Le trattative per stabilire delle “safe zone” e proteggere i civili nella Striscia di Gaza si scontrano con la realtà: secondo il ministero della Sanità di Gaza, ieri l’esercito israeliano ha bombardato un ospedale nella Striscia, facendo almeno 500 morti. Israele ha detto che le cause dell’esplosione non sono ancora note.

Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si appresta a visitare l’Egitto mentre la situazione umanitaria a Gaza peggiora e Il Cairo ha detto che ospiterà sabato un meeting di leader medio orientali. Il Cairo finora ha bloccato l’uscita dei cittadini occidentali dal valico di Rafah perché vuole mandare gli aiuti umanitari (su Tir decorati con l’effigie del presidente Al Sisi e la moschea di Al Aqsa) e afferma che vuole impedire una nuova “Nakba” (catastrofe) ed evitare l’esodo palestinese da Gaza. Il Cairo non vuole migliaia di rifugiati sostenitori dei Fratelli musulmani che in Egitto sono visti come fumo negli occhi.

«Gli Stati Uniti e Israele hanno appena concordato un piano per consentire agli aiuti umanitari di raggiungere i civili e fornire loro protezione», ha annunciato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, reduce da una spola forsennata nelle varie capitali del Medio Oriente (ieri ha visto il leader palestinese Abu Mazen).L’Onu ha parlato di “catastrofe umanitaria” in corso a Gaza senza provvedimenti di aiuto immediato.

La visita di Biden

L’arrivo mercoledì del presidente americano, Joe Biden, in Israele prima di andare in Giordania, sembra aver sospeso l’operazione via terra su Gaza degli israeliani, che continuano a bombardare con l’aviazione la striscia affermando che stanno colpendo obiettivi di Hamas. Il portavoce militare Daniel Hecht ha detto: «Ci stiamo preparando - ha spiegato in un briefing con i giornalisti - ma non abbiamo detto quali piani saranno. Tutti parlano dell'offensiva di terra. Potrebbe essere qualcosa di diverso». Un modo per prendere tempo in attesa dell’arrivo del “Commander in Chief” dell’occidente che ha definito l’operazione di terra nella Striscia come «un grave errore», pur non prendendo posizione contraria. La visita di Biden vuole dimostrare solidarietà a Israele e nello stesso tempo inviare un messaggio all’Iran, Siria e Hezbollah a non prendere iniziative ostili di cui potrebbero pentirsi amaramente.

Biden, che dato ordine al Pentagono di mobilitare duemila truppe americane di pronto intervento, però non si limiterà a far capire che sostiene militarmente Israele: vorrà cercare di dare una soluzione politica alla crisi prima che possa divampare nella regione o che l’iniziativa passi nelle mani della diplomazia cinese, reduce da uno storico successo di avvicinamento tra Iran e Arabia saudita, una intesa che ancora brucia alla diplomazia di Washington, lasciata all’angolo da un Medio Oriente che si era sentito snobbato dalla superpotenza a stelle e strisce sempre più interessata all’area dell’Indo-Pacifico e al confronto con Pechino.

L’incontro con i leader arabi

Durante il suo viaggio Biden incontrerà anche il leader dell’autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, e il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. In Israele il presidente americano ascolterà un resoconto sulle esigenze militari dell’esercito e cercherà di inviare aiuti militari il prima possibile. La sua visita diplomatica arriva dopo il tour mediorientale del segretario di Stato Antony Blinken che si è recato due volte in Israele ed è stato in sei paesi arabi della regione tra cui anche Qatar, Arabia Saudita ed Egitto. In Israele è arrivato anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il re di Giordania Abdallah, giunto a Berlino, ha sottolineato che la situazione umanitaria deve rimanere circoscritta a Gaza e alla Cisgiordania: «Nessun rifugiato in Giordania, nessun rifugiato in Egitto».

Il cancelliere tedesco Scholz da Berlino prima di partire verso Israele da parte sua ha insistito sulla necessità di non allargare il conflitto: «Avverto espressamente Hezbollah e Iran di non intervenire», come ha riportato Reuters. L’Iran aveva detto di essere pronta a prendere iniziative preventive contro Israele.

Bilanciamento

Certo il premier Benjamin Netanyahu cercherà di convincere Biden della necessità di colpire duramente dopo il sanguinario atto terroristico di Hamas, ma il presidente americano cercherà di sostenere le “safe zone” a Gaza e in generale dovrà mediare nella doppia funzione di sostenitore e moderatore di Israele. Una dura sfida politica per Biden, con un’alta probabilità di insuccesso, che ha deciso di entrare in campo in prima persona senza il filtro di inviati speciali di passate crisi medio orientali. Biden ricorda spesso la battuta scambiata con il premier Golda Meir in uno dei suoi primi viaggi in Israele da senatore del Delaware.

«Dunque qual è l'arma segreta di Israele», chiese il giovane Biden. «E' che non abbiamo nessun altro posto dove andare», rispose Golda Meir. Ma questa volta Biden nel sostenere Israele dovrà cercare di risolvere i problemi insoluti che in un passato recente avevano differenziato la posizione della Casa Bianca da quella di una politica radicale di Netanyahu che aveva puntato tutto sugli accordi di Abramo mettendo in un angolo il dialogo con i palestinesi. La storia è andata in un'altra direzione ed ora Biden, così come ha fatto negli Usa dopo Trump, deve raddrizzare la rotta per evitare la tempesta e riportare Israele in un porto sicuro.

L’italiano riconosciuto

Ieri la Farnesina ha confermato la morte di Eviatar Moshe Kipnis, cittadino italiano-israeliano di 65 anni, irreperibile da sabato 7 ottobre dopo l’attacco contro il kibbutz di Be’eri.
 

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