- Da agosto Lukashenko spinge migliaia di iracheni e siriani verso le frontiere esterne dell’Ue come strumento di ricatto contro le sanzioni al suo regime. Polonia e Lituania temono l’escalation, mentre decine di migranti muoiono di ipotermia nei boschi e i trafficanti lucrano sulla tratta.
- Bruxelles ha fermato il flusso dall’Iraq, ma Minsk ha inaugurato nuove rotte da Damasco, compresi i palestinesi, e nessuno sa chi salga veramente su quegli aerei.
- Il rischio infiltrazioni terroristiche si mescola a quello di agenti illegali russi, la Polonia ha già arrestato una talpa.
La tensione ai confini orientali dell’Unione Europea è sempre più alta, ma questa volta non si tratta della solita escalation militare tra Nato e Russia. Protagonista è la Bielorussia di Alexander Lukashenko, il despota al potere dal 1994 che continua a governare a Minsk nonostante le elezioni del 2020 siano state, a detta di tutti gli osservatori internazionali, una farsa per impedire la vittoria di Svetlana Tsikhanoskaya e dell’opposizione democratica. Ai brogli è seguita una brutale repr



