioranza del Senato voteranno al termine delle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi sulla guerra in Ucraina.

Come di consueto, al termine delle comunicazioni, il parlamento vota su un documento - la risoluzione, appunto - in cui fissa degli impegni che il governo deve portare avanti. In questo caso, considerata la situazione di emergenza, il testo non è condiviso solo dalle forze politiche di maggioranza, è stato infatti firmato anche dai rappresentanti di Fratelli d’Italia. Fonti di palazzo Madama dicono che la stessa versione verrà votata anche nel pomeriggio dall’assemblea della Camera dove Draghi interverrà alle 15.30.

I partiti hanno ultimato la stesura della risoluzione dopo ore di trattative e hanno quindi deciso di sostenere anche l’invio di armamenti militari a Kiev. Il decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri, che tra le altre cose prevede la cessione di armi “letali” all’Ucraina, è legato al voto di oggi delle due aule.

Sul tema dell’invio degli armamenti il parlamento chiede di essere informato «costantemente».

Stop patto di stabilità e “riparo” sanzioni

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Tra le richieste contenute nella c’è anche quella di sostenere in sede europea una nuova sospensione del patto di stabilità e, tenendo conto delle dure sanzioni applicate a Mosca, come l’uscita di alcune banche della Federazione russa dal sistema finanziario Swift, i parlamentari chiedono che in Europa venga creato un fondo compensativo «per gli stati maggiormente penalizzati dalle sanzioni». Queste, infatti, potrebbero ricadere a cascata sugli stessi paesi promotori e le loro aziende. 

La risoluzione impegna il governo Draghi anche a farsi carico con l’Unione europea di aprire “nuovi mercati” verso cui indirizzare esportazioni e investimenti non allocabili sul mercato russo.

Chiedere l’aiuto al papa

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I partiti sperano che la negoziazione tra Kiev e Mosca porti buoni risultati. E chiedono al governo italiano di «sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile ad una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale». Soprattutto propongono di chiedere raccogliere la disponibilità «della Santa Sede a svolgere un’opera di mediazione».

Aiuti alla popolazione

Il parlamento si è focalizzato anche sui civili ucraini colpiti dalla guerra, molti dei quali nascosti nei rifugi e bunker delle città e impossibilitati a lasciare il paese colpito dai bombardamenti. «Assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni attivando, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura», scrivono nella risoluzione. 

Per coloro che riescono a lasciare i confini ucraini, si chiede di attivare un programma straordinario di accoglienza dei profughi, coinvolgendo i comuni, l’associazionismo e semplificando le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato. Già il decreto di ieri fa fronte, in parte, a questa richiesta: è stata disposta l’apertura di 16mila nuovi posti letto nei centri di accoglienza italiani e, soprattutto, gli ucraini potranno accedervi senza presentare la consueta domanda di protezione internazionale.

Energia e cyber attacchi

Un capitolo della risoluzione riguarda l’approvvigionamento alternativo di gas, tenendo conto che il nostro paese dipende molto dai canali russi che ora sono fortemente rallentati. Il parlamento considera “inevitabile attivare strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici”, anche tramite investimenti economici sulle energie rinnovabili e l’utilizzo delle sorgenti di energia del paese. 

L’Italia vuole, infine, mettersi in guardia anche da eventuali attacchi informatici. Viene chiesto quindi di “attivare le misure necessarie a preservare le infrastrutture strategiche”.

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