A Roma il centrodestra lavora per costruire il nuovo governo e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, da lunedì è asserragliata alla Camera e dove sta cercando di trovare la formula perfetta per bilanciare le richieste dei suoi alleati, Lega e Forza Italia. Le tensioni non mancano e, per ora, hanno trovato una valvola di sfogo a Milano, dove la giunta guidata da Attilio Fontana è entrata in crisi a causa della lotta in vista delle elezioni regionali del prossimo anno.

In entrambi i casi, centrale è il ruolo della Lega e, soprattutto, di Matteo Salvini, in difficoltà dopo il pessimo risultato elettorale delle politiche ma comunque essenziale per la costituzione del nuovo governo.

Lo strappo di Moratti

Ad aprire il fronte lombardo è stata Letizia Moratti, attuale vicepresidente della regione e assessora al Welfare, da mesi in attesa di lanciare la sua candidatura per la presidenza.

«Sono stata chiamata dal presidente Fontana e ho accettato per responsabilità e amore per la mia regione, con l’impegno parallelo di un passaggio di testimone a fine legislatura. Ho lavorato e lavoro coerentemente a quell’impegno ma coerentemente a quelle indicazioni ho costruito anche una rete civica», ha detto in una intervistata da Marco Damilano durante la trasmissione Il cavallo e la torre.

Parole chiarissime che hanno immediatamente provocato la reazione di Fontana, che non ha intenzione di fare passi indietro e ha smentito la ricostruzione della promessa di avvicendamento. Oggi pomeriggio ci sarà un faccia a faccia ma l’esito sembra ormai scritto. «È chiaro che se intende partecipare a un'altra avventura diversa dalla nostra, non potrà continuare ad amministrare al nostro fianco», ha detto Fontana, ipotizzando di toglierle le deleghe.

Per ora, infatti, l’esponente leghista rimane il candidato in pectore, confermato anche da Matteo Salvini proprio nella conferenza stampa post voto, in cui ha detto che in Lombardia «squadra che vince non si cambia».

Moratti sarebbe stata tentata da Meloni con un incarico di governo, che però lei non ha alcuna intenzione di accettare: «Non accetterei. Penso di poter dare un maggior valore aggiunto qui nella mia regione. Ho detto in maniera leale e coerente che aspetto una decisione dal centrodestra che penso debba essere definitiva, naturalmente dopo la formazione dell’esecutivo».

Tuttavia, l’ex sindaca di Milano ha voluto far presente che non le mancano sostenitori, anche oltre i confini del centrodestra, spiegando di aver lavorato a una rete civica, costruita «ascoltando diversi mondi, dall'industria al terzo settore, per costruire un programma». Tradotto: l’operazione della sua candidatura è già ampiamente avanti, manca solo capire chi le darà l’appoggio politico.

Durante la campagna elettorale per le politiche, infatti, anche Carlo Calenda aveva parlato di lei in termini lusinghieri, indicandola come una buona candidata alla presidenza.

Cosa farà Meloni

In casa Fratelli d’Italia, si sta guardando con fastidio alla battaglia lombarda. Meloni è presissima dalla formazione del nuovo governo e la questione regionale per lei ora è chiaramente in secondo piano. L’indicazione è quella di guardare tenendosi a debita distanza per valutare con attenzione le mosse.

Una fonte qualificata interna a FdI ricostruisce così la vicenda: «Moratti ha fatto un errore politico: è uscita troppo presto e in una fase delicata, in cui non ci si può permettere di mandare a tappeto Salvini, togliendogli una regione così pesante per la Lega».

Eppure, Moratti conserva ottimi rapporti con la destra e l’esito elettorale, con la Lega doppiata da FdI, consegna a Meloni la possibilità di determinare il futuro presidente.

Per questo in FdI si ragiona anche in una direzione opposta: questa potrebbe essere la grande occasione di prendere la Lombardia. Certamente per Salvini sarebbe una umiliazione, ma potrebbe anche essere il modo per dare man forte al progetto interno alla Lega di sostituirlo, come ormai stanno chiedendo molti big come Roberto Maroni e Roberto Castelli.

L’interrogativo, allora, è anche quanto potrà permettersi Salvini di tirare la corda, sia in Lombardia che sulla richiesta di tornare a vestire i panni di ministro dell’Interno.

Il dato di fondo – che è il punto di partenza di tutti i ragionamenti interni a FdI – è che attualmente i rapporti di forza sono ribaltati: anche al nord, Meloni ha i voti, Salvini li ha più che dimezzati. Per questo lei può permettersi di rimanere alla finestra e prendere tempo.

Moratti vuole la Lombardia, oggi faccia a faccia con Fontana

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