E così Giuseppe Valditara resta isolato. Da una parte il ministro dell’Istruzione ha presentato il progetto “Educare alle relazioni”, per andare contro «i residui di cultura maschilista e machista che ancora inquinano il nostro paese», dall’altra si è speso in tutti i modi per difendere il suo consulente Alessandro Amadori, assunto a 80 mila euro all’anno e, come ha rivelato Domani, dedito ad affermare le sue teorie in cui (citazione testuale) «anche le donne sono diavoli» nel suo libello La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere. Due anni prima aveva pubblicato un altro libro dal titolo inequivocabile: Il diavolo è (anche) donna.

Da passate notizie finora mai smentite, Valditara gli aveva affidato il coordinamento del progetto, adesso – solo dopo che è scoppiato il caso – continua a ripetere che non è così, comunque sia non dimostra l’intenzione di liberarsi del docente, che non ha nessuna intenzione di dimettersi.

Oltre al gelo degli altri ministri sulla difesa a oltranza del professore, è arrivata la fragorosa sconfessione del capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: «Penso di poter dire che i consulenti sono tutti utili e graditi ma nessuno è indispensabile. Non mi sono mai permesso di piegare la mia convinzione a quella di un consulente. Le decisioni vanno prese con libertà di pensiero intellettuale e politica».

La lettura notturna

Come ha rivelato Domani, nel suo libro Amadori spiega come creda fermamente che ci siano donne dedite alla “ginarchia”, quindi alla ricerca di posti di potere, nonostante questo assunto non abbia alcun valore scientifico. Ma la sua analisi travalica le questioni sociali per raggiungere le valutazioni morali.

Amadori si chiede con preoccupazione: «Parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è “sì”, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo». Valditara interrogato esplicitamente da Domani nel corso della conferenza stampa al Senato non ci trova nulla di biasimevole: «Ho letto il libro del professor Amadori ieri notte, non c'è una sola frase contro le donne in generale, in cui si giustifichi o legittimi atteggiamenti contro le donne».

Il piano e il protocollo

Dopo gli stupri di Caivano e Palermo, e il femminicidio di Giulia Cecchettin, il ministro da giorni parlava con orgoglio delle prossime misure del ministero, così ieri ha emanato una nuova direttiva: trenta ore di lezioni di «educazione alle relazioni» nelle scuole secondarie di secondo grado, ovvero licei, istituti tecnici e professionali, già a partire da questo anno scolastico, con l’obiettivo di affermare e diffondere tra i giovani la cultura del rispetto, della parità di genere e del contrasto ad ogni forma di violenza, con gruppi di lavoro tra studenti, moderati da insegnanti ma anche esperti del settore, come psicologi, avvocati e rappresentanti delle associazioni in difesa delle vittime di violenza.

Ogni istituzione scolastica coinvolta avrà un docente referente e formerà gruppi di discussione, chiamati focus group, con il consenso dei genitori e degli studenti. Il ministero ha poi potenziato il ruolo del Fonags (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) che lavorerà per integrare le osservazioni e le esigenze dei genitori nei percorsi educativi sulle relazioni. Per tutto ci saranno 15 milioni di euro e percorsi formativi specifici per i docenti coinvolti in queste attività, in collaborazione con l’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa).

Il gelo degli alleati

Mentre Valditara giustifica la presenza del suo consulente e non dà segno di volerlo lasciare andare, alla presentazione del nuovo progetto del ministero c’erano anche la ministra della Famiglia Eugenia Roccella e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Insieme hanno firmato un protocollo di collaborazione che prevede la nascita di campagne di sensibilizzazione, un concorso per le scuole per la produzione di audio e video, e fra 30 giorni la nascita di un comitato paritetico di 9 membri (tre per ministero).

Né Roccella, né Sangiuliano, hanno voluto rispondere a domande in merito ad Amadori. Roccella, dopo essersi espressa contro il maschilismo e il patriarcato, interpellata sulla ginarchia e gli uomini vittima delle donne ha solo aggiunto: «Ho detto quello che penso sul patriarcato e sulla libertà femminile».

L’unica a difendere Valditara e il consulente, ieri è stata la collega di partito Simonetta Matone, finita anche lei al centro delle polemiche nei giorni scorsi perché a Domenica In ha ritenuto anche lei di trovare il problema dei femminicidi nelle donne.

La colpa sarebbe delle «madri “italiche” che passano al figlio archetipi sbagliati “attraverso l’educazione” e lo fanno diventare “il classico maschio italico”». E «non ho mai incontrato dei soggetti gravemente maltrattanti e gravemente disturbati che avessero delle mamme normali». 

Per lei il problema non è Amadori: «Sono preoccupata da una shitstorm», e «ti è piaciuta la risposta?», ha aggiunto parlando con qualcuno accanto a lei. Nessun commento sul fatto che la “shitstorm” c’è stata ancora una volta sulle donne, che un professore si può permettere di paragonare a diavoli prendendo anche migliaia di euro all’anno dallo stato.

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