Una nuova intimidazione cinese nei pressi di Taiwan dopo l’escalation delle ultime settimane tra Cina e Stati Uniti. Pechino non ha mai riconosciuto l’indipendenza dell’isola e da anni crea tensioni nello stretto che la separa dalla Cina continentale.
Gli aerei cinesi fanno il giro di Taiwan nella più vasta dimostrazione di volo dopo la grande esercitazione militare dell’8 aprile, in cui la Cina ha simulato il blocco navale dell’isola. Non è una novità che il Partito Comunista abbia mire annessionistiche su Taiwan e che da anni la Cina tenti di intimidire l’isola con esercitazioni militari, ma è dalla fine dello scorso mese che la situazione nel mare cinese si è ulteriormente surriscaldata.
L’ultimo atto – per ora – di questa vicenda si è svolto stamattina. Pechino ha fatto volare 38 jet da combattimento e altri aerei di guerra intorno a Taiwan, 19 dei quali sono arrivati a superare la linea mediana dello stretto che separa l’isola dalla Cina continentale. Tra questi pure cinque Su-30 e due J-16. Inoltre, un drone Tb-001 ha girato intorno all'isola. Il ministro della Difesa taiwanese, Chiu Kuo-cheng, ha dichiarato che sono state anche avvistate sei navi della marina militare cinese.
Sebbene le azioni militari di Pechino siano state di estensione ridotta e meno minacciose rispetto allo scorso agosto, quando l’esercito cinese ha simulato un blocco dopo la visita della speaker democratica, Nancy Pelosi, a Taiwan, anche questa volta il messaggio lanciato mirava ad avvertire sulle potenziali conseguenze che l’Isola affronterebbe se dovesse continuare a sfidare le tendenze unificatrici della Cina.
I precedenti
Queste nuove esercitazioni, seppure collocabili in un quadro più generale di intimidazioni di Pechino, si inseriscono in un contesto di provocazioni e tensioni avvenute nell’ultimo mese tra Cina e Stati Uniti, che, pur non avendo riconosciuto il governo di Taiwan, sono a favore della sua indipendenza.
Il 30 marzo la presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha fatto tappa a New York . Nel suo viaggio, il primo in oltre tre anni, ha incontrato il presidente della Camera statunitense, Kevin McCarthy. La visita non aveva un preciso obiettivo politico, doveva essere solo una sosta nel viaggio verso l’America Centrale, ma il ministro degli Esteri cinese, Mao Ning, l’ha ritenuta invece un «tentativo di propagandare l’indipendenza di Taiwan» che mostrava «l’evidente connivenza e il sostegno degli Stati Uniti» a sostegno dell’isola.
Esercitazioni pericolose
Come ritorsione la Cina ha dato il via alla grande esercitazione militare dell’8 aprile. L’esercito cinese ha inviando 71 aerei da combattimento e otto navi da guerra nello spazio aereo e nelle acque territoriali di Taiwan, organizzando contemporaneamente pattugliamenti e avanzate intorno all’isola in modo da accerchiarla.
In risposta alle provocazioni cinesi, il 24 aprile, gli Stati Uniti e le Filippine hanno iniziato le esercitazioni militari annuali “Balikatan”, pietra angolare delle relazioni militari tra i due Paesi, ma questa volta si è trattato delle più grandi mai viste e con lo scopo di rafforzare la difesa costiera del Paese e le capacità di risposta agli attacchi. Pechino però non vuole che il governo statunitense si rafforzi nelle Filippine perché queste si trovano di fronte la costa sud di Taiwan e si affacciano a ovest sul Mar Cinese meridionale, che Pechino rivendica quasi nella sua interezza.
Infine, giovedì 26 aprile, la marina statunitense ha fatto transitare un aereo P-8a nello spazio aereo internazionale sovrastante lo stretto di Taiwan. L’azione è in perfetta conformità col diritto internazionale, ma è stata vista da Pechino come l’ennesima provocazione statunitense per «sabotare la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan».
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