Non gliene va bene una. Il viaggio in Ucraina era il tentativo estremo di Giorgia Meloni per recuperare protagonismo sul piano internazionale. E invece anche stavolta la corsa della premier per il successo si riduce a una goffa rincorsa.

È la visita di Joe Biden a Kiev a dominare l’agenda globale. Meloni finisce ai margini. Così la premier che vuole un posto in prima fila sotto l’ombrello degli Stati Uniti finisce semplicemente nell’ombra, rincorrendo Biden a vuoto. 

Le agende parallele

Alle 11 di lunedì mattina lo staff di Meloni ha annunciato che la premier nel pomeriggio sarebbe arrivata a Varsavia, una tappa in vista del suo arrivo a Kiev. Mentre la presidente del Consiglio annunciava, il presidente americano faceva.

Ed era già a Kiev. Preparava la missione da mesi. Alla stampa, fino a poche ore prima, era circolata solo la notizia di un suo viaggio in Polonia a inizio settimana.

Si potrebbe quasi pensare che Meloni abbia creduto a quella versione ufficiale, se non fosse che per queste missioni così delicate gli staff dei rispettivi governi non sono certo ignari.

Anche il Cremlino era stato informato dalla Casa Bianca in anticipo di qualche ora. Venerdì Biden aveva approvato il piano di andare a Kiev, che era in lavorazione da mesi. Poi un pugno di giornalisti ha potuto seguirlo nella trasferta, ma abbandonando i cellulari perché la notizia non venisse diffusa in anteprima.

Si può dire che Meloni abbia rincorso Biden, pur senza mai incrociarlo: mentre lui era a Kiev, lei arrivava in Polonia; quando lui arrivava in Polonia, lei si proiettava verso il viaggio in Ucraina.

Nel breve frangente nel quale entrambi erano a Varsavia nessun incontro è stato previsto, constatava lunedì pomeriggio lo staff della premier.

Treni persi

Le visite di Biden e Meloni a Kiev sono un segnale tangibile di supporto all’Ucraina. Ma si distinguono per i diversi rapporti di forza.

Volodymyr Zelensky ha svolto la sua prima trasferta di guerra proprio a Washington, perché è indispensabile il sostegno della Casa Bianca: è anzitutto Zelensky ad aver bisogno di Biden.

Nel caso di Meloni vale il contrario: è la premier a considerare il sostegno all’Ucraina come la sua principale credenziale per integrare il suo partito di estrema destra nell’establishment internazionale.

E dopo le uscite filorusse del partner di coalizione Silvio Berlusconi, le foto con Zelensky servono a smacchiare la reputazione del governo. Meloni ha preso sberle da Francia e Germania sia sugli aiuti di stato che sul mancato invito alla cena con Zelensky all’Eliseo, ma è rimasta fedele alla sua priorità: mostrarsi credibile; e quindi ha lasciato il Consiglio europeo dicendosi «pragmatica».

Il problema è che questo pragmatismo dà pochi risultati . A giugno scorso, il suo predecessore Mario Draghi aveva guidato la missione con Scholz e Macron e aveva sbloccato lo status di candidata all’Ue per l’Ucraina, aprendo anche uno spazio di manovra per Confindustria, che poche ore dopo era a Kiev a firmare un memorandum.

A qualche mese di distanza, l’Italia sta già perdendo il vantaggio acquisito in precedenza, e gli annunci del governo Meloni sul nostro protagonismo nella ricostruzione ucraina suonano fragili, mentre Polonia, Francia e Germania sono iperattive sul tema.

Altri equilibri

Questo lunedì pomeriggio, mentre Meloni si intratteneva con il premier polacco Mateusz Morawiecki («Mateus», come lo ha chiamato in conferenza stampa sbagliando ripetutamente la pronuncia), anche Biden era già approdato da Kiev a Varsavia. Eppure i selfie tra i due leader si sono fatti attendere.

Da mesi ormai gli Stati Uniti hanno eletto la Polonia a partner europeo prediletto: prima ancora che il conflitto in Ucraina deflagrasse, Washington aveva già fatto di Andrzej Duda il suo pontiere, oltrepassando il fatto che fosse stato eletto presidente con la campagna elettorale più omofoba di sempre.

Nel suo passaggio in Polonia, il presidente Usa ha messo in agenda anche un incontro con Duda, ovviamente. A Meloni non dispiacerebbe replicare l’operazione, e da presidente dei Conservatori e riformisti europei ha già legato Fratelli d’Italia agli ultraconservatori polacchi.

Da Varsavia, la premier e il suo omologo polacco si sono lasciati andare ai vecchi ritornelli sovranisti, con Morawiecki che esaltava la «Europa delle patrie». Meloni ha addirittura promosso la Polonia a «confine morale» d’Europa.

Ma mentre la destra polacca può dire di essere uscita, grazie agli Usa, dall’isolamento nel quale versava in Ue, le agende parallele di Biden e Meloni sembrano raccontare una storia diversa per l’Italia.

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