«Solo per la cronaca, io sono razzista da prima che diventasse di moda». «Non potreste pagarmi per sposarmi al di fuori della mia etnia», «Rendiamo normale l'odio verso gli indiani». Sono questi alcuni dei post pubblicati nei mesi passati su di un account X sotto pseudonimo dal venticinquenne Marko Elez, uno dei “baby nerd” assoldati da Elon Musk nel suo Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), nato per tagliare la spesa federale e smantellare l’amministrazione. A svelare la sua identità è stato il Wall Street Journal, chiedendo chiarimenti alla Casa Bianca. Sull’onda delle polemiche Elez si è dimesso.

Ma, nello stesso tempo Elon Musk ha lanciato su X un sondaggio per riassumere il «membro dello staff che aveva fatto affermazioni inappropriate attraverso un account con lo pseudonimo adesso chiuso». In poche ore hanno risposto in 200mila. L'80 per cento si è schierato a favore.

Anche J.D Vance, sempre con un post su X si è schierato in difesa di Elez: «Ovviamente non sono d'accordo con alcuni dei suoi post ma non penso che una stupida attività sui social media debba rovinare la vita di un ragazzo», ha scritto. 

Marko Elez si è laureato in informatica alla Rutgers University, in New Jersey, ha poi fondato una compagnia, Unimetrics.io che metteva in contatto studenti delle scuole superiori con mentori che li avrebbero dovuti aiutare ad “abbellire” le loro domande per l’iscrizione al college. Ha lavorato per Musk a SpaceX per poi raccogliere l’appello del miliardario che cercava volontari per il Doge.

Nei giorni scorsi Elez è finito al centro di una battaglia legale per l'accesso a informazioni e sistemi sensibili dei contribuenti che il Tesoro Usa utilizza per elaborare migliaia di miliardi di dollari di pagamenti ogni anno. Il 6 febbraio un giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti ha stabilito che poteva continuare ad accedere ai sistemi di pagamento del dipartimento, ma limitando la sua capacità a condividere dati. Poi le dimissioni di Elez sull’onda delle polemiche per i suoi post.

L’8 febbraio un altro giudice federale, e Paul A. Engelmayer, è intervenuto con un’ordinanza d’urgenza per bloccare il controllo del sistema di pagamento del Tesoro degli Stati Uniti da parte della Doge. La sentenza, che rimarrà in vigore fino ad una nuova udienza fissata per il 14 febbraio, arriva in risposta al ricorso presentato da 18 stati americani contro l'incursione, del team di Musk nei sistemi riservati, dove passano ogni anno trilioni di pagamenti, a cui solitamente hanno accesso un numero ridotto e altamente specializzato di dipendenti del Tesoro.

Il giudice Engelmayer ha riconosciuto che gli stati «rischierebbero danni irreparabili senza questa ingiunzione», facendo riferimento sia al pericolo che «la nuova politica rappresenta per diffusione di informazioni sensibili e confidenziali». Engelmayer ha ordinato a Musk e al suo team di «distruggere immediatamente ogni copia del materiale scaricato dai sistemi del Tesoro, se ne esistono».

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