Il Pd si spacca sui finanziamenti alla Guardia costiera libica. I ministri degli Esteri Luigi Di Maio e della difesa Lorenzo Guerini hanno illustrato alle commissioni Esteri e Difesa del parlamento il decreto sulle missioni internazionali che prevede l’incremento di fondi per la cooperazione con la Guardia costiera libica e la responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle, si è trovata d’accordo.

Nonostante nelle scorse settimane molte parti del Pd, inclusa la presidente Valentina Cuppi, abbiano detto chiaramente che il Partito democratico deve votare no ai finanziamenti alla Guardia costiera libica e smettere di coinvolgerla nelle missioni, Quartapelle ha commentato in commissione che la strategia è buona: «Il coinvolgimento europeo, sulla missione Irini – guidata dall’Italia -  sull’addestramento delle forze della Guardia costiera libica e della marina, in ottica di un rafforzamento della presenza europea è importante» così è importante «la riforma del settore della sicurezza è il passaggio successivo per far sì che la Libia abbia delle istituzioni realmente nazionali e non un insieme di milizie legittimate».

L’accusa di Palazzotto e l’appello di Migliore

Nessun riferimento ai migranti che muoiono in mare, nè al fatto che corpo libico, che già il governo italiano si occupa di addestrare, abbia recentemente sparato a un’imbarcazione di migranti (con una motovedetta donata dall’Italia). A sollevare il tema ci hanno pensato Italia viva ed Erasmo Palazzotto (LeU), il presidente della Commissione di inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni e deputato in commissione Esteri: «Se gli assetti della cosiddetta guardia costiera libica, che l'Italia ha regalato alla Libia, sparano sui nostri pescherecci e sui migranti in fuga dai lager libici evidentemente c'è qualcosa che non ha funzionato in 4 anni di addestramento» ha detto nel suo intervento in replica.

L’ipotesi di avere il sostegno dell’Onu in generale e dell’Unhcr per i diritti umani non basta, anche perché «il segretario generale dell'Onu ha denunciato le violazioni ai diritti umani e invitato gli stati a non partecipare al respingimento dei migranti. Parla di condotta violenta e spregiudicata da parte della cosiddetta guardia costiera libica». La Corte dei Diritti Internazionale «ha un’inchiesta aperta per crimini contro l'umanità che indaga anche sui governi, tra cui quello italiano. Possiamo continuare a far finta che questo non stia succedendo?».

E ha puntato il dito sulla missione italiana: «Inoltre per quel che riguarda la nave nel porto di Tripoli nella missione di supporto alla guardia costiera libica, il mandato parlamentare è quello di fare manutenzione alle motovedette donate. Due inchieste giudiziarie dimostrano che quella nave svolge un ruolo fuori mandato, questa è una questione che riguarda la sovranità del parlamento. Se quella nave deve coordinare le operazioni di soccorso va detto e scritto».

Gennaro Migliore (Iv), presidente della Assemblea Parlamentare del Mediterraneo - a cui partecipano 30 paesi – ha sottolineato: «È evidente che abbiamo il dovere di sostenere il processo di unificazione libica e auspicare che le elezioni del 24 dicembre si tengano davvero» ma «si tratta però rispetto alla nostra cooperazione di comprendere quali sono i limiti entro i quali noi possiamo tollerare che attività come quelle della Guardia costiera libica possano violare palesemente i diritti umani e inseguire per il Mediterraneo barconi di migranti cercando di speronarli e sparandogli. Credo che debba essere sotto un’attenzione severa»

Nessuna risposta

I due ministri dopo aver esposto le loro relazioni non hanno risposto alle domande per mancanza di tempi. L’audizione è terminata a ridosso dell’avvio dei lavori dell’aula della Camera e dell’assemblea del Senato. Entrambi hanno sottolineato l’importanza della salvaguardia dei rapporti con la Libia anche nell’ottica di tutelare le risorse energetiche, in primo luogo gas e petrolio, ambito in cui è molto attiva Eni.

«Il mare nostrum – ha detto Guerini – è oggi protagonista di un processo di territorializzazione mirato ad acquisire il controllo delle cospicue risorse energetiche presenti, attraverso una competizione sempre più accesa tra attori regionali e potenze esterne, su più piani di confronto, da quello economico-commerciale a quello politico-militare». E tutte le operazioni in mare che se ne occupano, Mare sicuro, Irini e Sea Guardian, hanno «impegni operativi che costituiscono la dorsale principale della nostra presenza nel Mediterraneo».

Sulla Guardia costiera, ha riferito Guerini, in pratica gli accordi sono già stati presi: «Nel mio ultimo colloquio con il primo Ministro Dibaibah, ho colto l’occasione per evidenziare i risultati ottenuti da Irini e per sottolineare, allo stesso tempo, l’importanza della ripresa dell’addestramento della Guardia Costiera libica». Allo stesso modo il programma addestrativo è già stato concordato. Nonostante le prove delle violenze, per Guerini è «funzionale alla formazione del personale nella gestione delle situazioni di crisi ed emergenza, nel rispetto dei diritti umani e di genere». Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dopo gli incontri con i vertici libici che hanno visto protagonisti anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha annunciato che nelle prossime settimane tornerà in Libia e si è felicitato per l’arrivo del nuovo console: «Abbiamo rafforzato la nostra presenza nel Paese, da ultimo in Cirenaica, dove nei giorni scorsi ha iniziato il suo mandato il nostro console Generale a Bengasi, Carlo Batori».

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