Il presidente ucraino accolto da Leone XIV e da Mattarella: torna in auge l’ipotesi di un negoziato di pace in Vaticano. Poi l’incontro con l’emissario americano Kellogg
È stato al funerale di Papa Francesco, nella primavera del 2025, che Volodymyr Zelensky e Donald Trump si sono parlati per la prima volta dopo mesi di gelo. Un colloquio riservato, di appena un quarto d’ora, consumato nel silenzio della Basilica di San Pietro e circondato da una folla di leader mondiali. Ma quel breve scambio ha segnato un punto di svolta: da lì si è riaperta una comunicazione strategica tra Washington e Kiev. E ha mostrato, ancora una volta, come il Vaticano sappia offrire uno spazio neutrale e riconosciuto per riattivare dinamiche diplomatiche bloccate.
A distanza di pochi mesi da quel momento, Zelensky è tornato a Roma. Oggi lo ha ricevuto al Quirinale il presidente Sergio Mattarella, che ha ribadito una posizione netta: «È un gran piacere incontrarla nuovamente per ribadire la grande amicizia che lega l’Italia all’Ucraina e il pieno sostegno del nostro paese all’indipendenza, alla sovranità, all’integrità territoriale dell’Ucraina. La nostra posizione è e rimane assolutamente ferma».
Nel suo discorso, Mattarella ha associato la questione ucraina alla tenuta dell’intero ordine europeo: «Come ha affermato la dichiarazione del vertice Nato, la sicurezza ucraina si indentifica con la sicurezza europea, contro chi vorrebbe tornare a una concezione di predominio dei rapporti tra gli stati, facendoci fare un salto all'indietro di quasi un secolo». Un messaggio politico chiaro, che collega la resistenza ucraina alla difesa dei principi fondativi dell’Unione e della comunità euro-atlantica.
A Castel Gandolfo il presidente ucraino ha avuto un colloquio di mezz’ora con Leone XIV. Al termine, la Santa Sede ha diffuso una nota che riafferma la disponibilità del Vaticano ad accogliere i rappresentanti di Russia e Ucraina per un negoziato. Il Papa, si legge, ha espresso «dolore per le vittime», rinnovando la vicinanza al popolo ucraino e sottolineando «l’urgenza di percorsi di pace giusti e duraturi». Zelensky ha accolto l’invito con favore, dichiarando: «Contiamo molto sul Vaticano e Sua Santità, che possano aiutarci con un luogo di incontro ad alto livello, per finire questa guerra».
Le parole del pontefice e quelle del presidente ucraino indicano una convergenza importante. Il Vaticano, da tempo impegnato in un’opera di mediazione discreta, torna a proporsi come possibile sede di un tavolo negoziale. Non è la prima volta, ma la novità sta nel contesto: un Papa nuovo, Leone XIV, che raccoglie l’eredità morale del predecessore e la rilancia con un’apertura formale. E in un momento in cui la guerra sembra avviarsi verso una nuova fase, in cui si torna a parlare di cessate il fuoco.
Roma, in questo quadro, ospita una serie di attori chiave. Il ruolo del Vaticano si intreccia con quello delle istituzioni e con la presenza di interlocutori internazionali, come l’inviato speciale Usa Keith Kellogg, che ha incontrato Zelensky prima dell’apertura della conferenza. Il dialogo con Kellogg serve a fare il punto sulla difesa, ma anche sui fondi e sulle garanzie per la ricostruzione. L’inviato sarà alla guida della delegazione statunitense all'Ukraine Recovery Conference, per cui è prevista anche la partecipazione della premier Meloni. È la prima volta che gli Usa prendono parte alla Coalizione dei Volenterosi, come auspicato dall’Italia. La capitale romana diventa luogo di snodo, in cui si incrociano iniziative parallele che convergono su uno stesso obiettivo: il superamento del conflitto.
A differenza dell’enfasi che spesso accompagna le visite ufficiali, l’incontro con Leone XIV è avvenuto in modo sobrio, a villa Barberini, residenza estiva del Papa. I due leader si sono affacciati insieme al termine del colloquio, in un gesto semplice ma non privo di significato.
Che i negoziati tra Mosca e Kiev possano davvero tenersi in Vaticano è ancora da verificare. Ma è evidente che l’ipotesi è tornata sul tavolo con forza nuova.
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