Il vertice al Colle è durato oltre tre ore. La posizione finale: «Pieno sostegno all’Ucraina». Dal Quirinale l’avvertimento: «Dalla Russia minacce ai nostri processi democratici»
Un vertice durato più di tre ore. Parole pesate e soppesate quelle usate dai presenti durante il Consiglio supremo di Difesa, convocato dal presidente Sergio Mattarella. È stata l’occasione, soprattutto, per fare il punto sul sostegno italiano all’Ucraina, in un momento in cui le polemiche sono all’ordine del giorno.
Mattarella da tempo richiama sulla necessità di non fare passi indietro. Una linea che è stata assorbita da chi era seduto al tavolo del Quirinale. Dalla premier Giorgia Meloni, passando per i ministri Guido Crosetto, Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti, Matteo Piantedosi, Adolfo Urso, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il capo di Stato maggiore della Difesa Luciano Portolano.
Nel comunicato finale, il Consiglio «ha confermato il pieno sostegno italiano all’Ucraina nella difesa della sua libertà. In questo senso si inquadra il dodicesimo decreto di aiuti militari».
Scontro sulle armi
Se qualche nodo persiste riguardo il progetto Purl, cioè l’acquisto di armi dagli Usa per girarle all’Ucraina, sul nuovo pacchetto non ci sono dubbi. Crosetto il 2 dicembre presenterà al Copasir il decreto interministeriale di aiuti militari. Lì non ci saranno sorprese, il pacchetto sarà approvato e anche in questo caso la lista sarà secretata. Meloni non intende cambiare la linea del governo, nonostante le recenti bizze di Matteo Salvini che prova a cavalcare lo scandalo corruzione attorno a Zelensky. La premier vuole evitare strappi o scatti in avanti, specie a pochi giorni dal voto regionale in Veneto, Campania e Puglia.
Il capo della Lega, invece, ha alzato il livello delle minacce e sta ragionando insieme ai suoi. Punta a differenziare la propria posizione a inizio 2026, quando sarà necessario un nuovo voto in Parlamento riguardo l’autorizzazione generale per l’invio di armi dall’Italia. La “scadenza” dell’attuale decreto è il 31 dicembre. Col nuovo anno, la Lega potrebbe dare un segnale votando contro, spaccando così la maggioranza ma senza creare crisi, visto il probabile voto favorevole, oltre che di Fratelli d’Italia e Forza Italia, da parte di centristi e di una parte del Pd.
Su questo il dem Francesco Boccia è stato chiaro: «Che ci siano problemi seri nel governo ucraino è oggettivo, ma il sostegno è un punto fermo dell’impegno europeo». Poi l’affondo: «Nel governo lo scontro dà la fotografia di un condominio litigioso: Salvini a volte fa il portavoce di Mosca, Crosetto fa il ministro della Difesa, e Meloni tenta di tenerli insieme. È un puzzle con pezzi di scatola diversa».
Pure a sinistra però i condomini non sono tranquilli. Il capogruppo alla Camera del M5s Riccardo Ricciardi lunedì ha definito una «follia» continuare a inviare armi a Kiev. E quasi a volersi litigare con il Carroccio la fetta di elettorato scettico sul sostegno militare all’Ucraina ha allontanato l’ipotesi di una convergenza sul tema: «Non esiste proprio come concetto. La Lega fa parte di questo governo e convintamente segue la strategia di Meloni da sempre».
La guerra ibrida
Al Colle comunque non si è parlato solo di armi o della situazione al fronte sempre più critica per Kiev. Oltre alla questione mediorientale, alla guerra in Sudan e alla situazione critica in Libia, l’eccezionalità di questo Consiglio supremo di Difesa è stato il dialogo attorno alle minacce ibride e alla guerra cognitiva. Un dossier particolarmente sensibile di cui Crosetto si è preso carico.
Sono stati «evidenziati i gravi rischi di una minaccia in continuo incremento» rispetto alle minacce ibride provenienti «dalla Russia e da altri attori ostili», che rappresentano una «sfida complessa per la sicurezza dell’Europa e dell’Italia, nonché per l’integrità dei processi democratici». Parole chiare.
Il Consiglio ha poi suonato un campanello d’allarme sulla «manipolazione dello spazio cognitivo, attraverso campagne di disinformazione», oltre a «costruzioni di narrazioni polarizzanti e sfruttamento delle piattaforme digitali». L’avvertimento lanciato dal Colle è di «mantenere alta la vigilanza sulla tutela delle infrastrutture critiche nazionali».
A margine dell’incontro ministeriale con gli omologhi britannici, Crosetto in mattinata aveva spiegato il quadro e anche preannunciato una risposta da parte del governo: «La minaccia ibrida non è fatta di episodi isolati, ma di una strategia che mira a colpire infrastrutture, opinione pubblica, economia e coesione sociale. L’Italia sta lavorando a un’iniziativa che auspichiamo possa essere condivisa da tutti i paesi europei».
Ad ogni modo il tema delle minacce ibride e della disinformazione sta prendendo sempre più piede. La settimana scorsa la Commissione europea ha proposto - dopo un lavoro di mesi - una strategia, dal titolo evocativo “Scudo democratico”, per contrastare i tentativi di destabilizzazione dell’Europa. E l’Italia, secondo quanto preannunciato da Crosetto, si sta attrezzando.
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