Fosse una partita di calcio potremmo dire che in Sicilia, per il momento, Matteo Salvini è in vantaggio su Giorgia Meloni per 1-0. Il “gol” è l’adesione di Raffaele Stancanelli, ex senatore ed europarlamentare di FdI, già sindaco di Catania, alla Lega, con la quale si candiderà alle prossime europee. 

La notizia comunque era nell’aria da alcuni mesi. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e il ministro Nello Musumeci, proconsoli della premier sull’isola, lo avevano già estromesso dalla corsa per la presidenza della regione, poi conquistata dal forzista Renato Schifani. Difficile quindi pensare a una sua ricandidatura a giugno. 

Ma lui non aveva alcuna intenzione di farsi da parte né di farsi mettere da parte. E così è diventato l’asso nella manica di Salvini nella guerra a colpi di voti tra il leader della Lega e Meloni. 

Manovra di avvicinamento

A tessere la tela è stato l’attuale uomo forte della Lega in Sicilia: Luca Sammartino. Ex democratico, oggi vicepresidente della regione, incontrando Salvini in una recente visita siciliana del ministro, pochi giorni dopo l’ennesima crisi con Meloni sul commento alla vittoria elettorale di Vladimir Putin, gli ha chiesto due cose: la “testa” di Raffaele Lombardo da “sostituire” con un altro Raffaele, Stancanelli, in rotta di collisione con Fdl.

A quel punto Salvini ha pregustato l’affondo e ha fatto due conti. Stancanelli, che nel 2019 è stato eletto a Bruxelles con 29.406 preferenze, poteva essergli utile per minare i Fratelli d’Italia siciliani. E consapevole che che due “galli siciliani” non potevano convivere nello stesso “pollaio”, ha scelto di seguire la linea di Sammartino e ha rotto l’intesa con Lombardo.

Quindi ha detto: «Vorrei incontrare Stancanelli perché gli riconosco lo stile e il profilo di bravo amministratore. Sarebbe un peccato se si disperdesse questo patrimonio di esperienza per la Sicilia».

Il faccia a faccia tra i due si è tenuto pochi giorni fa. Al termine l’europarlamentare uscente, ha annunciato il suo addio a FdI: «Mi ha colpito la pubblica dichiarazione di grande attenzione e rispetto del ministro Salvini nei confronti della destra siciliana. Convivono in me in questi giorni delle spinte emotive forti, quali il dovere e il piacere di continuare il lavoro intrapreso da parlamentare e inoltre l’adesione profonda ai valori della destra politica a cui mi sono sempre ispirato e continuerò ad ispirarmi. Quindi esprimo la gratitudine al ministro Salvini per questo riconoscimento ai valori della destra e più modestamente al mio ruolo. Salvini mi ha infatti chiarito che è giusto che la mia appartenenza venga rispettata e garantita. E anzi mi ha chiesto di essere espressione attrattiva di quanti, nel mio mondo, volessero avvicinarsi al progetto. Per questo la mia candidatura nella Lega è incompatibile con la mia permanenza nel partito di appartenenza. E di questo ho già formalmente dato comunicazioni agli organi dirigenti di Fratelli Italia».

Gli ex alleati-rivali

Dal diretto interessato non una parola sugli ex alleati-rivali di partito, La Russa e Musumeci. Non una parola su Manlio Messina, oggi vicecapogruppo di Fdl alla Camera, in rapida ascesa nel “cerchio magico” di Meloni in salsa sicula, già capogruppo di maggioranza al Consiglio comunale di Catania quando Stancanelli era sindaco.

Nell’annunciare la sua candidatura alle europee con la Lega l’ex di FdI lascia intendere chiaramente che la “mossa del cavallo” di Salvini ha spiazzato molti. Compresa, sembra, la stessa presidente del Consiglio che perde una figura di spesso sull’isola, considerato uno dei pilastri della destra post missina.

Tra i leghista dicono che il leader, siglato l’accordo con Stancanelli, si sarebbe mostrato particolarmente soddisfatto pregustando lo stupore della premier e dei suoi più vicini collaboratori.

Gli altri partiti

Per quanto riguarda le mosse degli altri partiti in vista delle europee fa discutere il presunto avvicinamento del Mpa di Raffaele Lombardo a Forza Italia, in vista della possibile candidatura di Caterina Chinnici, sua ex assessora quando era presidente della regione. 

Ma anche il fuoco incrociato su Totò Cuffaro per la presunta candidatura di suo genero, Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento. L’ex presidente, condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione del segreto istruttorio, è stato attaccato dagli ex grillini Federico Pizzarotti (oggi presidente di +Europa) e di Laura Castelli, ex viceministra all’Economia schierata con Cateno De Luca. Nessuno lo vuole come possibile alleato.

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