L’euforia corale di Israele per il salvataggio dei quattro ostaggi potrebbe avere un effetto molto fugace. L’operazione ha ucciso 274 palestinesi civili e provocato 400 feriti, dicono i funzionari di Gaza, e anche gli stessi israeliani riconoscono che questi blitz non sono in grado di raggiungere la liberazione di tutti i 120 ostaggi rimasti ancora in mano ad Hamas.

Sabato il paese ha accolto con favore la missione di salvataggio, ma il primo ministro Benjamin Netanyahu deve ancora affrontare un'enorme pressione per ottenere il rilascio dei 124 ostaggi rimanenti, e il ministro Gantz lo ha mollato. L’ultimo dossier dei servizi segreti israeliani ne ritiene morti 42 e una ventina verserebbe in cattive condizioni di salute.

Ieri un difensore delle famiglie degli ostaggi ha esortato il premier a porre fine alla sua politica di pressione militare sulla Striscia che dura da otto mesi e a concludere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Anche l’Egitto e il Qatar premono su Hamas perché accetti il piano americano in tre fasi e Doha ha minacciato lo sfratto alla dirigenza della formazione islamista, se non accetteranno il rilascio degli ostaggi e la tregua.

Le dimissioni di Gantz

In questo quadro complesso il presidente del partito Unità Nazionale, il centrista Benny Gantz sabato sera aveva annullato la conferenza stampa prevista per annunciare l’uscita del suo partito dal governo, ma le intenzioni non sono mutate. Si è dimesso 24 ore dopo. «Lascio con il cuore pesante – ha detto – non vinceremo questa guerra come avevamo pianificato».

L'uscita dalla maggioranza non rovescerà il governo. Senza il partito centrista, continua a detenere 64 dei 120 seggi della Knesset, il parlamento israeliano, ma indebolisce la posizione del premier perché mette fine al governo di unità nazionale e spinge l’esecutivo a chiarire un piano sul dopoguerra, a sfidare i partiti di estrema destra che rivendicano il diritto di colonizzare la Striscia. Sabato in serata il primo ministro Netanyahu aveva chiesto a Gantz di desistere dal proposito e di rimanere nel governo di unità nazionale.

I civili uccisi

Anche gli Stati Uniti confermano che dei «civili sono stati uccisi» nell'operazione israeliana per la liberazione dei quattro ostaggi a Gaza. Lo ha detto il consigliere per la Sicurezza americana, Jake Sullivan, sottolineando tuttavia di non poter precisare il numero né confermare quelli forniti da Hamas o Israele. Inoltre Washington «non ha partecipato da un punto di vista militare all'operazione israeliana per il rilascio degli ostaggi», ha chiarito sempre Sullivan, in un’intervista alla Cnn precisando che gli Usa «hanno fornito informazioni di intelligence» a Israele. Va segnalato che da lunedì a mercoledì il segretario di Stato Usa Antony Blinken sarà di nuovo in Medio Oriente, per l'ottava volta dall'inizio del conflitto, per cercare di convincere le parti ad accettare la proposta in tre fasi illustrata il 31 maggio dal presidente Biden. Blinken si recherà in Israele, in Egitto, in Qatar e Giordania.

I numeri di Hamas

Sono almeno 274 le persone uccise, centinaia quelle rimaste ferite dalle forze israeliane durante il blitz: lo hanno reso noto i dirigenti di Hamas. Le brigate armate al-Qassam hanno dichiarato in un video postato domenica sul loro canale Telegram che tre degli ostaggi sono stati uccisi, tra cui un cittadino americano, durante l'operazione . L’organizzazione non ha però rivelato i nomi.

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha nominato Fiamma Nirenstein «consigliera speciale per la lotta contro l'antisemitismo per conto del ministero». Lo ha annunciato lo stesso ministero in una nota, aggiungendo che «Nirenstein è una giornalista veterana, autrice rispettata e senior speaker specializzata in antisemitismo, nel conflitto in Medio Oriente, nella storia dell'Islam, nel terrorismo e nei diritti umani».

Al Jazeera ancora bloccata

Il ministro delle Comunicazioni di Israele Shlomo Karhi ha deciso di estendere il divieto delle trasmissioni di Al Jazeera in Israele e di bloccare l'accesso al suo sito web per un ulteriore periodo di 45 giorni. L’Alta Corte di Giustizia però ha chiesto al governo ebraico di fornire spiegazioni entro il 5 agosto, in alternativa intima di non prorogare la norma oltre la scadenza del 31 luglio.

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