- Ciò che colpisce maggiormente nel trattamento delle minoranze lgbt e dei cosiddetti “liberi pensatori” (atei, apostati, blasfemi, umanisti) egiziani e tunisini è il fatto che entrambe le categorie si trovano spesso accomunate nella riprovazione sociale e nella persecuzione giuridica come due facce della stessa medaglia, portatrici di una simile minaccia all’etica religiosa e al buon costume della collettività.
- Questa triste comunanza di sorti trova infatti conferma nelle condanne inferte a omosessuali e liberi pensatori in tribunale, spesso basate sugli stessi riferimenti testuali e concettuali.
- In Tunisia, seppur nel nuovo corso autoritario, alcuni spazi di libertà si sono aperti, ma serve la garanzia di una piena tutela. Il testo fa parte del nuovo numero di Scenari.
Parlare di “primavera araba” al tramonto del 2022, con l’ultimo barlume di speranza, quello tunisino, in progressivo affievolimento a seguito del golpe bianco del presidente Kaïs Saïed – che ha desautorato il parlamento, accentrato su di sé tutti i poteri e promulgato una nuova Costituzione a sua immagine e somiglianza – suona definitivamente come un amaro anacronismo. Il sogno di libertà, dignità e stato di diritto che aveva acceso gli animi globali a partire da quel lontano 2010 in cui Mohame




