I paesi dell’Unione europea nelle ultime settimane hanno registrato un’impennata dei casi Covid-19, che ha destato molta preoccupazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Correre nella somministrazione dei vaccini, dunque, è cruciale. E i problemi, da quanto si apprende in una comunicazione del direttore dell'Oms per l'Europa, Hans Kluge, non hanno riguardato solo l’Italia, ma tutti gli Stati membri. Nella nota, infatti, si legge che, la scorsa settimana, la trasmissione del virus è aumentata in tutti i paesi europei, con 1,6 milioni di nuovi casi e quasi 24mila morti, aumentando la pressione sugli ospedali e costringendo i governi alla stretta sulla mobilità nei giorni delle festività pasquali.

La Germania, che aveva annunciato il lockdown nella settimana prima di Pasqua, ha fatto dietrofront con la cancelliera, Angela Merkel, che ha definito quella scelta «un errore», commesso per via di una «decisione troppo affrettata». Il presidente francese Emmanuel Macron, invece, ieri ha decretato la zona rossa in tutto il paese per un mese, con coprifuoco a partire dalle 19 e le scuole chiuse per tre settimane. Anche l’Italia ha deciso di «stringere», cancellando, anche dopo Pasqua, fino a 30 aprile, la zona gialla, incrementando tuttavia la frequenza in aula degli studenti. In tutti e 27 stati membri sono in atto chiusure parziali o totali; in 21 è stato imposto il coprifuoco notturno. Nelle ultime due settimane, 23 paesi hanno intensificato le restrizioni mentre 13 hanno allentato le misure, e altri 9 seguiranno l'esempio.

A livello europeo, i nuovi casi stanno aumentando in ogni fascia d'età, tranne che nelle persone over 80. È solo in questa popolazione più vulnerabile, infatti, che è stato registrato un calo costante dei casi e una percentuale decrescente di decessi per Covid-19 dall'inizio del 2021, riflettendo i primi segni dell'impatto della vaccinazione. I nuovi dati della Public Health England suggeriscono che i vaccini contro il Covid-19 abbiano salvato oltre seimila vite tra le persone con più di 70 anni da dicembre 2020, mese in cui è iniziata la campagna vaccinale in Europa. I nuovi casi, infatti, si stanno registrando tra le persone che non hanno ancora ricevuto neanche la prima dose del vaccino.

Effetti di una campagna troppo lenta

«I vaccini presentano la nostra migliore via d'uscita da questa pandemia. Non solo funzionano, ma sono anche molto efficaci nel prevenire l'infezione. Tuttavia, il lancio di questi vaccini è inaccettabilmente lento. E finché la copertura rimane bassa, dobbiamo applicare le stesse misure di salute pubblica e sociali che abbiamo adottato in passato, per compensare i ritardi», ha spiegato Hans Kluge. E ha aggiunto: «dobbiamo accelerare il processo accelerando la produzione, riducendo le barriere alla somministrazione dei vaccini, e utilizzando ogni singola fiala che abbiamo in magazzino, ora».

A oggi, infatti, il 10 per cento della popolazione totale della regione ha ricevuto la prima dose del vaccino, e solo il 4 per cento ha completato il ciclo vaccinale che prevede due inoculazioni. Numeri lontanissimi dagli obiettivi fissati dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: nel primo trimestre doveva essere vaccinato l’80 per cento degli over 80 e del personale medico. In entrambi i casi il traguardo non è stato raggiunto, con il 27 per cento degli anziani vaccinati e il 47 per cento dei professionisti della salute. A livello nazionale, solo quattro aesi hanno centrato l’obiettivo dell’80 per cento per le vaccinazioni agli ultraottantenni: Svezia, Finlandia , Malta e Irlanda mentre Portogallo e Danimarca sono prossimi a raggiungerlo.

Tutti i paesi ad alto reddito stanno vaccinando contro il virus, ma non è così in quelli con meno disponibilità economiche. Infatti, sta procedendo alla vaccinazione l’80 per cento dei paesi e reddito medio-alto e solo il 60 per cento fra quelli a reddito medio-basso, che stanno ricevendo le dosi attraverso il programma internazionale di aiuti Covax.

Un peggioramento allarmante

Fino a cinque settimane fa, invece, l’andamento della curva sembrava offrire più speranze: i casi totali erano scesi al di sotto del milione, mentre adesso l’allerta è di nuovo alta. Il motivo dell’impennata dei casi in tutta l’Eurozona è dovuta all’aumento dei casi di variante «inglese». 

Secondo l’ultima indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità, solo in italia, 86,7 casi su 100 sono positivi alla variante, stando alla rilevazione di marzo. Solo a febbraio la trasmissibilità era del 54 per cento sul totale dei casi esaminati. Dati che dimostrano che la variante non è più "roba" solo del Regno Unito, ma di tutta l'Europa. 

La vaccinazione insieme alle continue misure restrittive potrebbero portare alla fine della pandemia o almeno, come si è verificato in passato, a far abbassare di molto la curva del contagio. «Il mio messaggio ai governi della regione è quindi che ora non è il momento di allentare le misure. Non possiamo permetterci di non prestare attenzione al pericolo. Abbiamo fatto tutti dei sacrifici, ma non possiamo lasciar vincere la stanchezza. Dobbiamo continuare a tenere sotto controllo il virus», ha concluso Kluge.

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