Giorgia Meloni lo ha ripetuto di recente nell’intervista rilasciata al giornale britannico The Spectator: «Nel dna di Fratelli d’Italia non c’è nostalgia per fascismo, razzismo o antisemitismo».

È improbabile che la leader della destra italiana ignori cosa accade davvero nelle formazioni giovanili collegate al partito che dirige. Difficile che lei, molto accorta a non commettere passi falsi, ignori il lessico, i simboli e le pratiche di Azione studentesca, la palestra politica dove si fanno i muscoli i futuri quadri dirigenti di Fratelli d’Italia.

Difficile anche perché Meloni conosce benissimo l’organizzazione di cui è stata presidente nel 1996, quando il partito di riferimento era Alleanza nazionale.

In Azione studentesca il richiamo al fascismo, al franchismo e persino al nazismo è presente nell’attività di propaganda nei campi di formazione, sui profili social del gruppo di giovanissimi.

Non è ostentato come un tempo, è subliminale, nascosto tra le righe di una frase, di una citazione o di un ricordo di qualche ricorrenza. Non ci sono le classiche croci celtiche, ma ci sono altri simboli dello stesso ceppo, i riferimenti all’Oltreuomo sono costanti, così come l’esaltazione di epiche azioni belliche del passato.

Meloni, per esempio, si dice atlantista, fedele agli americani. Ma sa bene che i giovani che sta formando il suo partito sono molto più antiamericani, come i neofascisti di un tempo. Su una locandina di Azione universitaria, pubblicata sui social, c’è scritto: «Usa è sempre sporca di sangue questa tua bandiera».

In una foto più datata spicca, invece, la bandiera dei filorussi del Donbass assieme a quella di Gioventù nazionale, la formazione giovanile di Fratelli d’Italia, il gradino successivo a quella studentesca. Azione studentesca aggrega gli alunni delle scuole medie e superiori, nelle università opera invece Azione universitaria.

La prima lo spazio della radicalità, dove si diffondono e si esaltano gli ideali della destra sociale nostalgica del fascismo. Azione studentesca, invece, è l’anima pura di Fratelli d’Italia, come lo è stato il Fuan per il Movimento sociale italiano. Meloni pubblicamente vuole mostrarsi distaccata dalla storia da cui proviene.

Vorrebbe persino far credere che l’etichetta “destra sociale” non fa per lei: con il suo staff lavora da anni, soprattutto in Europa, per costruire un’immagine di sé quale leader dei conservatori e non di un gruppo di estremisti.

E per questo il potere l’apprezza, la applaude come al meeting di Comunione e liberazione di Rimini, dove è stata accolta tra gli applausi. Ma dietro la facciata da conservatrice in stile anglosassone c’è l’oscuro mondo delle radici neofasciste, mai davvero recise.

Sangue e suolo

Dal 22 al 24 luglio si è svolto il raduno annuale di Azione studentesca: Agoghè, campo di formazione, il cui nome greco richiama alla rigida educazione e al duro allenamento cui erano sottoposti i bambini spartani fino all’età di sette anni. Gli ospiti del campeggio sono stati vari, soprattutto parlamentari di Fratelli d’Italia, ma non solo.

Nella platea di queste e delle passate edizioni c’erano soprattutto ragazzi. Ognuno di loro con le magliette di Azione studentesca, il logo davanti e una frase bianca impressa dietro. Non erano pochi quelli con l’evocativo “Sangue e terra”, scritto tra “Spirito e volontà” e “Onore e muscoli”. Blut und Boden, sangue e terra in tedesco, è un’espressione sui cui si fonda l’ideologia razzista, coniata da un nazista poi diventato ministro di Adolf Hitler.

Sangue e terra è anche un libro scritto da uno dei tanti leader della destra che oggi ama definirsi identitaria, ma che ha radici nel neofascismo: l’autore, Gian Marco Concas, è stato a capo della spedizione antimigranti nel Mediterraneo con la nave C-Star per bloccare i salvataggi delle ong.

Il libro, con prefazione di Gabriele Adinolfi, ex militante della destra eversiva, è edito da Passaggio al bosco, casa editrice di Casaggì, lo spazio «identitario», nato nel 2005 come luogo dei giovani di Alleanza nazionale, ma decisamente spostato a destra e con richiami al fascismo evidenti sui muri della sede. Qui si mescolano destra istituzionale ed extraparlamentare, che può permettersi l’utilizzo di simboli più radicali.

In questo luogo dell’estrema destra fiorentina ha sede Azione studentesca. Nelle stanze di Casaggì si sono formati militanti poi diventati consiglieri comunali o regionali con FdI. Allo stesso tempo c’è un solido legame con i neofascisti del terzo millennio di CasaPound.

La deriva

«Scelgo di vivere nell’idea, di essere l’idea...». Questo è il finale del giuramento che dovevano fare i militari del battaglione italiano delle Waffen SS, come atto di devozione a Hitler. Vivere l’idea, essere l’idea campeggia su un muro di Casaggì, con sotto alcune foto di personaggi che i militanti considerano di riferimento: c’è Evita Perón, ma anche, certamente fino a qualche tempo fa, Alessandro Pavolini, gerarca, ministro di Mussolini, fondatore delle brigate nere, famigerato per lo squadrismo violento di cui fu tra i massimi interpreti.

Sui social di Casaggì è stato celebrato anche Pio Filippani Ronconi, pure lui ha combattuto con le Waffen Ss nella legione italiana. Nella stessa pagine Facebook c’è traccia di un ricordo per Massimo Morsello, che insieme a Roberto Fiore facevano parte di Terza posizione, gruppo neofascista eversivo e poi hanno fondato Forza nuova.

Del resto un altro motto della gioventù meloniana è “Il futuro è nelle radici”. Radici impregnate di nostalgia del fascismo. I militanti di Casaggì ricordano ogni anno i caduti repubblichini nazifascisti della Repubblica sociale italiana al cimitero di Trespiano (Firenze). Allo stesso modo celebrano la battaglia di El Alamein, condotta dalla corazzata italo-tedesca comandata dal federmaresciallo nazista Erwin Rommel.

Gesta belliche da celebrare, culto del corpo e dell’azione: tra le attività promosse da Casaggì c’è il combattimento, sport praticato anche nei campi di Azione studentesca. Senza dimenticare «i camerati sotto processo». Perché «la comunità non dimentica». Giorgia Meloni invece sì.

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