Nella sera di mercoledì 30 aprile, dopo mesi di stallo, Ucraina e Stati Uniti hanno firmato un accordo per lo sfruttamento congiunto delle risorse minerarie ucraine, in particolare le terre rare e altri materiali strategici.

L’intesa è stata accolta con entusiasmo e soddisfazione da Mykhailo Podolyak, capo dell’Ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha parlato su X di «una partnership alla pari» e di un testo privo di «debiti» o «obblighi di compensazione» per gli aiuti militari ricevuti finora da Washington.

Il risultato arriva dopo settimane di negoziati difficili, durante le quali erano emerse forti tensioni tra Zelensky e il presidente Usa, Donald Trump, che inizialmente aveva avanzato pretese molto rigide, tra cui il rimborso di parte degli aiuti militari in cambio di quote di terre rare per un valore stimato di 500 miliardi di dollari.

Il confronto è degenerato a febbraio durante un incontro alla Casa Bianca, dove – dopo il rifiuto ucraino di accettare le condizioni proposte e la richiesta di includere garanzie di sicurezza formali – Trump ha definito Zelensky «un dittatore».

Il vertice si è concluso senza intesa, segnando una brusca interruzione delle trattative.
L’attuale accordo sarebbe molto più favorevole all’Ucraina rispetto alle bozze precedenti, definite da Zelensky come una richiesta degli Stati Uniti di «vendere il paese».

Oltre le terre rare

Sebbene Trump abbia definito l'accordo un'intesa sulle «Terre rare», il testo va ben oltre. Il documento firmato dai due paesi prevede che gli Stati Uniti abbiano diritti preferenziali, ma non esclusivi, sull’estrazione di minerali in Ucraina, compresi petrolio, gas naturale, oro, rame e terre rare.

Tuttavia, la sovranità ucraina sulle risorse è preservata: sarà lo stato a decidere dove e cosa estrarre. Inoltre, la proprietà del sottosuolo resta saldamente nelle mani di Kiev. L’intesa riguarda solo nuovi progetti, escludendo quindi le attività estrattive già avviate e operative.

Questo significa che Stati Uniti e Ucraina dovranno investire congiuntamente per sviluppare nuovi impianti e ottenere profitti futuri, che saranno reinvestiti in Ucraina almeno fino al 2034. Il governo ucraino parla di «miliardi di dollari», destinati allo sviluppo tecnologico e infrastrutturale del paese.

Secondo un’analisi pubblicata da Reuters, i ritorni economici concreti non arriveranno prima di un decennio, soprattutto a causa delle difficoltà logistiche, dell’instabilità causata dal conflitto e della complessità tecnica legata all’estrazione e alla raffinazione di alcuni materiali strategici.

In particolare, nel caso delle terre rare, fondamentali per molte tecnologie avanzate, saranno necessari anni per avviare una produzione significativa, creare raffinerie adeguate e rendere sostenibili i nuovi siti estrattivi.

Nessun debito, nuovi fondi militari

Uno degli aspetti più rilevanti è che l’accordo non prevede alcuna forma di rimborso per gli aiuti militari ricevuti finora da Kiev. Anzi, le nuove forniture di armamenti previste, pari ad almeno 50 milioni di dollari, saranno considerate investimenti in un fondo congiunto per la ricostruzione, alimentato anche attraverso i proventi dell’estrazione mineraria.

La Russia «aggressore» e il futuro europeo di Kiev

Il testo adotta anche un linguaggio esplicito sul conflitto in corso, definendo la Russia l’aggressore”, in netto contrasto con alcune precedenti dichiarazioni di Trump che avevano messo in discussione le responsabilità di Mosca. 

L’accordo sancisce inoltre come obiettivo condiviso quello di un’Ucraina «pacifica, sovrana e resiliente». Inoltre, il documento riconosce lo status di candidato all’Unione europea dell’Ucraina e stabilisce che, in caso di futura adesione, l’accordo verrà rinegoziato in buona fede. Una clausola che intende garantire la piena compatibilità dell’intesa con le normative europee e lascia aperta la possibilità di adattare i termini economici e ambientali dell’accordo ai criteri richiesti da Bruxelles. Secondo Kiev, si tratta di un segnale politico forte, che rafforza il percorso di integrazione europea anche sul piano industriale e infrastrutturale.

No alle garanzie formali di sicurezza

È invece scomparsa dal testo finale la richiesta ucraina di ottenere garanzie di sicurezza formali dagli Stati Uniti, un punto che aveva provocato il fallimento di un precedente incontro a febbraio tra Zelensky e Trump nello Studio Ovale. Il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha definito l’intesa una «partnership economica storica», sottolineando che rappresenta anche un segnale forte verso Mosca: «L’amministrazione Trump è impegnata in un processo di pace incentrato su un’Ucraina libera, sovrana e prospera a lungo termine».

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